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Il bello della bici: un videomanifesto

Vi siete mai fatti la lista della spesa sui vantaggi della bici?

Ho provato a farla miscelando un po’ di siti. Poi ho frullato con un tantino di passione e del sano senso pratico di paragone con altri mezzi di trasporto di corto raggio.
Sembrerà una sciocchezza, ma alla fine è meglio andare in bici perché:
> è divertente
> si rispetta l’ambiente
> si risparmia denaro
> fa bene alla salute
> non induce mal di testa da traffico
> permette di riconoscersi in una comunità
> si notano meglio le strade e le città, che diventano più belle
> essere ciclista è cool
> pedalare è efficiente e veloce
> ci si dimentica del parcheggio.

Serve altro? Buona pedalata con il Manifesto di Lifecycle.
E con la nostra compagna a pedali, naturalmente.

Ti piace il vino, ma i solfiti?

Quante volte leggendo l’etichetta di una bottiglia di vino ci ha colpito la scritta “contiene solfiti”? La dicitura é obbligatoria e fa subito pensare ad un pericoloso addittivo, ma in realtá l’anidride solforosa é un componente antisettico e antiossidante che permette al vino di maturare in bottiglia. Fare a meno dei solfiti peró é impossibile, visto che sono generati naturalmente dallo stesso vino. Quello che si puó fare é ridurre i solfiti aggiunti. L’eccesso di queste sostanze induce mal di testa e il tetto massimo é fissato dalla legge.
Ora l’enologo Riccardo Cotarella ha addirittura cercato di eliminarli e ha selezionato 26 vini garantiti senza solfiti aggiunti. Presto sará resa nota la lista e gli intenditori avranno un motivo in più per alzare i calici.

Tornado spaventosi e cacciatori di tempeste anche in Italia?

Le immagini del tornado di Moore sono sotto gli occhi di tutti. Impressionano i fotogrammi del fenomeno atmosferico come quelle della distruzione e della solidarietà raccolte nel day after. Ancora di più impressionano i racconti dei superstiti, “un mostro enorme, scuro e spaventoso”, “urlava e veniva incontro lanciando esplosioni”.

Può accadere qualcosa di simile in Italia? La risposta dei climatologi è unanime nel rispondere che è improbabile, almeno con l’intensità manifestatasi in Oklahoma.

La scala di classificazione dei tornado prevede cinque gradazioni, da 1 a 5, e si chiama Fujita. Quello di Moore era di livello F-5. In Italia i peggiori registrati sono stati di categoria F-3. Si riconoscono in questo livello quelli recenti di Modena (lo scorso 6 maggio)  e Taranto (Novembre 2012).

Senza abbandonarsi ad eccessivi allarmismi, chiariamo che improbabile non significa però impossibile, anche se la presenza di una orografia complessa come quella della nostra penisola è un po’ una polizza assicurativa contro il fenomeno. I numerosi e frequenti rilievi, Alpi e Appennini su tutti, sono un ostacolo alla circolazione di masse d’aria imponenti come quelle che hanno generato il mostro ventoso di Moore, che è arrivato ad avere un diametro di vortice di quasi 2 chilometri.

Le zone più a rischio rimangono dunque le nostre pianure. E’ proprio lì che, come in Usa, anche da noi sta crescendo il numero degli storm chaser, gli inseguitori di tempeste. Oltreoceano ne è stata fatta anche una serie televisiva per Discovery. Il progetto dei due extreme meteorologists, come si definisce la coppia di conduttori, è nato da una raccolta pubblica di fondi sul sito kickstarter. Lanciarono un appello a sostenerli e il risultato fu raggiunto. Ora, al primo allarme meteo, si tuffano nelle tempeste con le loro macchine corazzate ad inseguire le nubi e assistere allo spettacolo della natura, anche se alla sua base lascia disperazione e, ogni tanto, morte. I gusti sono gusti.

Questo articolo è stato pubblicato anche sull’Huffington Post.

La danza dei pianeti nel cielo spiegata dal tuo telefonino

C’è una interessante congiuntura spaziale nel cielo dei prossimi giorni. Da oggi fino al 30 maggio guardando in direzione nordovest possiamo vedere Mercurio, Venere e Giove danzare vicini vicini nello stesso settore della nostra visuale.

Ovviamente il concetto di vicinanza è solo ottico: quei cinque gradi di angolazione che racchiudono i tre corpi celesti, in realtà distanti tra loro milioni di chilometri, saranno visibili al tramonto nelle fasi di crepuscolo che seguono alla scomparsa del sole dietro l’orizzonte. Buoni strumenti per godersi questi spettacoli astrali sono le App di lettura della volta celeste. E’ come andare in giro con un astronomo in tasca. Personalmente uso Star Walk (costa 2,69€) ma in commercio ne esistono altre, come ad esempio Solar Walk, limitato al solo sistema solare.

