Sono impressionanti i 5 elementi dei Pentatonix. I ragazzi compongono un gruppo vocale a cappella, cioè non usano strumenti se non quelli che la natura ha dato loro col corpo. Il risultato è notevole, da godersi fino all’ultima nota perfino nell’excursus Evolution of music con cui percorrono 900 anni di musica e totalizzano oltre 43 milioni di visualizzazioni sul loro canale YouTube. Se pensate che sia roba vecchia e già vista, è probabile che dovrete ricredervi.
Tutti gli articoli di stefano paolo
Ti spaccherò le ali, ti brucerò gli occhi
Una petizione sta cercando di eliminare la peggiore pratica che l’attività venatoria italiana conosca, quella delle esche vive per richiamare gli uccelli.
La ricetta dei cacciatori è semplice: catturano uccelli vivi, li mutilano e li rinchiudono in gabbie. Qui lo scenario è da prigione medievale. Non bastano buio e prigionia, vivranno legati e a volte accecati per non distinguere il giorno dalla notte. Lo scopo? Portarli poi sulle rotte dei migratori quando apre la caccia e usarli come richiami vivi. Ne rende bene l’idea Pecoraro Scanio.
Il Mediterraneo è un luogo di transito fondamentale per i migratori e, per la sua orografia, il nostro paese è un ponte naturale tra i continenti. Usare questi espedienti è come sparare sulla croce rossa. Si è impegnato anche lo scrittore Jonathan Franzen, appassionato birdwatcher e noto per il suo netto schieramento contro l’attività venatoria.
Ora la petizione approderà ai nostri legislatori. La lobby degli appassionati dei fucili verso il cielo è molto forte e molto trasversale. Non condivido l’idea della caccia ad armi impari, ma conosco alcuni cacciatori che stanno attentissimi a preservare ambiente e fauna per continuare ad esercitare la loro passione. Ce la faremo a far passare il messaggio che c’è un limite? La sofferenza gratuita, no, per favore, quella mai.
Puoi fermarli, ora, se vuoi.
Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.
Siamo come ulivi nodosi
Sul sentiero della vita il camminare che non stanca ma fortifica è un esercizio per lo spirito.
Siamo come ulivi nodosi che nelle cavità ospitano le parole delle altre vite incrociate.
Bella la citazione di Alessandro Cannavò, grande camminatore, grande Amico, uno di quelli che ti auguri di incontrare su un sentiero e ancora di più ti auguri che ti dica “camminiamo insieme”.
Il pezzo è tratto dal Corriere della Sera.
![](https://www.stefanopaologiussani.it/wp-content/uploads/2014/07/rorbye_9gr-kDxB-U430201110558885RLH-180x140-Corriere-Web-Sezioni1.jpg)
Si rimane amici non degli amici ma dei fantasmi dei propri amici
Un esercizio fisico
Contiene la leggerezza della parola «danza»
Mai provato ad abbracciare un albero?
Alberi, boschi e giardini sono un tesoro per l’Italia. In passato si è scritto molto a proposito, ma L’Italia è un bosco di Tiziano Fratus va oltre il classico saggio perché è un po’ guida, un po’ racconto e un po’ manuale per presentare il lato verde del Bel Paese.
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La sequoia del castello Gamba in Val d’Aosta (37 metri di altezza x 7.65 di altezza) |
Dai passi alpini alle isole, alberi monumentali, parchi, giardini botanici e orti urbani sono uno spunto per scoprire che da noi la situazione del verde è un elemento rassicurante e proprio per questo deve responsabilizzarci perché non retroceda. Così si ribadisce che il bosco vergine abbandonato dall’uomo potrebbe non essere la soluzione migliore perché troppo sensibile a incendi o dissesti. Al contrario il bosco curato è stato e può continuare ad essere un elemento di vita. Inorridiranno i duri e puri dell’ambiente ma è così: “se l’uomo smette di salire in montagna (nei boschi) la montagna scende a valle (con le frane)” è un detto popolare delle valli lombarde. L’autore apre però la sua via, antichissima eppur attuale, agli alberi.
Oggi che i boschi hanno smesso di vestirci, di nutrirci, di proteggerci, sono diventati palestre dell’anima, è qui che possiamo venire ad alleggerirci, a sgrassare via il nero, l’ossessione, la furia. Provare davvero a vigilare sui nostri pensieri come un pescatore vigila sui pesci di cui si nutrirà.
