Tutti gli articoli di stefano paolo

Milanese, laureato in Bocconi, giornalista e autore di documentari di carattere storico e geografico per i canali tematici di Sky (con specializzazione in ambiente, storia, tradizioni). Ha firmato progetti per National Geographic e per History Channel. Collabora, tra gli altri, con RViaggi di Repubblica e il Corriere della Sera e l'Huffington Post (http://www.huffingtonpost.it/stefano-paolo-giussani) Libri pubblicati: Gli italiani del Titanic, L'Ultima onda del lago (Premio Brianza 2012), Sentieri di fede e una serie di monografie per Touring Editore e l'Istituto Geografico De Agostini. Il suo blog è Cronache dalla Terra degli orsi. Continua a viaggiare, scrivere e fotografare per Agenzia Geografica (www.agenziageografica.it).

Là fuori ci sono selfie orribili

Animali di ogni genere sono i protagonisti di selfie bestiali, l’idea è di una grande agenzia creativa brasiliana per celebrare la collaborazione con National Geographic. Il risultato: simpatico, anche se forzato. Non vorrei che tornasse la  moda dell’animale selvaggio in casa: la fauna abituata all’aria aperta è meglio che stia dove è nata. 


Esercizi urbani del XXI secolo

Lo stato di salute di una città si misura anche dalla qualità dei progetti che la rinnovano. Gli spazi verdi devono essere al centro di ogni logica di sviluppo, ma dove l’amministrazione è particolarmente illuminata, spesso il manto erboso va oltre lasciando le piazze per arrampicarsi sulle pareti degli edifici come nelle costruzioni dell’Oasi d’Aboukir a Parigi o di Digby Road a Londra (la parete vivente più alta d’Europa)


Altre volte ancora il verde si snoda per i centri abitati per diventare corridoi in grado accompagnare i ciclisti proteggendoli dal traffico e dalla calura come nella ciclovia di 23 km tra Copenhagen e Albertslund.

Ben 22 municipalità si sono messe in rete per realizzare un sistema ciclistico integrato. Ancora più ambizioso è il  progetto Rio a Madrid si propone di riqualificare il Manzanares allontanando le auto dal fiume e creando una fascia protetta di 45 chilometri.

Il verde stimola il movimento e proprio uno studio condotto dall’università del Governatorato delle Foreste del Regno Unito dimostra che ogni chilometro pedalato apporta un beneficio sociale di 0,4€, permettendo un risparmio annuo del sistema sanitario nazionale di circa 20 milioni. 

Un passo ulteriore si ha quando la città assume la forma dalla foresta con costruzioni di 50 metri che riprendono le sagome degli alberi con pannelli solari al posto delle chiome. Questo non è più un progetto ma una visione. Il tecnobosco sta crescendo davvero a Singapore. Fantascienza? No, per ora mi piace pensare a esercizi concreti di città sostenibili. 

Progettisti italiani, dove siete?
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Pronto a bere l’acqua del cesso?

La carenza di acqua potabile che oggi affligge alcune aree delle terra e domani potrebbe toccarci da vicino, obbliga studiosi e tecnici a ipotizzare scelte drastiche. Come bersi l’acqua del cesso. Avete letto bene, un sistema di filtri e membrane la renderebbero pura, probabilmente ancora meno contaminata di quanto fosse prima dell’immissione nelle condotte che alimentano i nostri water. E’ una scelta che, ammettiamolo, oggi ci fa schifo. Esattamente perché si tratta di una opzione disgustosa, dovrebbe ancora di più obbligarci a riflettere quando sprechiamo anche una sola goccia d’acqua.  



Qualche buona regola per risparmiare la risorsa preziosa che assieme all’aria ci permette di vivere: 
Applicate un riduttore di flusso ai rubinetti di casa: l’acqua si miscela con l’aria, risparmiando fino al 30 per cento di acqua.
Scegliete la doccia invece del bagno: in media, riempire la vasca comporta un consumo d’acqua quattro volte superiore rispetto alla doccia. Sapete che esiste una doccia che si spegne da sola?
Fate scorrere l’acqua dal rubinetto solo per il minimo indispensabile
Alla prossima sostituzione, prevedete l’acquisto elettrodomestici di classe A e A+, sono progettati per ridurre il consumo di acqua. Il prezzo d’acquisto maggiore ma si ripaga in termini di risparmio energetico.
Effettuate i lavaggi in lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico e pulite periodicamente il filtro