Basta toccare lo schermo dopo aver puntato il telefonino verso il cielo per scoprire i nomi degli astri che abbiamo di fronte, ingrandire il corpo celeste scoprendone le caratteristiche, invertire addirittura la posizione e osservare come ci vedrebbe dallo spazio un ipotetico osservatore piazzato proprio sopra di noi.

Il consiglio è quello di sdraiarsi su un prato al tramonto e lasciarsi guidare alla scoperta delle stelle, puoi davvero sentirti uno star trekker senza essere costretto a lasciare la terra. Col corpo, la mente è un’altra cosa.

Una camminata da 2 milioni di anni

Siamo in cammino da due milioni di anni. Se non vi sentite troppo stanchi, metabolizzate anche l’informazione che siamo tutti africani. Sì, più o meno 90.000 generazioni fa, i primi gruppi di ominidi lasciavano le zone fertili dell’Africa per incamminarsi verso il supercontinente eurasiatico.

Trascorse ancora molto tempo perché altri gruppi, più evoluti, seguissero lo stesso cammino per raggiungere, in capo a qualche altro migliaio d’anni, l’Europa. Le testimonianze dei primi disegni nelle grotte (30/25.000 anni fa) e della scrittura (4.500) sono praticamente storia recentissima.
Per il resto del racconto vi invito a visitare Homo Sapiens, la mostra sul lungo cammino dell’uomo nel Broletto di Novara. Il percorso non é dei meglio allestiti ma la suggestione c’é tutta, supportata da modelli, reperti e video della National Geograpghic.
Ci sono delle curiositá poco note come il modello dell’uomo di Flores. Il nome deriva dall’isola dell’Indonesia dove sono stati trovati i resti di questo ceppo di Homo che non superava il metro di altezza e sarebbe sopravvissuto fino a tempi relativamente recenti.
Se vi sentite pronti per una passeggiata di due milioni di anni, buona camminata.

Dalla lattina al monopattino, il riciclo spiegato ai bambini di tutte le età.

Dalla De Agostini e A2A un esempio curioso di divulgazione dell’ecologia. Il target è quello delle scuole, ma il linguaggio è gradevole anche per gli adulti.

Fatevi un giro, serve solo una decina di minuti, dopo i quali vi sarà tutto più chiaro sul perché è importante differenziare i rifiuti. Attenzione alle schede: divertendo, forniscono informazioni reali.

Montecristo, cercasi guardiano del tesoro

Sarà per il celebre conte protagonista del romanzo di Alexandre Dumas, o per la fama di luogo inavvicinabile in quanto riserva integrale, o ancora per la leggenda di un favoloso tesoro celato in una sua grotta, l’isola di Montecristo è tra i luoghi più affascinanti del nostro paese.

Questo scoglio di granito alto 645 metri si estende per circa 13 chilometri quadrati al largo dell’isola del Giglio ed ha la caratteristica di essere stato presidiato da un guardiano quasi ininterrottamente dal 1890. Il guardiano era una figura di riferimento sia per i forestali che pattugliavano l’isola che per i ricercatori che di tanto in tanto approdavano qui per motivi di studio.

Da oggi però, causa Spending Review, basta guardiano. Montecristo torna ad avere un motivo di fascino in più.
Sull’isola si trovano resti di fortificazioni e di un monastero benedettino, le uniche costruzioni sono quelle a Cala Maestra: la casa del guardiano e la Villa, testimonianza di quando l’isola era una riserva di caccia dei nobili che la possedevano.

Su questa terra, dove è vietato pescare, pernottare e sbarcare senza permesso, si può accedere solo con l’autorizzazione speciale del Parco dell’Arcipelago Toscano.

3 minuti in pausa pranzo: da botolozzo obeso ad atleta, per natura

Della storia di Christian Schiestier se ne è parlato già negli ambienti dei runners, ma molto poco fuori dal mondo dello sport. Eppure la storia non manca di suscitare curiosità. Fumatore incallito, sovrappeso, pigro, ha iniziato a muoversi diventando un atleta di fama.

Potrebbe quasi essere la prova che chiunque può farcela, ma non è questa la parte del messaggio che interessa di più. Nel suo filmato, dove è testimonial di Asics, ci racconta che alla base del suo stimolo a reagire è stata la considerazione che sentiva che la sua vecchia vita era un “andare contro natura”.

Vuoi l’auto ecologica? Pedala e attento alle eco-frottole!

C’era una bellissima pubblicità di auto in circolazione qualche anno fa (guarda lo spot). Ti decantava il potere di un catalizzatore efficiente, il basso contenuto di solventi delle vernici, la riciclabilità di certi componenti, ma alla fine ti avvertiva che, comunque, per l’ambiente non avresti mai fatto abbastanza. Così il nostro aitante possessore di auto che avevamo visto entrare in garage in tuta e racchetta da tennis se ne esce felice con una cigolante bicicletta. Geniale! “Non vuoi inquinare? Vai in bici! ” era il messaggio.

