Yunnan, in cinese significa “a sud delle nuvole”. Yunnan è il nome della provincia dell’impero industriale dagli occhi a mandorla ai confini col Tibet (scopri qui la posizione) che conta un numero di abitanti vicino ai 46 milioni, più o meno come la Spagna e solo 14 in meno dell’Italia.
Questa provincia, che ha un ambiente naturale di pregio (vedilo qui), è anche un colosso produttivo con una elevata sensibilità alla protezione dell’ambiente, contrariamente al governo centrale di Pechino che invece continua a non essere tra i sottoscrittori del trattato di protezione ambientale di Kyoto2 ( insieme agli Stati Uniti).
Dal 1996 ad oggi nello Yunnan sono stati accertati 75000 casi di violazione delle leggi ambientali, a seguito delle quali è stata imposta la chiusura di 15 aziende. I cinesi saranno a loro modo un po’ copioni nella gestione aggressiva del marketing, ma almeno non scherzano con le sanzioni. “Se trasgredisci e sei recidivo chiudi!”, semplice, no?
La notizia che tocca l’Italia è che il governo dello Yunnan ha commissionato alla Università di Bologna l’istruzione di due tribunali specializzati nelle controversie civili e penali in tematica di protezione dell’ambiente. Lo staff che si occupa del progetto per le due corti lavora in collaborazione con Wang Canfa, docente di diritto ambientale all’università di Pechino e definito dalla rivista Time un eroe della difesa ambientale (è famoso una sua caricatura che lo ritrae mentre spegne una ciminiera).
In tutto questo, il nostro ministro dell’ambiente uscente, Corrado Clini, ha deciso nel frattempo di donare all’ambasciatore cinese un’auto elettrica (il regalino risale a novembre), come dire che il topolino Italia (PIL 2,2 miliardi), sottoscrittore di Kyoto, prova ad addolcire l’elefante cinese (PIL 7,2 miliardi) con una automobilina, pur elettrica ma pur sempre un’automobilina. A Milano si dice che è la piccola chiesetta che fa la carità al duomo, ma per l’ambiente si fa anche questo.