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Silenzio, l’arte si anima

Sono più bambino che esperto d’arte, quindi mi emoziono quando, di fronte a un quadro che mi piace, ci cado dentro.

Movimento 3D e tecniche digitali mi hanno accalappiato di fronte al video dove i personaggi e il movimento di macchina accennano dei piccoli spostamenti che danno un tocco dinamico alla visione. Mettici la musica e il gioco è fatto.

Inorridiranno i critici di professione, ma a noi bambini dell’arte il progetto Beauty piace proprio. L’autore, il milanese Rino Stefano Tagliaferro, anni 34, rende omaggio ai capolavori di Caravaggio, Reni, Vermeer, Rembrandt, Rubens e molti altri in 10 minuti di pura bellezza.

«Come se in quelle immagini che la storia dell’arte ci ha consegnato fosse congelato un movimento che l’oggi può rivitalizzare grazie al fuoco dell’inventiva digitale – scrive Rino Corti nel manifesto del progetto – Una serie ben congegnata di immagini della più bella tradizione pittorica (dal rinascimento al simbolismo di fine ottocento, passando per il manierismo, il paesaggismo, il romanticismo e il neoclassicismo) sono accostate secondo un’intenzione che rintraccia il sentimento sotto il velo delle apparenze.»

Colto dall’entusiasmo ho immaginato un gioco: alcuni dei dipinti (sono tutti elencati tra i crediti) raffigurano territori e volti ben precisi, saprei riconoscerli nel mondo contemporaneo?

Probabilmente non tutti. Ricercarli è però, credo, un modo per affezionarsi a un ambiente. Chissà se basterebbe anche per affezionare amministratori e amministrati alla loro terra. Magari, dopo aver goduto la combinazione suono-immagine-animazione, una persona ci penserebbe prima di buttare una batteria in un cassonetto generico o di autorizzare una palazzina oscena. Anche perché, ammettiamolo, dovremmo tutti fare in modo che, per quanto bella possa essere una raffigurazione, non dovrebbe mai scavalcare la realtà da cui è nata.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
La segnalazione è di Alessio Ciani, che ringrazio.

Il sole, ma è solo un film

Cinquant’anni fa lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov immaginava per il New York Times, un 2014 con città sotterranee per sfuggire all’inquinamento e crisi di noia per l’uomo i cui compiti erano ormai svolti solo da robot.

Cosa ha azzeccato e cosa no nelle previsioni?
Sottovalutando la nostra innata ricerca per il bello e per il buono non aveva previsto che qualche sforzo sarebbe stato fatto per preservare certe aree. Fortunatamente non ci siamo giocati ancora tutto. Così pur nel disastro comportamentale che ci impone il progresso, cerchiamo di arginare i danni.

Sicuramente Asimov non sarebbe stupito delle immagini in arrivo dalla città di Pechino. Coi suoi 11,5 milioni di abitanti, la capitale cinese patisce un inquinamento decine di volte superiore alla soglia massima di pericolo segnalata dall’OMS. L’ambasciatore USA ha addirittura rimpatriato la famiglia e chiesto il trasferimento. Gli amministratori locali hanno dovuto rimediare con grandi schermi per dare un effetto emotivo alla popolazione per l’assenza del sole, non dell’ambasciatore. Purtroppo per loro, non è così immediato il rimedio per la qualità dell’aria.

Le altre previsioni di Asimov? Televisioni in 3D, schermi touch, università online, colonie lunari, attacchi di noia e altro. Più o meno ci ha preso. Mancano solo le colonie lunari che per adesso non ci servono e qualcosa sulla noia: ci ha pensato la crisi a farci ingegnare su come dover occupare il tempo. Per il controllo delle prossime previsioni, già commissionate al NYT, appuntamento al 2064.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Perchè l’Italia non funziona

Pierpaolo è un giovane che se leggi ti entusiasma.
Aiuta i genitori al bar, ma cura anche un proprio orto, accarezza passioni e scrive. Sì, ha un libro pubblicato, uno nuovo in uscita ed è un piacere seguirlo anche sui social. Mi ha colpito un pezzo pubblicato di recente sul suo FaceBook, per il suo tono di appello combattivo e senza mezzi termini. Soprattutto mi hanno colpito le reazioni dei suoi concittadini quando il nostro Pierpaolo si è offerto si curare (aggratis!) l’aiuola di fronte al bar. Nota di precisazione: Paolo è di Capaccio ma temo che possiamo sostituire tranquillamente il nome del paesino in provincia di Salerno con Agrate Brianza o Bastia Umbra, tanto per stare un po’ in par condicio, perché purtroppo, quando si tratta di senso civico, l’Italia è, ahimè, quasi tutta uguale. Un disastro.