In Italia non ha funzionato perché i tempi non erano ancora maturi o forse perché qulalche brianzolo finito al marketing avrà obiettato ai creativi “ma non si vede il prodotto”! “Ok: mai discutere con un imbecille” avrà allora pensato il nostro pubblicitario, che avrà così ripiegato con un bella idea anni 80 dove la topona della Milano da bere era attratta  dalla grossa cilindrata (del motore, s’intende, cosa avevate capito?). Adesso i tempi sono un po’ cambiati, ma c’è ancora parecchia confusione su cosa è ecologico e cosa no. I pubblicitari, in questo, ci mettono del loro.

Legambiente ha stilato un ecolista per raccapezzarsi in un mercato dove sembra che tutti abbiano un’anima verde, quando non è proprio così.

Chi vuole davvero saperne di più e desidera arrivare preparato da un concessionario pronto a venderti la versione catalitica della propria mamma, trova un buon manuale per riconoscere un’auto con i parametri ecologicamente corretti, cioè:
> Consumo di carburante
> Emissioni di CO2 per chilometro 
> Indicatore di inquinamento atmosferico
> Indicatore di rumore effettuate in accelerazione
> Indicatori sanitari e ambientali (produzione di cancerogeni, di ossidi d’azoto, polveri sottili, idrocarburi incombusti, che causano danni alla salute e all’ambiente).

La guida non è aggiornata agli ultimissimi modelli, ma intanto è come avere una buona bussola da consultare per orientarsi nella giungla degli spara-ecofrottole.

Leggendo in giro si scopre che se l’auto è piccola non conviene né il diesel (fa eccezione, pare, la Smart) né l’ibrido, ma un buon modello a benzina che faccia la sua bella figura nel consumare meno e meglio in proporzione al peso limitato dalla vettura.

Sfatiamo qualche mito.
Perchè solo adesso si fanno le ibride?
La tecnologia di un motore termico (praticamente una stufa che usa solo il 15% del proprio potere per il movimento, come ben spiegato qui, abbinata a un propulsore elettrico è da anni impiegata con successo su navi e treni. Nell’auto non si è usato fino ad ora perche dovevamo consumare di più per pagare più i produttori di benzina e più tasse allo stato (ma questo non si può scrivere e voi non l’avete mai letto).
Nella classe media e alta, numeri alla mano, è meglio viaggiare ibrido, unendo un normale motore termico a uno a batterie. Toyota è leader in questo settore con una gamma di auto che sono pure gradevoli, lo preciso perché solo qualche anno fa se proponevi a qualcuno di prendere una elettrica o una ibrida ti sentivi rispondere neanche tanto educatamente un “prendila tu!”.
Ce l’ho grossa ed è più efficiente.
Non facciamoci prendere in giro da chi racconta che le auto grosse hanno motori efficienti che inquinano meno. E’ vero solo in piccola parte, ma c’è un dato che parla su tutti: i grammi di CO2 al chilometro, guardateli subito e convincetevi che tra un cardenzone (SUV o non SUV) e una macchina media passa un’enormità di polveri sottili e  CO2 nell’aria. E non sto ancora considerando il fatto che una macchina grossa porta via più parcheggio, crea più traffico e cose così.

Meglio 100% elettrico?
Premetto che personalmente non sono ancora convinto del 100% elettrico, almeno finché non mi spiegheranno bene cosa faremo delle batterie al termine del ciclo vitale di cinque anni.
Chi proprio fosse spinto dal vento eco verso il tutto elettrico sappia che molto di quanto dichiarato dal produttore dipende dallo stile di guida. Ho guidato la stessa macchina (una Mitsubishi I-on, uguale agli omologhi modelli di Citroen e Peugeot. In differenti condizioni per scoprire che con un primo  pieno di corrente ho potuto percorrere gli 86 km di autonomia dichiarata e  un secondo pieno ben  146.
Tra le piccolissime, oggi c’è anche la Smart e la ancora più piccola italianissima Zero NWG.

La via è imboccata, ora speriamo che il progresso sia abbastanza svincolato dai petrolieri  e segua almeno in parte la velocità evolutiva che hanno conosciuto i computer: abbiamo in un telefonino la stessa capacità di calcolo di un computer evoluto di decenni fa ma, facendo le dovute proporzioni, le macchine sono mediamente rimaste agli anni 60. Ancora troppo poco per dissuadermi a preferire la bici al posto dell’auto quando vado in garage.
Questo articolo è stato pubblicato anche sull’HuffingtonPost.