> Lavate piatti, frutta e verdura in una bacinella e usate l’acqua corrente solo per il risciacquo
Riutilizzate l’acqua adoperata per lavare le verdure per innaffiare il giardino e quando scolate l’acqua bollente della pasta, conservatela nel lavandino con un goccio di detersivo: è già pronta per pulire i piatti a fine pasto
Innaffiate le piante di sera: dopo il tramonto l’acqua evapora più lentamente
In bagno, scegliete uno sciacquone con lo scarico differenziato e doppio pulsante: per evacuare la pipì basta poca acqua
Fate un controllo periodico chiudendo tutti i rubinetti: se il contatore dell’acqua gira lo stesso c’è una perdita
Quando lavate l’auto, usate il secchio e la spugna: si risparmia molto rispetto al getto della canna
Raccogliete l’acqua piovana e quella dei climatizzatori e sfruttatela per gli usi non potabili, ad esempio per lavare l’auto e innaffiare il giardino
Provvedete a una corretta manutenzione: un rubinetto che perde una goccia al secondo disperde in un anno circa 5.000 litri.



http://www.huffingtonpost.it/2014/05/01/riciclo-acqua-bagno-california_n_5248412.html?utm_hp_ref=italy

Il paradosso della balena che esplode

Il cadavere di una balena che esplode su una spiaggia con tutte le frattaglie che si disperdono attorno? Non è una scena splatter, ma la realtà che capita quando il cadavere di un cetaceo si arena e, a causa della decomposizione, si gonfia fino a esplodere. Il filmato mostra alcuni casi. Sono capodogli e balenottere azzurre, a volte è necessario farle esplodere artificialmente per accelerare il processo. Il caso più recente è quello di un paesino delle Farøer che attende di potersi liberare del tanfo insopportabile provocato dal cadavere di circa 20 tonnellate (pensiamo all’odore di un topo morto e moltiplichiamo per 2000). La foto mostra invece cosa è successo mentre trasportavano il mammifero su un camion attraverso una città a Taiwan. Il paradosso di tutto questo? Le balene sono ancora cacciate e spiaggiandosi per esplodere sembra vogliano sacrificarsi per ricordare quanto alcuni paesi (non retrogradi ne poveri, tra cui il Giappone) continuino ad ignorare le leggi internazionali per la salvaguardia di questi mammiferi.

Dimagrire (quasi) senza fatica

Perdere grasso, ripensare il proprio peso e dimagrire potrebbe essere più facile di quanto si creda. Raffaele Morelli è medico, psichiatra e psicoterapeuta.



Nel suo libro Pensa magro (Mondadori) suggerisce ai lettori un nuovo stile di vita che può portare senza troppi sforzi di fatica anche ad una perdita di peso. Il cardine del suo pensiero è il presupposto che perdere peso sia innanzitutto una questione di testa. Pensare magro vuol dire “mai rimandare”.



Le Regole

1. Azzerare la mente

Chi ingrassa è troppo duro con se stesso. Quando la vitalità si esprime attraverso una fame inestinguibile, non bisogna punirla con la dieta ma provare ad offrirle altri spazi. 

2. Perseguire la mascolinità o la femminilità, non la perfezione 

Vuoi dimagrire? non dirlo a nessuno. Chi si accetta così come è e smette di criticarsi torna spontaneamente in linea. Si è sulla strada giusta quando si comincia a giudicarsi sempre meno.

3. Distrarsi dai propri pensieri

Spesso si ingrassa perché si è smesso di gioire. I chili si accumulano perché gli obblighi della vita bloccano la nostra creatività.

4. Stare nel presente

Chi è dominato dai ricordi e dai progetti si trova sempre fuori tempo e si abbuffa senza accorgersene. Più il cervello resta ancorato al passato più si ingorga, si chiude in se stesso e si intossica.

5. Cercare la bellezza in tutto il corpo

Il vero bruciagrassi è la nostra immagine. Cambiare look attiva nel cervello una nuova immagine di sé. Per dimagrire bisogna tornare ad innamorarsi, provare piacere, vivere.

6. Frequentare le persone giuste

Intolleranze e sovrappeso dipendono moltissimo dall’atmosfera che ingeriamo, indissolubilmente legata alle persone che si siedono a tavola con noi.

7. Pensare single

Chi ingrassa dice troppi Sì, invece bisogna imparare a dire di no. Certi rapporti sono indigesti. Litigare, difendere le proprie ragioni, tenersi il muso, ci fa provare nella coppia un sapore di individualità che si credeva ormai perduto: stimola il metabolismo a tornare magri.

