Il Padiglione Zero è la porta dell’esposizione universale. Il motto a caratteri cubitali dichiara parte dei contenuti ma non prepara abbastanza allo stupore delle installazioni teatrali all’interno.
La parete altissima riproduce una biblioteca in legno con cassetti e scaffali e rappresentare la banca della memoria. Sul retro, la proiezione più grande di tutta Expo racconta scene bucoliche invitando il pubblico a godersele dai piedi di un gigantesco albero. Seguono due spazi dedicati al mondo vegetale, con una composizione di semi molto variegata, e al mondo animale, con sagome bianche che esprimono il senso della convivenza tra le varie specie.
Il cortile tra le colline
Nella corte interna pare di trovarsi in una vallata. Le cupole-colline dominate dalla chioma del grande albero circondano il tavolo che rappresenta la primordiale Pangea. I libri della vita sulla superficie presentano aspetti della storia naturale.
La seconda parte del percorso è centrata sulle attività dell’uomo. Le ruote del mulino si muovono nella sala al cui centro c’è il passaggio in un otre. Transitando all’interno, il pubblico diventa per un attimo un tutt’uno con i contenuti alimentari. Il tema della conservazione del cibo è ripreso attorno dai reperti archeologici di varie parti del pianeta.
La responsabilizzazione
Il corridoio successivo è sul plastico, che racconta la manipolazione del paesaggio da parte dell’uomo, dalle miniere tedesche del ‘700 alla Chicago del boom industriale, passando gli scorci della campagna sezionata dalle grandi colture e dall’esempio dell’installazione industriale di Crespi d’Adda. La parete che segue, nasconde, con i valori di borsa in perenne negoziazione e la pubblicità che accelera i consumi, il dilemma della produzione contemporanea: produciamo più della nostra capacità di consumare e dobbiamo confrontarci con una montagna di rifiuti che ci costa in risorse. Così, dalle feritoie subiamo gli effetti dell’inquinamento. Con un contrasto netto, chiudono il percorso immagini di paesaggio che stimolano la responsabilità della conservazione.
Tutto sommato, il difetto del Padiglione Zero di non attrarre subito chi entra in Expo2015 è un favore a tutti gli altri spazi, perché vista questa meraviglia, il pur interessante panorama sul resto del sito, è quasi superfluo.