
Stefano Soldati e le case di paglia

Gli psicologi della Oxford University si sono messi a studiare i baci. La notizia non passa inosservata. Baciare piace a quasi tutti e la specie umana è una delle poche, qualcuno sostiene l’unica, a farlo. Gli studiosi inglesi hanno cercato di capire perché.
L’equipe guidata dal professor Wlodarsky propone almeno tre risposte.
Innanzitutto potrebbero essere un preludio al sesso per aumentare l’eccitazione. Parrebbe valere sempre per gli uomini, un po’ meno spesso per le donne. Interpellato nel campione statistico della ricerca, il gentil sesso sostiene di preferire il gesto del bacio dopo l’amplesso. La seconda ragione è quella legata all’affetto: ci si bacia per dimostrare che ci si vuole bene. La radice preistorica, sempre per gli studiosi, è quello dell’accettare di esporsi ai rischi e dimostrare in pubblico il legame di coppia. La terza ragione sarebbe una sorta di analisi sensoriale per la quale si bacia ciò che si vuole conoscere meglio, come volendone assaggiare il sapore.
Per gli amanti della pratica, la ricerca fa emergere elementi molto concreti sul bacio:
-migliora l’umore, perché abbassa il livello di stress,
-rinforza le difese immunitarie, grazie ai 60 milioni di batteri presenti nella saliva e agli anticorpi,
-fa bene al cuore, aumentando la pressione,
-mantiene in forma, coinvolgendo la bellezza di 29 muscoli.
Tutte le ragioni dei benefici affonderebbero nel lontano passato dell’uomo e nel percorso che ci distingue dagli altri esseri viventi.
La componente sensoriale è quella che mi incuriosisce di più. A volte ci si bacia, o si simula il bacio con lo sfioro delle guance, per stabilire un atteggiamento di benevolenza. Mi viene in mente come si usmano i camosci, per intenderci: si cerca qualcosa che piace o non piace nell’altro. Se ci pensiamo c’è dunque una forte componente ecologica nel bacio. Con la sola eccezione di Giuda, che fece del bacio una mera fase di transazione commerciale, ci si bacia anche per studiarsi e andare oltre le apparenze degli abiti e delle abitudini. L’abito non fa il monaco e il bacio aiuta a capirlo meglio.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Per protestare contro lo stato di polizia, il russo Pyotr Pavlensky ha scelto un gesto eclattante con lo strumento più naturale di cui disponesse, il suo corpo.
Spero di cuore che si parli di lui e che non finisca ingoiato dalla macchina repressiva di Putin. Il video non ha bisogno di commenti. Qualcuno può aiutarmi con il capire le parole del poliziotto?
Per la cronaca: Pyotr non è nuovo a denunce di questo tipo. Non conosco esattamente il confine tra la protesta e l’esibizionismo, ma sicuramente a questo ventinovenne va riconosciuto un notevole coraggio.
Tutto è monnezza di Antonio Castagna è un bel libro che consiglio. Il sottotitolo è “la mia dipendenza dai rifiuti”.
Ringrazio per lo spunto di riflessione e il consiglio di lettura l’amico Mario Schiavone.
… tieni presente che il Tazio Nuvolari che ha iniziato a farti i fari da due caselli indietro potrebbe non conoscere la meccanica quantistica. Probabilmente neanche voi, sicuramente neanche io, ma qui c’è qualcosa che sarebbe utile sapere, doveste magari incrociarlo all’autogrill successivo o piantato su un guard rail che gli avete augurato tagliarli la strada all’improvviso.
Rientra il satellite Goce e potrebbe non essere un impatto morbido. E’ possibile seguire la traiettoria del marchingegno sui siti collegati all’ESA. Gli esperti “rassicurano” che il frammento più grosso non dovrebbe superare i 250 kg e che le possibilità di essere colpiti “sono 250.000 volte inferiori alle possibilità di vincere il primo premio della lotteria”.
Fico! Non ho mai vinto nulla e non vorrei essere così fortunato da vincere per la prima volta qualcosa che pesa come un motore d’auto e che, soprattutto, mi colpisca all’improvviso. Almeno se compro un biglietto, sono io che accetto il rischio di vincere, ora non ricordo di aver partecipato alla lotteria con in palio un frammento spaziale. Sappiamo tutti che oggi i satelliti sono indispensabili, ma non si potrebbe adottare qualche precauzione per azzerare i rischi?
Provo a descrivere lo scintillio della più prestigiosa fiera del turismo sul pianeta, il WTM (World Travel Market) appena concluso a Londra. Due giganteschi padiglioni che nel grigiore novembrino sul Tamigi sfavillano in una fantasmagoria di colori con gli stand degli espositori che gareggiano al design più accattivante. Tutti gli espositori? No, purtroppo.
Siamo la nazione del buon gusto, ma quando arrivi nello spazio del Bel Paese trovi un brutto, bruttissimo stand. Vorrei davvero conoscere chi è il genio che ha progettato l’allestimento (uguale da almeno sei anni, posso dimostrarlo) perché se anche lui arriva dal paese di Michelangelo, Raffaello e Caravaggio, del nostro paese deve avere preso la parte peggiore. Signori organizzatori: il turismo è il nostro petrolio, perché lo diamo via in barattoli arrugginiti?
La pessima presentazione in contraltare agli arrivi pur sempre lusinghieri, conferma però che siamo un paese ambito e meraviglioso. Non oso immaginare come lieviterebbero gli arrivi se solo imparassimo anche a presentarlo. Lo dimostrano i riconoscimenti.
Nonostante tutto, infatti, il popolo dei viaggiatori continua a venire e a premiarci. A fine manifestazione c’è stata l’assegnazione degli awards, dove la Liguria l’ha fatta da padrona con la vittoria di Genova come miglior destinazione di tappa crocieristica e le nomination del capoluogo per la categoria “City break” e di Sestri Levante per la categoria “Room with a view”.
Nessun cenno all’Etna neo componente nella lista del Patrimonio Unesco delle natura, nessun cenno al tour delle Ville Medicee, ancora riconosciute dall’Unesco, questa volta nel world heritage per la cultura. Povera Italia.
Sarà contento Andersen che proprio a Sestri trascorse una parte della sua vita. Un po’ meno io che, pur gioendo per la Liguria, mi rammarico perché vivo nel paese più bello del mondo ma quando si tratta di presentarsi alla fiera più importante del mondo siamo sotto i livelli della Nigeria (anche qui, posso dimostrarlo).
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Questa è una storia senza un lieto fine. Due persone si vogliono bene e a un certo punto sono costrette a dirsi addio, loro malgrado.
Grande lezione per vivere ogni piccolo momento come fosse l’ultimo. Non c’è nessuna parola da aggiungere. Grazie Angelo, ciao Jennifer.
Il fantomatico riposino, pausa di giornata che concedersi ogni tanto è davvero un lusso, non dovrebbe superare i 30 minuti. Il perchè ce lo spiegano in questo articolo. In sostanza: andare oltre rischierebbe di compromettere il ciclo sonno-veglia e creare più danni che benefici.
Ne prendo atto, ma svegliatemi tra mezz’ora.
Ricorre quest’anno una data storica per chi ama la montagna e l’escursionismo, per chi è sensibile al fascino della scoperta, passo dopo passo, segnavia dopo segnavia, alla ricerca della propria meta.