Nel praticare una disciplina sportiva spesso sfugge il confine tra droga e passione. Il praticare uno sport con moderazione e buon senso é sicuramente una prova di carattere che affonda nel volersi bene. Il confine si supera quando la pratica diventa dipendenza, e con la dipendenza si induce un effetto di “ne ho bisogno come se fosse cibo, aria o una droga”. Qui entrano in campo le endorfine e il loro effetto. Intensi momenti di esercizio provocano il rilascio di endocannabinoidi (molecole paragonabili alla cannabis normalmente presenti nel cervello) e endorfine (dalla composizione simile alla morfina).
Un dibattito divulgato dal New York Times in questi giorni si domanda allora se lo sport é un espediente per allontanarsi dalle droghe insegnando una vita più regolare, o se invece le sostituisce con altre. La psicologa Monica Williams evidenzia il rischio di portarsi al limite dello sfinimento non per perseguire il benessere ma per esorcizzare i propri demoni. La domanda che mi pongo però é: di sicuro se esorcizzo i miei demoni sto bene, e non é quindi benessere? Il dibattito é aperto e spazia dal “lo sport é dipendenza ma ne vale la pena” al “il salutismo estremo é il sogno di sconfiggere l’invecchiamento in un delirio di onnipotenza”. C’é un dibattito aperto per leggere tutte le posizioni. Intanto buon allenamento.