Tutti gli articoli di stefano paolo
Social Street, che bello salutarsi in città
Forse c’è una Social Street anche vicino a te |
Qualcuno chiede, qualcuno offre, senza regolazioni economiche, solo il sapere che ci sia qualcuno che magari ti nutre il gatto se sei via è un aiuto. Non servono milioni di investimento ma un sistema protetto dove non ci sono amministrazioni o movimenti politici a cui rendere conto. E’ dunque l’affermazione che la città appartiene ai cittadini e non alla pubblica amministrazione. L’obbiettivo primario è creare socialità e se fallisce questo non è più Social Street. Poi possono esserci altri obbiettivi secondari come organizzare mostre, eventi, recuperi, ma non vogliamo perdere la concentrazione sulla socialità
Nell’implementare Social street volutamente non abbiamo creato una struttura che stabilisse regole ferree, non abbiamo registrato loghi, non abbiamo sposato i classici meccanismi che guidano la nostra economia basati sul do ut des, abbiamo tenuto fuori l’economia e la politica per preservare l’obiettivo originale del progetto, ricostruire la socialità nelle città, a costo zero. Un messaggio semplice dal forte impatto sociale, la potenza del saluto, di un abbraccio fra vicini di casa, la potenza del dono… non sono misurabili in un “bilancio” perché sono relazioni, sono capitale sociale impagabile. Da questa “banalità” del messaggio sta scaturendo un’energia ed una forza che a detta dei sociologici, non ha precedenti e per questo siamo oggetto di studio. Non è un caso che attualmente abbiamo diciotto tesi di laurea differenti che studiano il modello Social street fra sociologici, antropologi, psicologi della comunità, economisti.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
C’è una bomba innescata sull’Italia
I leader mondiali si stanno comportando come se avessimo ancora tempo per giocare, ma in realtà stanno giocando con la vita delle persone. Il cambiamento climatico sta producendo i suoi effetti ora, distrugge tantissime vite e affama sempre più persone nel mondo. I costi stanno aumentando e il ritardo potrà solo peggiorare la situazione.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Il macellaio e la mascotte
Pensate a un delfino e immaginatelo sorridente a rispondere al suo nome, Goccia. Il delfino era la Mascotte di Golfo Aranci e si era accattivato la simpatia di tutti. Si avvicinava alle barche e giocava e prendeva il cibo e sorrideva. é rimasto impigliato in una rete e qualcuno non ha avuto pietà. Anziché liberarlo, il risultato lo vedete qui sotto.
Il macellaio che lo ha spolpato non ha ancora un nome ma spero che arrivino a individuarlo, ma non quelli della magistratura. Non subito almeno, prima ci vorrebbe qualcuno un po’ meno politically correct perché non si può arrivare a questo punto. Chi è in grado di fare questo, è in grado tranquillamente di fare tutto il male possibile. Quindi va fermato.
Ciao Goccia…
Il buon dormire parte dal momento prima del sonno
Dormire bene per essere produttivi non basta. Qualcosa può essere fatto prima di abbandonarsi alle braccia di Morfeo. Condivido quanto letto sull’ Huff Post.
Leggere per un’ora
È Bill Gates a consigliarvelo. Leggere tutti i giorni aiuta a ridurre lo stress e migliora la memoria. Uno studio dell’Università di Essex del 2008 ha provato che leggere anche solo 6 minuti al giorno riduce lo stress del 68%. Inoltre la lettura è un’ottima palestra per la mente e aiuta a rallentare l’invecchiamento.
Unplug
Arianna Huffington è la prima promotrice dell'”unplugging”: staccare dalla tecnologia, almeno a una certa ora della giornata. Lei stessa dice di lasciare il telefono in un’altra stanza, prima di coricarsi.
Il parere di Charles Czeisler, professore di medicina del sonno ad Harvard, è che la luce dello schermo disturba il ritmo naturale del sonno e “illude” il corpo che sia giorno. Il risultato è che il cervello non produce alcune sostanze chimiche necessarie ad ottenere un sonno tranquillo.
Organizzare il giorno dopo
Il consiglio del CEO di American Express è di scrivere una lista delle tre cose da fare il giorno dopo, ogni sera prima di dormire. Così facendo, il percorso mattutino è già incanalato e i pensieri si organizzano più velocemente.
Sprigionare la creatività
Questo consiglio è di Vera Wang, che nel 2006 ha dichiarato che proprio la sera prima di dormire per lei viene il momento di “creare, se non materialmente almeno concettuale”.
A maggior ragione se faticate a svegliarvi, la mattina, concentrare la vostra creatività nei momenti serali potrebbe essere una buona idea.
