La Shell si è vista chiudere gli spiragli dello sfruttamento petrolifero dell’Artico occidentale, controllato da USA e Canada, e ora cerca nuove prospettive in Russia con Gazprom.
La preoccupazione è più che motivata per la fama di Shell che si propone la massimizzazione dei profitti ma ancora di più per il coinvolgimento della compagnia russa gestita con criteri non sempre cristallini.
La domanda lecita potrebbe essere: meglio far fare l’accordo a Shell chiedendo un controllo delle attività con ispettori neutrali affidabili o lasciare che Gazprom si abbandoni a qualche partner ancora più filibustiere del suo stesso management? GreenPeace, intanto, ha lanciato una campagna. Sarà un po’ più dura delle altre volte, perché la compagnia russa ha un esercito privato che detta legge in luoghi dove nessuno sente urlare e, nel caso, si tappa le orecchie.