L’altro giorno ho capito com’è che il meridione, e probabilmente l’italia tutta, non funziona. Nel sistemare un vaso e zappare l’aiuola vecchia, che penso siano entrambi comunali, mi sono passati davanti tipo venti persone con le mani aggrovigliate sul culo, piegate un po’ in avanti, e tutte mi hanno detto “ma ti pagano?” e/o “ma chi te lo fa fare?”. Io, semplicemente, mi ero rotto il cazzo di avere davanti al bar un’aiuola piena di Gratta&Vinci strappati e l’erba gialla.
Nel mio paese di merda, Capaccio, la gente è abituata a pensare che questa “Capaccio” sia una parola che appartiene a terzi, che accolga degli abitanti in semplice villeggiatura. Che sia un fardello che vorrebbe consegnare a uno straniero milionario venuto da molto lontano che, magari, si presenterà un giorno con una borsa piena di assegni e soluzioni magiche che accontentino tutti e rimetterà a posto il paese in 7 giorni come ha fatto Cristo santo.

Capaccesi miei adorati stronzi, avete eletto i vostri cugini piattari e amiconi di scuola che al posto dell’inglese parlano, in casi eccezionali, l’italiano, e adesso riuscite a essere sgomenti se si sono fottuti pure i sassi di Paestum per decorare i giardini delle loro villone pacchiane. Avete costruito le capanne abusive nelle pinete e buttato materassi nel fiume e adesso vi lamentate se abbiamo le comunità rom che ci rubano pure la cassetta della posta, le discariche sotto casa, le trote morte sulle rive. Avete preferito andare al mare ad Acciaroli, perché le spiagge son pulite, lì, eh?, e non avete mai preteso che le nostre, le più lunghe e preziose di qualunque altro paese venissero riqualificate. Avete preso in giro quei due tedeschi che per qualche stoico motivo ancora mettono piede nel centro storico, gli vendete un cono a 10 euro, una cameretta fatiscente a 400 e a nessuno importa se non ci sono neanche i mezzi per raggiungere il paese più vicino, e infatti le visite annuali sono crollate. Avete allevato quei vandali quindicenni dei vostri figli schizzati con le Hogan ai piedi e adesso non potete lasciare un vaso fiorito sotto il portico che il giorno dopo è distrutto. Avete aperto 97 bar in un centro abitato di 100 persone, date 500 euro alle disgraziate che sfruttate 10 ore al giorno, e adesso state chiudendo perché “non ci sono soldi in giro”. E alla fine di tutto questo vi permettete pure di dire che le cose qui non funzionano bene e ce ne dobbiamo andare dall’Italia?

Questo pezzo è in memoria del senso civico. Grazie Paolo.
Testo tratto dalla pagina FaceBook di Pierpaolo Mandetta.

Voi una cosa dovreste fare nella vita: prendervi una cazzo di responsabilità.

La vita straordinaria di Nick Vujicic

Potrebbe essere il titolo di un romanzo ma non lo è. Se lo fosse, il suo protagonista sarebbe Nick Vujicic, un uomo con tutte le caratteristiche per essere una persona straordinaria.

Di professione è un trainer motivazionale, ha recitato brillantemente in un magnifico cortometraggio che incarna 20 minuti di grande cinema, la sua vita è ogni giorno una sfida.
Perché ne parlo? Semplicemente perché questo ragazzo è senza braccia e senza gambe ma con solo – dice lui – una coscia di pollo al posto di un piede. Un esempio per tutti. Ascoltarlo fa star bene.

Uccisi con gas e tritacarne… e non è un horror

Questo articolo contiene video particolarmente cruenti. Ma questa è la realtà.