In Italia s’aggirano silenziosi veri e propri cercatori d’alberi: guardano, annuiscono, misurano, documentano, fotografano, tracciano, pensano, catalogano. Sognano e realizzano nuovi strumenti per amare il paese, tracciano percorsi botanici che illuminano il paesaggio: avvicinano il passato al futuro.
Gli itinerari sono documentati con una precisione da guida escursionistica, rivelando la passione dell’autore per l’argomento. Se posso esprimere una critica – l’unica, bonaria – va precisato che si capisce subito quali sono le zone che Fratus conosce meglio e delle quali è appassionato. Qualche dimenticanza si lascia perdonare, anche perché a voler elencare tutto non sarebbe bastata una wikipedia arborea. L’autore, avvalendosi di citazioni attinte da letteratura e storia, incanta al punto da trasportare nelle oasi verdi fatte di tronchi e foglie, che in Italia, informa la sezione statistica, ammontano a circa un terzo del territorio totale. La dovizia tecnica non sconfina mai nella noia e qualche excursus di storia e filosofia arborea è una nota raffinata.
Questo libro è un invito a fermarsi e a perdersi tra i tanti boschi e parchi d’Italia, a lasciarsi andare di fronte al vento forte (…) Il bosco è un universo di significati, di citazioni, d’immagini, di sensazioni e di ricordi. È una delle parole più presenti nell’esistenza di tanti. Ma di quale bosco si parla?
Quelli nei quali ho letto il libro per scriverne sono nella vallata di La Thuile (Ao) e nel parco Puez Odle (Bz). Ma il verde non è solo nelle Alpi. Fratus non dimentica gli orti urbani (come a Torino, Milano e Genova), i giardini monumentali (da manuale quello di Villa Hanbury a Ventimiglia o all’Abbazia di Fiastra nelle Marche) o il racconto degli alberi coltivati che sono diventati compagni dell’uomo come gli ulivi e i carrubi, sculture viventi che punteggiano le campagne del nostro sud.
La scelta di quale albero abbracciare è lasciata al lettore con l’invito di tenere queste buone pagine sul comodino o nello zaino. Come Fratus insegna, è davvero un piacere scoprire che c’è sempre un bosco o un orto che ci aspetta dietro l’angolo. Spesso per confortarci, ma qualche volta, precisa l’autore, anche per chiedere la nostra protezione.
Perché l’Italia sia un paese forestale è spiegato in un documentario dell’Ispra.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Se dormi nudo invecchi meno e…
Lasciar nudo il corpo dormiente è una scelta naturale che comporta alcuni benefici legati a socialità e salute. Non c’è un obbligo particolare ne un ordine da rispettare, però pare che il sonno senza la costrizione dei vestiti sia un toccasana, anche per i rapporti sessuali, oltre che per il risparmio in pigiami.
Sulla relazione tra sonno e rapporti con il partner, un doc di Dmax potrebbe farvi scoprire qualcosa che ancora non sapete.
Il sogno avverato delle Dolomiti senza auto
Per il ventottesimo anno il cuore delle Dolomiti sarà chiuso al traffico dei motori per lasciare spazio solo a quello dei pedali. Domenica 6 luglio ci sarà la Maratona delle Dolomiti, l’evento cardine atteso ogni anno da chi usa la bici per diletto. Se per chi si muove solo in macchina è sicuramente un fastidio, per chi preferisce perdersi nei panorami senza rumori di pistoni è sicuramente una grande opportunità.
Chiudere una strada, è vero, limita le prospettive di sviluppo del territorio, impedisce a chi ha difficoltà motorie di avvicinare un panorama, obbliga tutti i a trovare lunghe vie alternative, ma forse si può fare per un giorno almeno. Le Dolomiti si meritano un po’ di riposo. Dopotutto sono uno dei quattro territori sanciti Patrimonio Naturale dell’Umanità in Italia. Al mondo ce ne sono solo 200, gli altri italiani sono le isole Eolie, l’Etna e il Monte San Giorgio, in Lombardia.
Se per un giorno, vedremo dunque un silenzioso serpentone di bici accarezzare i passi alpini, sarà anche un modo per immaginare che un mondo senza auto è possibile, anche solo per qualche ora. Se anche non pedalate accettate il consiglio, andateci e godetevi lo spettacolo. Tenete presente che sentieri e impianti sono aperti, così non vi mancherà davvero nulla delle montagne più belle del mondo. Ci vado ogni anno per godermi lo spettacolo e confutare che le Dolomiti sono davvero una splendida cornice alla citazione dello scrittore H.G. Wells:
Every time I see an adult on a bicycle, I no longer despair for the future of the human race.
Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, non mi dispero più per il futuro della razza umana.
Aggiungo una mia postilla a Wells: nell’impero dell’auto, così tante bici sono davvero un sogno che si avvera. Grazie Maratona!
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Obama sta con le api
Non è sicura l’attribuzione ad Albert Einstein della frase:
Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo rimarrebbero solo quattro anni di vita. Niente più api, niente più impollinazione, basta piante, basta animali, basta uomo.
Einstein o no, il ragionamento ha un suo fondamento che, pur con le dovute cautele anticatastrofiste, non lascia presagire nulla di buono. La diffusione dei pesticidi che sta facendo strage di api ha portato a mobilitare anche l’amministrazione USA. Venerdì scorso Obama ha nominato una task force a cui chiede di individuare una soluzione al problema. In 6 mesi gli esperti dovranno indicare il da farsi che metta d’accordo la lotta ai parassiti con la protezione delle api che, dal 2013, hanno subito una riduzione vicina al 25%.
Secondo i critici, Obama non sarebbe andato abbastanza a fondo. Gli ecologisti gli rimproverano la mancata messa al bando di sostanze pesticide che in Europa sono state scartate da tempo. Eppure il nostro continente non se la cava meglio. Dalla mappa si evince che la moria è elevatissima in Gran Bretagna, quasi il 30% delle colonie, mentre in Italia è ferma al 5%. Il consorzio dei produttori di miele invita però a non dormire sugli allori e lancia una iniziativa. Urge trovare metodi antiparassitari non invasivi per le abitanti degli alveari. Le Alpi potrebbero non proteggere a lungo le api: un gioco di parole dove perdere ci costerebbe molto caro. Parola di Einstein, forse.
L’autostrada fermata dal popolo dei nani
Cinque terre, un solo cielo
Le Cinque Terre le abbiamo già sentite nominare. La Via dell’Amore, il tracciato costiero, le spiaggette incastonate tra le scogliere, il profumo di focaccia nei carrugi, un bicchiere di Sciacchetrà fresco di fronte al tramonto.
Reset, ma non troppo. Un gruppo di ragazzi le propone viste dal cielo, come opportunità per il trekking e l’allenamento. Serve un certa resistenza e un po’ di insofferenza alle vertigini, ma così è come se fossero viste dall’angolazione dei gabbiani. Il corto che hanno girato rende loro onore e, aggiungo, rende a noi un’ottima idea per abituarsi ai dislivelli 12 mesi l’anno. Troppa fatica? Pensate che sarete sempre arieggiati dalle brezze, potete anche non farle di corsa, non c’è nessun supplemento per fermarsi a godere il panorama che, nelle giornate terse, spazia fino alla Corsica stendendo ai vostri piedi il santuario dei Cetacei che arricchisce il mar Ligure di un valore aggiunto inestimabile.
Il sesso al tempo dei romani, antichi
Da quanto mancate da Pompei? Potrebbe essere il momento di tornarci.
Se credete che sesso e politica siano una combinazione dei nostri giorni, diamo un’occhiata ai tempi dei romani per scoprire che l’archeologia non è mai stata così hot. National Geographic dedica 42 minuti per raccontarci cosa succedeva a Pompei.
Dalle coppe per le bevande fino alla segnaletica stradale, Pompei nuotava nel sesso, dice uno dei ricercatori intervistati.
Il doc, appena pubblicato, è disponibile solo in inglese, ma le immagini sono eloquenti. Il messaggio pure: se un piccola città come Pompei aveva circa una cinquantina di luoghi di consumo del sesso a pagamento, con molti di essi destinati ai potenti, cosa possiamo immaginare succedesse a Roma?
Tutte le scene in esterno sono state girate in Pompei, mentre le scene del Gabinetto Segreto sono filmate al museo archeologico di Napoli. Entrambi i luoghi sono i visitabili, ma nessuna guida italiana sarà tanto esaustiva come il prof. Andrew Wallace e i colleghi che accompagnano le ricostruzioni del Lupanaro, il più famoso bordello della città congelato nel tempo dalla furia del Vesuvio e aperto alle visite pubbliche nel 2006. Quanto erano espliciti i romani? Molto, nessun problema a riportare falli maschili nelle strade o sulle facciate delle case. Poteva essere anche solo un segno portafortuna, ma come spiega il documentario si potrebbe ritenere che fosse anche una indicazione immediata di dove trovare sfogo.