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Storia della bici al MAK

Vienna é bella di suo, il Museum District sprizza energia ad ogni ora del giorno e perfino della notte, quando i coloratissimi divani ne fanno il salotto del centro storico. Se non bastassero i mille volti della cittá, oggi c’é anche il gay pride, ma la ragione di questo post é una visita al Mak, il museo di arti applicate della capitale austriaca. Non esiste niente di simile in Europa. Anche per chi giá conosce la culla degli Asburgo, consiglio un giro: nella sezione delle mostre temporanee c’é una collezione di bici che ripercorre la storia del pedale e, appena a fianco, una mostra di mobili fai-da-te curiosissima di cui sentiremo parlare presto.
Tra le bici si ammirano capolavori del vintage e chicche come bici da neve e valige a pedali.
Raccomando di girare per Vienna col servizio bici della cittá: costa appena un euro e permette di girare in lungo e in largo per il resto del soggiorno e anche quando deciderete di trascorrere il nuovo soggiorno qui, perché é chiaro che a Vienna si va, ma soprattutto si ritorna.
A fine post, cercatemi al pride.

Il traduttore per animali

Una corrente di scettici sostiene che nessuna specie diversa dall’Homo Sapiens parli. L’affermazione è sensata per quanto riguarda la proprietà di linguaggio, ma  non sul merito della capacità di esprimersi. Lo conferma uno studio pubblicato dall’Università di Siena secondo il quale all’animale si attribuisce in genere la capacità di produrre segni più che di usare un linguaggio nel senso in cui intendiamo normalmente.

Google ha creato un’app che funziona da traduttore per linguaggi animali. L’attendibilità la faccio giudicare a voi.

In ambiti di maggior scientificità, l’etologo Con Slobodchikoff, ha dimostrato che i cani della prateria hanno sviluppato uno spiccata capacità comunicativa tra loro.

Altri studi in circolazione identificano tra le specie animali precise caratteristiche di comprensione delle parole. Qualche esempio:
> i gatti hanno 35 vocalizzi (avete presente i versi che fanno quando puntano un uccello quanto son diversi da quelli del momento in cui chiedono cibo?)
> le galline riescono a comunicare col proprio verso il livello di stress a cui sono sottoposte
> le scimmie hanno due suoni ben distinti per dire “c’è un leopardo” e “c’è un’aquila”
> con 14 segnali, fischi e squittii, i delfini  comunicano tra loro
> il cane è l’animale più studiato, pare che riesca a contare fino a 5 e, se addestrato, può arrivare a identificare 150-200 parole con una notevole capacità di associare suoni a oggetti.

La saggezza del bambino fa piangere la mamma

Non sono vegetariano e ammetto che mi piace mangiare carne e derivati, possibilmente di animali vissuti felici razzolando tra i campi e non in batterie industriali.

Questo filmato, ammetto, riesce però a disarmarmi. Negli occhi dell’infanzia ci sono specchi che accendono riflessioni che altrove son difficili da trovare.

“Un bambino sa molte differenze anche se non sa applicarle”.
Da Non ora, non qui di Erri de Luca, Ed. Feltrinelli

Un video segreto per il buonumore.

Ci spiano, azzerano la riservatezza, seguono quasi ogni nostro movimento, perfino quando ci sentiamo al sicuro. Sono le telecamere a circuito chiuso e le web cam che pullulano in ogni angolo delle città, anche quando non ce lo aspettiamo.

Sono uno degli elementi più innaturali a cui si possa pensare, assimilabili al Grande Fratello controllore di ogni cosa.
Qualcuno ha pensato a farne un video, ma dando un’angolazione particolare. Un film dove le telecamere di sicurezza mostrano un’idea diversa, migliore,  del mondo. Visto da qui, il giorno non è poi così male.

Una casa low budget nel verde

Ridurre le dimensioni e spostarsi in ambienti dove occhi e polmoni possano respirare. Una gallery fotografica prova a sviluppare il tema, a mio giudizio riuscendoci abbastanza.

Facile rendersi anche conto che tra il farsi progettare una casa brutta e una bella non c’è grande differenza di costo, come dimostrano la semplicità di alcune delle realizzazioni.

Per la cronaca, la maggior parte di quelle fotografate sono anche efficienti dal punto di vista energetico. Alcune di loro, poi, hanno una semplicità costruttiva esemplare: basta un piccolo appezzamento e la voglia di costruirsi un rifugio e il gioco è (quasi) fatto a un costo molto minore di un appartamento convenzionale in città.

Il menù nel Parco: oggi polpette, avvelenate

Qualcuno ci ha riprovato. Gli orsi sono un fastidio, ma il parco in generale è un fastidio. Pensi che un parco sia un oasi di verde che protegge la natura e fa star meglio l’uomo, ma se giri la medaglia, trovi qualcuno per cui doversi raffrontare con una riserva protetta significa avere dei limiti edilizi, divieti di bracconaggio, restrizioni al pascolo, chiusure al traffico di strade di montagna. Che rovina è?

Ecco allora che nel cuore della riserva integrale del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise il “qualcuno” passa al contrattacco. Come? Polpette avvelenate per sterminare proprio l’animale simbolo della riserva, l’orso.

Poteva essere una carneficina ma, fortunatamente per gli orsi, i bocconi avvelenati sono stati intercettati dopo alcune segnalazioni di avvelenamento di altri animali di piccola taglia. Qualcuno, dunque, ci ha comunque rimesso la vita. Già nel 2007 due orsi e tre lupi si erano scontrati con la triste realtà dei bocconi avvelenati.
All’epoca il Wwf aveva anche messo una taglia, ma nessun colpevole è stato individuato in 6 anni.