8. Usare vocaboli che aiutano a dimagrire

Mai compiangersi, si rischia solo di creare un sentimento di sfiducia e inadeguatezza. Le parole che pesano sulla bilancia sono quelle che non rivelano i sentimenti e le emozioni. Meglio sfogarsi a parole che col cibo.

9. Dare uno stimolo alla vita

Fantasticare è un grande antidoto all’ingrassamento. Più si fantastica e meno si ha fame. Cerca uno spazio tutto tuo in cui rifugiarti. Troppo spesso assorbiamo i problemi altrui. Proviamo ad essere meno disponibili: un po’ di sano egoismo risveglia il cervello e il metabolismo. Fare cose che piacciono aiuta. I piacere inibisce il senso di fame, come anche innamorarsi.

10. Fare cose nuove

Spirito d’avventura e passioni sono indispensabili. Basta togliersi dalla testa l’idea che la nostra vita sia solo questa, senza alternative. La verità è che quando siamo animati da una novità proviamo disinteresse per il cibo.

L’altRa velocità , zero TAV, solo boschi e libri

Sono un consumatore incallito di TAV. Ho fatto talmente tante volte la Milano-Roma-Milano che credo Moretti potrebbe intestarmi un chilometro, un vagone o un viadotto, lascio a lui la scelta. Vorrei però condividere un inno ai treni locali. Con due quadretti che non hanno niente a che vedere con i 300 all’ora del Frecciarossa, nell’era del digitale sono semmai pellicole in bianco e nero dell’altRa velocità.


Regionale 2039 Milano-Pisa, via Fiorenzuola-Aulla
Nel mezzo dell’Appennino il treno si ferma e l’altoparlante annuncia che “come previsto dall’orario” il convoglio rimane fermo 15 minuti. Sono piú o meno le sette e in quel di Berceto tutte le porte si aprono come per sostituire l’aria stantia della Val Padana con il profumo delle valli. I cinguettii annunciano la sera. La stazione è come se fosse sospesa tra le due estremità del binario, punti di fuga lontanissimi dalla fretta di arrivare. Trascorsi i minuti, l’ometto in divisa fischia, i drogati del fumo risalgono, il matto che fotografa i binari (e che ora leggete) pure, quelli andati al bar ritornano. Quando tutti sono di nuovo a bordo si riparte, ma non prima che, come un babbo coi suoi ragazzi o un maestro cogli alunni indisciplinati, il capotreno si sia accertato che tutti siano risaliti. Sporgendosi su entrambi i binari, il ferroviere rifischia e le fronde degli alberi tra i muri in pietra ricominciano a scorrere sui finestrini.


Regionale 11075 Firenze-La Spezia
Altro treno, altro giro, altro regalo. Una di quelle carrozze su e giù che, se hai fatto il pendolare negli anni ’70 ’80 e ’90, le tue gambe ricordano perfettamente. Trent’anni, cambiano i colori ma rimane la sostanza. Sedile rigido da fachiro, in quattro per fila, zero bracciolo, poco spazio per allungare le gambe. Mi capita di essere sulla parte alta dell’ultimo vagone. Siamo in dieci e in dieci stiamo leggendo un libro. Non lo stesso. Il mio credo sia il piú datato, Le braci di Sandór Marái, una storia struggente scritta come vorresti scrivere, me lo ha consigliato Morgan Palmas, Sulromanzo.it. Incredibile che nessuna zabetta ferroviaria infligga i c…. propri al resto del vagone. Altrettanto incredibile che nessun manager da Tav faccia del suo peggio per mostrare di avere un iCoso piú grande di tutti gli altri.

Sì, è l’altRa velocità, si muove in tempi che il Frecciarossa ci girerebbe la penisola intera, ma come non amarla?
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Soluzione per i matti che corrono in città

In città certi piloti vorresti non vederli. Quante volte abbiamo sognato di prendere uno di quei Tazi Nuvolari che in macchina o in moto scambiano le strade urbane per autodromi e spiegargli che, se proprio vuoi correre, esistono le piste? Naturalmente li senti arrivare da lontano, perché loro le marmitte non si sono mai spiegati bene a cosa servono e, nel dubbio, hanno comunque deciso che sono solo delle appendici cromate per far brillare la carrozzeria. Beh, grazie al bricolage e alla fantasia, questo filmato leva qualche soddisfazione. Purtroppo è solo un effetto speciale.