Arriva la neve, ma non sempre è sufficiente a permettere di preparare le piste come ogni sciatore desidera. Spesso è un problema di scarse precipitazioni, spesso di alte temperature che obbligano a integrare la neve naturale con quella programmata. Sottolineo il termine programmata perché è improprio usare il termine artificiale, in quanto la neve è neve, semmai si discrimina se a rimpolpare il manto nevoso sono le precipitazioni meteo o la pianificazione umana. Questo anche per sfatare il mito che la neve sparata dai cannoni sia addizionata con componenti chimiche di sintesi.
L’ecologia di una stazione sciistica si misura semmai con altri parametri. Premesso che la montagna degli impianti non è mai completamente green, almeno non tanto quanto vorremmo, si possono leggere pochi, essenziali segnali per capire quanto è limitato l’impatto di una stazione sciistica.
Il primo grosso elemento grigio che sporca la neve è la mobilità. Sì, auto e mezzi privati non aiutano l’ambiente. Piuttosto è utile pensare all’integrazione con i mezzi pubblici, come già avviene ad esempio a Pila (Valle d’Aosta) e a Plan de Corones (Alto Adige Südtirol), dove una stazione ferroviaria è creata apposta per gli sciatori e integrata con la partenza dello skilift.
Poi svolge un ruolo importante l’energia. Per sparare la neve coi cannoni serve corrente per il cannone e per pompare acqua in quota. La corrente è davvero pulita se è prodotta con impianti da fonti rinnovabili (in montagna l’idroelettrico) e il pompaggio è davvero ecologico se limitato all’indispensabile accumulando in quota acqua nei bacini, riempiti in momenti di grandi precipitazioni come la primavera e l’autunno.
Poi fanno la differenza tanti piccoli accorgimenti. Qualche esempio? Il fare in modo che la gestione dei rifugi in quota sia attenta ai temi del riciclo dei rifiuti e del chilometro zero. Tanto per fare un esempio, è poco avveduto chiedere del pesce di mare in rifugio o ordinare la Sanpellegrino sul Terminillo. Sul tema dell’acqua in particolare è bene ricordare che siamo in montagna e non è detto che l’acqua del rubinetto non sia migliore di quella che vi servono in bottiglia.
Un altro spunto arriva dai gatti delle nevi. I più recenti sono catalizzati e alcuni sono addirittura ibridi. Se in una stazione il parco mezzi è aggiornato, è un indice di sicura attenzione all’ambiente.
L’integrazione degli impianti tra i versanti di una montagna o tra più valli, è un valore aggiunto. In Italia esistono buoni comprensori. Quello eccellente che ci invidiano in tutto il mondo è sicuramente il Dolomiti Superski. Spalmato su Alto Adige, Veneto e Trentino permette di dimenticarsi della macchina e muoversi come se gli sci o la snowboard fossero il solo mezzo di collegamento.
A titolo personale, considero deleterio e da scoraggiare l’eliski, per questo diffido dalle stazioni sciistiche che lo propongono. Un elicottero inquina come un gruppo di autobus, disturba la quiete da molti chilometri e spesso porta degli scellerati a quote dove gli sci non dovrebbero neppure arrivare. Si sa, però, che gli esibizionisti sono sempre pronti a farsi notare, per questo li terrei lontano da certe idee sanzionandoli pesantemente.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.