Si parla sempre di più di sharing economy. Il 70% degli Italiani, rivela una statistica dell’istituto di ricerca TNS, ne conosce il significato e un terzo di questi ne ha utilizzato almeno una volta i servizi.
La conferenza sul clima di Parigi è stato un ottimo aiuto per ricordare che il movimento del consumo collaborativo aiuta a sfruttare meglio le risorse non utilizzate e può manifestare una trasformazione concreta su due livelli facilmente riscontrabili. Innanzitutto influisce sul borsellino dei viaggiatori facendoli risparmiare. In secondo luogo, cambia le attitudini mentali nel non possedere in esclusiva oggetti che si usano solo parzialmente. Ci sono così molti elementi che aiutano a limitare il cambiamento climatico incoraggiando le pratiche di sostenibilità nei vari ambiti, siano essi case, frigoriferi o veicoli, giusto per citarne alcuni.
Secondo uno studio di Cleantech Group, i viaggiatori che si affidano ad esempio alla condivisione di una casa emettono il 66% in meno di CO2 rispetto a chi sceglie alberghi che devono impegnare molte energie per raggiungere livelli di efficienza tali da guadagnare le stelle di classificazione. Analogo riflesso si ha nell’ambito alimentare: condividere una cucina o comunque il contenuto di un frigorifero permette di risparmiare sull’acquisto delle quantità e ottimizzare i consumi limitando gli sprechi.
È forse nei trasporti che si manifesta, però, il più grande e sorprendente vantaggio ambientale della sharing economy. Una ricerca dell’Università di Berkeley ha stabilito che per ogni veicolo utilizzato in tutta la sua capacità di trasporto grazie alla condivisione, se ne potrebbero togliere dieci dal traffico congestionato delle città.
Sommando tutte le attività degli operatori presenti sul nostro mercato (Airbnb, BlaBlacar, Gnammo, HomeAway, VizEat, Smartika, iCarry, CoContest, Guide Me Right, GoGoBus, Timerepublik, Tabbid, Produzioni Dal Basso, LastMinuteSottoCasa, L’Alveare che dice Sì, solo per citarne alcuni) la sharing economy può anche diventare un motore per la micro imprenditoria, stimolando a livello locale la crescita di nuove imprese e attenuando gli effetti della crisi di altri settori.