Soltanto in Italia, ogni anno, oltre 30 milioni di piccoli pulcini appena nati (maschi), essendo “inutili” per le uova e non adatti per la carne, vengono ridotti in concime organico per i campi, come unica conseguenza dell’industria delle UOVA. I metodi di uccisione comunemente impiegati sono mediante gassazione o mediante tritacarne a lama. Utilizzati sono anche i metodi per soffocamento o annegamento. Qualsiasi tipo di allevamento, sia esso in batteria, biologico o all’aperto, si risolve inevitabilmente con l’uccisione dei pulcini nati maschi prima e di tutte le galline di “fine carriera” dopo.

nota 1: «I pulcini maschi devono essere soppressi secondo una normativa europea perché non si tratta di polli da carne (col gas oppure mediante una specie di tritacarne a lama)» spiega Valerio Costa, imprenditore del più grande incubatoio d’Italia a Cocconato d’Asti. «Questa è la razza delle galline ovaiole, e i maschi vengono eliminati subito dopo la nascita, mica lo facciamo per cattiveria, è proprio inevitabile, non servono a nulla, accade in tutto il mondo». [estratto da “Nessuno vuole quella montagna di pulcini” articolo di MAURIZIO CROSETTI pubblicato su “Repubblica”]

nota 2: I maschi di razza OVAIOLA non sono utilizzati nel mercato della “carne” perchè “producono” una carne “qualitativamente scadente” per il mercato, crescono inoltre troppo lentamente e non raggiungono un peso sufficiente a essere economicamente vantaggiosi nella logica produttiva industriale. Per questo scopo, ugualmente terribile, esistono le razze da “CARNE”, così definite, classificate, impiegate ed utilizzate in zootecnia.

Segnalazione e foto di Mancho San, che ringrazio.

Il 2013 tutto da godere

E’ tutto da godere il repertorio 2013 di National Geographic. Concentrata in una multivisione, trovate qui una selezione degli argomenti più coinvolgenti dell’ultima annata, un occhio sul pianeta come nessuna altra realtà educativa ha saputo fare. Ricordate di spaziare con tutte le frecce sullo schermo per attivare anche i filmati. Cliccando sul nome in alto a destra, attiverete gli approfondimenti di testo. Buona visione.

Catastrofi: dobbiamo imparare cos’è un medicane

Si leggono contemporaneamente di catastrofici effetti sul clima portati agli estremi delle alte temperature o di imminenti glaciazioni. Il denominatore comune tra le due teorie è il disastroso effetto che sta modificando il modello climatico, probabilmente influenzato anche dalle attività umane.

Entrambe le previsioni condividono previsioni affatto ottimistiche per l’area del Mediterraneo. Filippo Giorgi, unico scienziato italiano presente nell’organo esecutivo del Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC) oltre che vincitore del Premio Nobel per la pace 2007 insieme ad Al Gore, in una intervista su Vanity Fair si esprime anche alla luce dei recenti eventi che hanno sconvolto la Sardegna chiarendo che le popolazioni del Mare Nostrum dovranno familiarizzare prima possibile con il neologismo “medicane”, composto da Mediterraneo e hurricane (uragano in inglese).

Non aumentano la frequenza degli eventi, sostengono all’IPCC, ma la loro intensità. Non pensiamolo come a un problema lontano, perché i modelli di studio affermano che le zone più esposte alle formazioni e eventi di portata catastrofica per entità delle precipitazioni sono entrambe in Italia, precisamente nel Golfo di Genova e in Sicilia.

Ci sono due aspetti positivi, se vogliamo coglierli, per le azioni di rimedio del futuro. Il primo, macroeconomico, è che secondo Giorgi non siamo al punto di non ritorno. Se riusciremo a contenere le emissioni di CO2 e di gas serra in atmosfera riusciremo a contenere anche l’aumento del 2% della temperature, ma dobbiamo agire presto, non oltre il 2050.

Il secondo, di carattere ambientale, concerne il dissesto idrogeologico che in Italia è un cancro di cui troppi amministratori si sono disinteressati benché responsabili. Possiamo agire sulla certezza della pena e sull’obbligo di ripristino con sanzioni anche pecuniarie che dovrebbero essere un disincentivo concreto per chi, dietro scrivanie importanti, deve riflettere prima di apporre firme di comodo su edifici e opere inutili. Licenziare qualcuno in tronco e mandarlo a spalare fango non sarebbe una cattiva mossa. I morti, purtroppo non li ripaga nessuno, ma sapere che almeno qualcuno ha pagato limiterebbe (forse) prossimi disastri.

480 km con un pieno e dal tubo solo acqua

Toyota sta per iniziare a commercializzare un veicolo ibrido con celle a combustibile. Non è nuova la tecnologia, è solo che ora è stata industrializzata e messa a disposizione di chi se lo potrà permettere. Le autorità californiane stanno attrezzandosi per lo sviluppo della rete distributiva di idrogeno: 4 minuti di pieno e il veicolo sarà in grado di percorrere quasi 500 km emettendo al tubo di scappamento solo acqua.
A quando e a quali costi sulle nostre strade?