Il padiglione svizzero si distingue per le 4 torri che sorgono sul ramo corto del decumano. Riconosco che esternamente non è una delle costruzioni più appariscenti per forme e colori.
E, forse, la spianata in asfalto all’ingresso dell’area si poteva limitare. Però è il padiglione che in tutta l’Expo meglio centra il concetto della sostenibilità alimentare. Il viale d’ingresso risale in direzione della terrazza dominata dalla domanda che è anche un monito: “ce n’è per tutti?”.
È infatti all’interno delle 4 alte costruzioni che si rivela, unico in tutta l’esposizione universale, il segnale esteriore dell’accostamento di alimenti e sostenibilità. I quattro parallelepipedi di 12 metri sono in realtà dei magazzini a cui i visitatori accedono attraverso un ascensore. Quattro prodotti della tradizione alimentare svizzera – caffè, mele, sale e acqua – sono stipati sugli scaffali lungo le pareti. Il pubblico può servirsi come crede dagli scatoloni, tenendo però presente, avverte la guida, che solo da un coscienzioso utilizzo responsabile si potrà garantire la disponibilità di materia prima anche per i visitatori che si succederanno fino al termine di Expo. L’abbassamento del pavimento è proporzionale al consumo delle derrate e la segnalazione esterna dei quantitativi disponibili, rende di fatto le torri un termometro gigante di quanto rimane per chi verrà dopo. Questo è come il progetto dei giovani architetti elvetici centra in pieno il tema dell’esposizione universale che molti padiglioni trascurano e alcuni proprio ignorano.
I passaggi tra una stanza e l’altra sono decorati da disegni in bianco e nero emblematici della tradizione dei cantoni. Nei testi che le accompagnano colpisce l’affermazione che in Svizzera l’educazione alimentare è materia scolastica. I 4 prefabbricati sono smontabili e daranno vita a serre urbane nelle città della confederazione che ne faranno richiesta a fine Expo.
Il complesso svizzero è completato da un edificio adiacente che ospita la mostra permanente sull’area del Gottardo. La monumentale scultura in pietra di quasi venti metri quadri rivela l’orografia dei 4 cantoni che vi si affacciano: Ticino, Grigioni, Uri e Vallese. Bagnata dal sistema di “bisses” in legno caratteristiche del metodo di irrigazione proprio del canton vallese, l’installazione è un monito al consumo responsabile di acqua.
Al piano superiore, il buffet e i ristoranti raccontano la Svizzera in tavola, anche con l’aiuto del tablet fornito ad ogni ospite.
L’area circostante è adibita al relax tra gli alberi, con qualche dettaglio attinto alle icone universali del mondo rossocrociato: il chiosco della raclette, l’angolo del disegno per bambini con i Caran D’Ache, il negozio dei prodotti svizzeri dove ricorre anche l’immagine di Heidi e la rappresentazione sotterranea di come il record del tunnel AlpTransit avvicinerà i paesi d’Europa passando proprio sotto le Alpi della Confederazione. La sostenibilità è anche questa.