Ho sentito allora Dario Febbo, il direttore del Parco. “Abbiamo 42 guardie che si muovono in 21 pattuglie e controllano 53000 ettari. Chi decide di attentare al nostro patrimonio non è facilmente contrastabile, tanto più se si parla di delinquenza organizzata che conosce bene il territorio”.

L’area del Parco è grande come una provincia ma la controllano solo in 42? “Non ci aiuta il fatto che non possiamo neppure fare intercettazioni ambientali – aggiunge – per quanto attraverso il magistrato ci stiamo muovendo di conseguenza”. Per la cronaca, Febbo mi ha precisato che, stando alle prime analisi, il veleno utilizzato sarebbe una sostanza normalmente acquistabile da chiunque in un consorzio agrario. Far morire un orso o un lupo dopo una sofferenza lancinante è davvero facile, dunque.

Non sono un inquirente, ma vorrei davvero appostarmi con le guardie e aspettare, vederli in faccia questi delinquenti senza scrupoli. Se li trovassi, nessuna tortura o prigione. Semplicemente li inviterei a uno di quei pranzi come solo in centro Italia sanno fare. Il menù? Variazioni di polpette, ora so anche dove procurarmi gli ingredienti!

Questo articolo è stato pubblicato anche sull’Huffington Post.

Allenarsi e stare in forma senza noia è un gioco

L’uovo di Colombo a favore di chi detesta fare sport da solo è un’app che ti trova i compagni di allenamento.

Un amico con cui prepararsi alla maratona, la squadra per il volley nella spiaggia dove hai prenotato per la prossima estate, una comitiva con cui pianificare un trekking, uno sfidante di tennis nella città in cui ti sei appena trasferito? Il social network degli sportivi esiste, e magari diventa l’occasione per conoscere gente nuova e infiammare nuove passioni.

Fatti un antizanzare naturale

Contrastare le zanzare in modo naturale si può. Potete farlo direttamente voi o delegare a un amico volante che ne sia ghiotto e che le catturi prima che entrino in casa.

Il fai-da-te:
Potete fabbricare in poche mosse una trappola, vi servono: 200 ml di acqua, 50 grammi di zucchero di canna, 1 grammo di lievito (lievito di pane, che si trova in qualsiasi supermercato) e una bottiglia di plastica da 2 litri.

Procedura:
1> Tagliare la bottiglia di plastica a metà. 
2> Mescolare lo zucchero di canna con l’acqua calda. Lasciate raffreddare. Quando è freddo, versare nella metà inferiore della bottiglia.
3> Aggiungere il lievito. Non c’è bisogno di mescolare. 
4> Posizionare la parte imbuto, capovolta, nell’altra metà della bottiglia.
5 > Avvolgere la bottiglia con qualcosa di nero, meno la parte superiore, e mettere in qualche angolo della vostra casa.
In due settimane si vedrà la quantità di zanzare e le zanzare intrappolate all’interno della bottiglia.

Il fai-fare-a-lui:
Vi serve un pipistrello, meglio due. Ne bastat infatti una coppia per ridurre drasticamente la quantità di fastidiosi insetti in terrazzo e, di conseguenza, all’interno della casa. Praticamente faranno loro il lavoro sporco, ma a proposito di sporco, tenete presente che ci sará sempre un po’ di guano alla base. Un piccolo disagio per un grande vantaggio.

Se siete disgustati dalla proposta, non immaginate di dover convivere con dei piccoli dracula da tenere al guinzaglio in casa. Piuttosto convincetevi che il mettere una bat-box (ne esistono davvero di carine) in un angolo di giardino o in una parte del terrazzo è un rimedio naturale e senza fatica.

Un nido tutto per te (e la tua anima gemella)

Dici nido e pensi subito a qualcosa che ti protegge, che senti familiare, ma che soprattutto si eleva sopra l’ordinario comune.

Ecco, ora declinate l’argomento “nido” con l’idea di uno spazio di relax che può stare agevolmente in un bosco, in un giardino, perfino in un angolo di casa. Sto per mostrarvi le tende “sospese”.

Un paio le ho anche provate: in singolo sono il ritorno alla culla e al senso dell’altalena dolce, in coppia sono uno stimolo alla coccola che si libera nell’aria come il profumo dei fiori.

Ne esistono da appendere ai rami, da appoggiare a terra trasparenti, da fissare ai tronchi, da tendere tra gli alberi, o da lasciare galleggiare in aria come una bolla. Con prezzi che partono da 250 euro sono anche un’idea originale per farsi un regalo.

Fantasmi? Audio e video a Città di Castello

C’è il naturale e c’è il soprannaturale. Convinto del primo, ammetto di essere tendenzialmente scettico sul secondo. Quanto meno, nella circostanza mi faccio  qualche domanda in più. Eppure pare che qualcosa ci sia davvero nel Palazzo Vitelli alla Cannoniera a Città di Castello, nell’alta valle del Tevere.

Rilevamenti audio e video mostrerebbero qualcosa. Le ricerche effettuate incuriosiscono. Non ho esaminato direttamente le prove raccolte, perciò lascio alla sensibilità di chi osserva trarre le conclusioni dal filmato, per certi versi impressionante.

Se non c’è castello o palazzo d’epoca che non conservi una leggenda, e se ogni leggenda ha un suo fantasma, con tutte gli edifici storici che si ritrova, l’Umbria dovrebbe avere una popolazione di fantasmi tra le più sviluppate. Qualcuno ha qualche altro caso da segnalare?