Il volo in punta di becco

Un cucciolo di pellicano perde i genitori dopo una tempesta ma è adottato dal centro di Greystoke Mahone in Tanzania. La confidenza con il personale cresce al punto che la sua storia e l’apprendimento del volo sono ripresi da una angolazione molto particolare.
La storia di come il grosso pennuto (i pellicani adulti superano  i 10 kg) è stato riabilitato è anche riportata nel blog. Da come vola si direbbe che siano riusciti a piazzare la camera in modo non invasivo sul becco. La protuberanza che serve agli uccelli per nutrirsi in certi punto è molto vascolarizzata e un tentativo maldestro di fissare l’apparecchiatura avrebbe provocato grandi dolori a questo cameraman d’eccezione.

La barca-serra dell’ecovelista

Cosa succede quando un’anima ecologista decide di andare per mare tra le isole deserte del golfo del Bengala?

Alla domanda ha risposto Coretine de Chatelperron, un trentenne ingegnere che si è costruito una barca con tela di juta e resina, ha installato a bordo una piccola serra, un dissalatore, un bidone-fornello e una voliera per due galline. L’esperimento è riuscito e ora il nostro ecomarinaio sta pensando a una barca che regga il viaggio fino in Europa. Buona navigazione.

Non tutti i giochi (russi) vengono per nuocere

Alla vigilia dei giochi di Sochi circolavano notizie pesanti sui cani. Raccolti, concentrati e uccisi senza scrupoli per liberare le strade. Evidentemente non tutti, perché si è mosso qualcosa su almeno tre fronti.

La snowboarder Lindsey Jacobellis tornerà senza medaglie ma con un grazioso cucciolone. Le farà degna compagnia lo freestyler Gus Kenworthy che non ne adotterà uno ma cinque, una mamma coi suoi cuccioli.

Le due notizie seguono il gesto del miliardario russo Oleg Deripaska, magnate dell’alluminio che ha destinato un congruo gruzzoletto per costruire un canile rifugio.

Ci hanno detto “O ci sbarazzate i cani da tutto il villaggio olimpico o li ammazziamo tutti”, ha dichiarato al New York Times una delle attiviste incaricate da Deripaska. 

Siccome non è giusto fare di ogni erba un fascio, è giusto chiarire che non tutti i russi sono cinofobi.

Diverse fonti riportano che a parecchi non era andata giù l’idea che le autorità potessero sterminare tutti cani adducendo “motivi di sicurezza” per il pubblico delle olimpiadi. Una lettera ufficiale era stata anche mandata a Putin, che non esita a farsi fotografare in compagnia del suo Koni, oggi molto anziano e diventato perfino un caso nazionale per i problemi di salute. L’appello era completamente caduto nel vuoto, perfettamente in linea con la freddezza dell’ex capo del KGB.

Ucraini e gay sono avvisati, al Cremlino non ci si impietosisce.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Il miracolo del randagio

Della pet therapy abbiamo sentito parlare spesso, decantata come un toccasana in casi di stress o disturbi della psiche. Affiancarsi a un animale da compagnia aiuta, ma nel caso di Frase Booth, 4 anni, si è andati ben oltre. I medici non avevano lasciato speranze: dai 18 mesi il bimbo ha dimostrato i sintomi dell’autismo, un lento inesorabile isolamento in un mondo penetrato solo da pochi e descritto amabilmente da Fulvio Ervas nel suo libro “Se ti abbraccio non aver paura” (Marcos y Marcos).

Nel testo, basato sulla storia vera, un’avventura in moto è l’inizio di una grande esperienza. Nel caso di Frase, è successo invece grazie all’incontro con Billy, un gatto randagio capitato quasi per caso nella vita della famiglia.

La breve intervista alla mamma su YouTube chiarisce tutto in pochi minuti e con immagini che lasciano a bocca aperta. Soprattutto dimostra come il tesoro di una amicizia possa avere risvolti straordinari. E davvero non importa se si hanno due o quattro zampe.

L’isola dei conigli felici

Vi piacciono i conigli? C’è un soffice comitato di accoglienza pronto a festeggiarvi se sbarcate a Okunoshima.

Si tratta di un’isola giapponese non distante da Hiroshima e ha un passato non piacevole da ricordare. Il suo suolo, tra il 1929 e il 1945, fu utilizzato per esperimenti di varia natura tesi a verificare gli effetti sulla popolazione dopo le contaminazioni. Non esistono informazioni precise se si trattò di chimica o altro.
Di fatto in seguito furono liberati anche 8 conigli, che però trovarono condizioni ideali per proliferare, tant’è che oggi l’isoletta è una specie di paradiso per i suoi paffuti abitanti e per i turisti che sono ben lieti di far loro compagnia.

World Press, fantascienza della disperazione

Meravigliosa la foto che ha vinto il World Press Photo del 2014. Fu scattata nel 2013 da John Stanmeyer e raffigura un gruppo di migranti appena sbarcato a Gibuti. Il telefono alzato al cielo in cerca di segnale sembra un fotogramma da un film di fantascienza, un modo di comunicare col cielo di una razza appena sbarcata su un mondo nuovo. Per i protagonisti ritratti la realtà, probabilmente, non è tanto diversa.
Come al solito, altissimo il livello degli scatti, molti dei quali nati nei mirini dei fotografi di National Geographic.

Attacco alla vetta, in città

Due ragazzi russi, il secondo edificio più alto del mondo, una cavalcata verticale di oltre 600 metri.

Nel cuore di Shanghai, i due ninja urbani hanno scavalcato la recinzione del cantiere prima dell’alba e hanno iniziato la loro scalata per bucare le nubi della capitale economica cinese. Con le telecamere sulla testa, il risultato è un video di pura adrenalina dove non si riesce a non tremare quando i due raggiungono la passerella finale a sbalzo sul nulla. 

Marius, giovane e sano ma dato in pasto ai leoni

Succede che se sei giovane e non vogliono che ti riproduca ti uccidono e ti danno in pasto ai leoni.
Siamo nello zoo di Copenaghen e la macellazione è diventata anche uno spettacolo. Le immagini sono cruente. Ovvio che in natura sarebbe potuto capitare che un cucciolo di giraffa incappasse in un branco di leoni, ma così non mi sembra un bel messaggio dato a chi frequenta lo zoo, sul quale ci sarebbe già peraltro da discutere.

Microdizionario dei gesti italiani

E’ on line un microdizionario della gestualità italiana. In due minuti e mezzo i segni del linguaggio universale italiano (universale = ogni abitante del Bel Paese, me compreso, si aspetta sia compreso dal resto del pianeta) sono illustrati dai protagonisti delle campagne di Dolce e Gabbana. Lo ammetto… non mi sarei mai aspettato di dire a loro due: «grazie, divertente». La lezione di oggi che mi ripeto è “mai dare nulla per scontato”.