Meditare
L’efficacia della meditazione è spesso messa in discussione, ma uno studio del 2014condotto su un campione di 19000 casi ha dimostrato che meditare prima di andare a dormire è molto efficace nella cura di stress, ansia, depressione e dolore.
Farsi una passeggiata
Questo consiglio arriva dal CEO di Buffer, che ha l’abitudine di fare una passeggiata di qualche minuto ogni sera prima di dormire.
Da uno studio americano risulta che camminare permette alla mente di lasciarsi andare ai pensieri, favorendo la creatività.
In mongolfiera tra i profumi del sughero
Se credete che stia esagerando, vi capisco. Lo pensavo pure io ascoltando la prima volta le meraviglie del sughero. Conserva ottimamente e in modo naturale le migliori bottiglie, ma nelle mani delle archistar diventa l’incredibile. Herzog e De Mauron ci vedono un luogo di incontro, Siza Vieira una cantina vinicola, Kengo Zouma un museo, Jordi Armengol il pavimento della Sagrada Familla, Carlos Couto il padiglione portoghese all’Expo2010 di Shanghai, il collettivo Fat London una idea originale per un abbinamento inconsueto tra stile e design. In più ha doti di isolamento, ottimizzazione energetica e riciclabilità eccezionali.
Lo ammetto, da quanto ho visitato le sugherete del Portogallo e del nord della Sardegna, ogni volta che stappo una bottiglia mi tengo il tappo. Mi piace accarezzarlo, sentirne i profumi, immaginare che sia perfettamente riciclabile senza processi costosissimi, sognare che potrebbe essere una casa, una chiesa o un teatro. Allora torno sulla mongolfiera e rivedo il bosco, convinto che se gli alberi hanno un valore, il sughero è davvero un tesoro.
Fatti una stazione
Fanno parte del Patrimonio FS anche 3.000 km di linee ferroviarie dismesse, di cui 325 km sono stati destinati a greenways: piste ciclabili e percorsi verdi accessibili a tutti, riservati alla mobilità dolce. Il Gruppo vuole infatti definire un Piano Nazionale di Greenways, seguendo l’esempio di altre nazioni europee, come la Spagna, con il coinvolgimento delle Istituzioni, in particolare del Ministero dell’Ambiente, delle Regioni, degli Enti Locali e delle principali Associazioni ambientaliste.
Tempo globale e meteobufale
Cambiamento climatico annunciato dalla BBC e smentito dalla Nasa.
Dopo il global warming e le previsioni di un apocalisse di fuoco per il futuro, porte aperte al global cooling che annuncia l’avvento imminente di una nuova glaciazione. La notizia pubblicata su molti siti è a commento delle foto NASA che mostrano come, a distanza di 12 mesi dall’estate 2012, la calotta polare artica si sia ampliata di 1.300.000 km quadrati (2,5 volte la Spagna). A chiosa dell’articolo vengono derise le previsioni, considerate a loro tempo autorevoli, della BBC, che nel 2007 davano per scomparso il ghiaccio al polo nord entro il 2013.
I ragionamenti non sono solo attinenti alle beccate giornalistiche, ma implicano anche importanti risvolti commerciali nello sviluppo delle rotte navali nell’emisfero settentrionale. Tradotto: potremmo accorciare i tempi di navigazione e influire sulle quotazioni dei prodotti, aka costerà ancora meno produrre in Cina.
Non sono un meteorologo e non credo attendibili le previsioni oltre la settimana. Però mi colpiscono le tendenze dei dati statistici e il detto che una sola rondine non faccia primavera. Le tendenze delle temperature sono mediamente e oggettivamente in crescita, dimostrando dunque che qualcosa sta cambiando. Che poi sia l’uomo o la termoregolazione di Gaia nessuno è in grado di stabilirlo con assoluta certezza.
E’ importante essere consapevoli di questo, come lo sono le circa 700.000 persone appena scese in piazza in giro per il mondo per ricordare che, a prescindere dalle sorprese che la Terra potrebbe riservarci, siamo solo formichine. Piccoli esseri che comunque debbono un po’ di rispetto al loro formicaio perché non ne hanno un altro. Mettiamoci sempre nei panni di un ET che arriva da noi e, dopo secoli luce di vuoto e sostanze irrespirabili, trova una bolla azzurra con cascate e foreste e, appena dietro l’angolo, la peggior discarica a mare con a fianco una qualsiasi Ilva di Taranto. Cosa pensereste al suo posto?
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Legno vecchio e poesie di mare
Le vele d’epoca degli yacht 15 metri stazza internazionale in una sera d’autunno a Portofino. La montagna rinfresca l’aria tra le case che non perdono i colori, semmai li fondono con le ombre che scendono dal bosco vicino. Le barche in porto sono allineate all’ormeggio con la prua verso il mare aperto. Le luci sui loro alberi sostituiscono le stelle nel cielo plumbeo. Le sartie si stiracchiano e il legno degli scafi respira, sono le voci di queste signore del mare che stanno raccontandosi le imprese della loro vita. Sono solo a passeggiare sul molo e origlio.
Ne hanno di esperienze da raccontare. La più anziana, Mariska, è del 1908. Non posso non pensare a questi 106 anni che hanno visto il secolo più travagliato dell’uomo, lo stesso in cui mani sapienti hanno creato e mantenuto uno scafo che sembra la forma lignea dell’onda perfetta. Curioso no? La stessa mano che distrugge e crea.
Poi, col giorno, le belle signore prendono il largo. Sanno di essere uniche al mondo ma salpano con calma. Poi in mare aperto corrono e sembra che la fatica non le riguardi. Stanno gareggiando sullo sfondo del parco che divide il Golfo di Genova dal Tigullio. Il Portofino Rolex Trophy è la manifestazione che lo Yacht Club Italiano, con la maison orologiera, dedica alle barche che hanno fatto la storia dello yachting mondiale. Sfilano con gli scafi affusolati e 400 metri di vele spiegate a raccogliere la più flebile delle brezze.
Le quattro “sorelle centenarie” Mariska, Hispania, Tuiga e The Lady Anne appartengono alla famiglia dei 15 metri stazza internazionale e sono accompagnate dalle cugine minori, 12 metri. Tutte ingaggiano un duello dove non scorrerà sangue. È la loro specialità. Le signore son abituate a sfidarsi in mare, salvo poi affiancarsi in porto. E ne sono passati di porti attorno ai loro alberi maestosi.
La storia che le riguarda è cominciata nel 1908 quando il re Alfonso XIII di Spagna commissiona all’architetto navale William Fife uno yacht di quella che era la classe più all’avanguardia dell’epoca: nasce così Hispania II, varata nel 1909. La barca partecipa a numerose regate e trova un’agguerrita avversaria nella velocissima Mariska. Nel 1909 un amico del re diventa il suo primo e più competitivo rivale. Luis Fernández de Córdoba y Salabert, dodicesimo duca di Medinaceli, si fece costruire Tuiga, dandole il nome swahili delle giraffe per ricordare la sua passione per l’animale che svetta nella savana come il suo scafo svetta sul mare. La leggenda narra che a volte, durante le regate, il duca lascasse le vele per rallentare e lasciar primeggiare il suo sovrano. Quando si dice stile.
La regata è finita, tutte rientrano in porto e i colpi di cannone celebrano la vincitrice. Una Portofino molto diversa dal turistificio dei giorni di punta le abbraccia. Guardo le barche abituate a farsi ammirare e mi convinco ancora una volta che la vera eleganza non abbia età. Ma c’è qualcosa in più. Questi legni da 100 anni assecondano il vento. La scia bianca che lasciano dura solo un attimo prima che il mare la richiuda alla loro poppa. Si muovono senza tracce del proprio passaggio. Una bella lezione vecchia di un secolo ma tanto attuale.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Nazisti e froci nelle mura di Lucca
Passata l’estate della quale quasi nessuno si è accorto, per l’inizio dell’autunno consiglio una passeggiata in una città dove il foliage gioca con architetture preziose. Andate a Lucca. La città è splendida, completamente abbracciata dalle mura che la cingono con alberi secolari. È tra quelle mete italiane conosciute ma non troppo, così da farne godere senza sentirsi formiche turistiche e perdersi tra le numerosissime chiese e torri. Ce ne sono ovunque si appoggi l’occhio. Una in particolare, la torre Guinigi, ha un giardino sulla vetta, come volesse sbandierare l’anima verde della città.
Pavimento in roccia e terra, pareti in mattoni, luci soffuse rendono l’esperienza materica. A disorientare pensa il testo “Bent“, tratto dalla pièce di di Martin Sherman. La messa in scena del regista Lorenzo Tarocchi vi disturberà per i cambi di luoghi negli anfratti, vi offenderà quando dovrete passare tra gli insulti in una galleria di collegamento, vi farà sentire scomodi nella scena finale perché sarete portati a Dachau e allora non saprete più dove guardare. Bella lezione per sentirsi omosessuali, ebrei, zingari, gente invisa al regime. Allora il grande cancello diventerà un reticolato e sarete in prigione per davvero, sotto l’occhio severo e impazzito della follia nazista.
Opera più che mai attuale, in questi momenti in cui gli scemi di turno disegnano svastiche a destra e a manca, le mura di Lucca vi sembreranno qualcos’altro. Un posto così non vi capiterà più di vederlo.
Lo spettacolo è in scena il 21, 22 e 23 settembre (info@cervelliintempesta.it). Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.