Ma Obama sapeva?

Continuano a diffondersi le rivelazioni di Snowden. La NSA (National Security Agency) ha monitorato le comunicazioni tra i delegati dei 195 paesi partecipanti alla conferenza per i cambiamenti del clima del 2009 in Copenaghen. Lo scopo della conferenza era la negoziazione delle misure per cercare di contenere l’emissione in atmosfera dei gas ritenuti responsabili dell’effetto serra. Il meeting era anche il primo evento del genere dalla elezione di Obama e per questo ci si aspettava un netto segnale di cambiamento.
Tutte le altre nazioni sviluppate avevano già sottoscritto il protocollo di Kyoto del 1997, mentre gli Stati Uniti sono rimasti il più grande produttore di gas (37% sul totale mondiale) dopo l’entrata in vigore degli impegni di Kyoto nel 2004. Le due settimane di confronto avrebbero dovuto permettere il raggiungimento di un accordo che avrebbe incluso, oltre agli USA, anche la Cina, l’India e gli altri paesi dove l’incremento delle emissioni continua a rimanere preoccupante.
Sono ben cosciente che gli Stati Uniti ci hanno tolto parecchie castagne dal fuoco in passato, ero entusiasta all’indomani della elezione di Obama, condivido perfino l’idea che, a volte, la ragion di stato e la sicurezza rendono necessarie misure cautelari, ma non capisco davvero la ragione del mettersi a spiare il convegno anziché lavorare alacremente per raggiungere un risultato che dovrebbe essere nell’interesse di tutti. A questo punto, dopo le dichiarazioni della campagna elettorale, la domanda è “Obama sapeva?”.

Il salto più alto dell’umanità

Non è proprio come buttarsi da un satellite, ma il panorama da lassù deve essere stato parecchio bello. La terra, forse, sembrava piccola là in basso e l’uomo davvero una formichina. L’angolazione è inedita e trasmette un po’ il pathos dell’impresa avvenuta nell’ottobre 2012. Qualche numero: Felix Baumgartner si è lanciato da quasi 40 km, la salita col pallone ha richiesto tre ore, nel tuffo di 10 minuti il corpo ha superato mach 1.

19 scatti per una storia

Tutti quelli che vivono o hanno vissuto una storia sanno cosa significhi sfogliare un album di fotografie. La cosa sorprendente è che non c’è distinzione se i protagonisti sono molto diversi tra loro. Il fotografo giapponese MiYoki Ihara ha chiesto alla nonna di documentare il suo caso di convivenza lungo ormai 13 anni. Quella dolce atmosfera quotidiana che sa di famiglia si respira già dal primo scatto.

Mettersi in casa un po’ di natura e originalità

Molte sono idee pazze e/o dai budget esagerati, ma qualcosa di interessante c’è in questa lista per rendere originale il nostro spazio.
Un lampadario che trasforma le pareti in un bosco incantato o una parete di verde verticale con gli aromi per la cucina, un letto amaca per cullarsi o una scrivania nella sabbia per il micromassaggio plantare, una scala libreria o una superpasserella per gatti?
Un pizzico di fantasia, lo spazio giusto e il gioco è fatto.

La foca che muore è un brutto segnale

Si intensificano nell’Oceano Pacifico ritrovamenti di foche gravemente malate o morte. Se in un primo momento il fenomeno si riteneva essere una delle drammatiche conseguenze del disastro di Fukushima, ora pare che le cause dell’epidemia possano essere altre, comunque imputabili all’azione dell’uomo.

I sintomi che portano alla morte, e che sembrano riguardare anche alcuni esemplari di trichechi, sono acqua nei polmoni, ingrossamento del cervello nella scatola cranica, anomalie nel fegato, perdita del pelo e lacerazione della cute fino a scoprire il muscolo. Tutte patologie che portano alla morte dopo atroci dolori.

Escluse momentaneamente le radiazioni, non c’è da stare tranquilli. I ricercatori puntano il dito su fattori di stress e intossicazione da tossine, effetti legati anche alle conseguenze del cambiamento del ghiaccio e di certi fattori climatici. Le immagini che ci arrivano non lasciano sperare una soluzione a breve. Le cause potrebbero essere troppe.

C’è un segnale preoccupante che volenti o nolenti prima o poi dovremo cogliere: radiazioni o no, prima o poi tutto quello che produciamo o trasformiamo finisce in mare. Dal mare, però, è uscita anche la vita che ha iniziato l’avventura sulle terre emerse, di cui la civiltà contemporanea è solo l’ultima scena. E se adesso proprio dal mare iniziasse a uscire la morte, sapremmo capire in tempo la lezione?

Il cucciolo e il gigante

Certi spot pubblicitari sarebbero da incorniciare.

Nell’era della volgarità, i marketing manager di questo filmato sarebbero da premiare per il messaggio dove solo sfiorano il prodotto nell’ultimo istante per lasciare tutto il tempo ai valori. Amicizia, fedeltà, affetto … aggiungete quello che vi pare, lo merita. Tecnicamente è anche una storia ben scritta, oltre che ottimamente girata. Date un’occhiata al backstage per capire quanto i cuccioli si sono divertiti.

La mutazione della doppia testa

Succede anche che per una mutazione genetica o per un errore nello sviluppo del feto nasca un vitello a due teste.

Il caso non è così infrequente in natura, la causa più probabile è il mancato sviluppo di due cellule distinte che avrebbero dovuto formare due gemelli.

Raramente il vitellino sopravvive però, subentrando complicazioni e non essendo “conveniente” mantenere in vita un esemplare così speciale.

Una minivilletta a 180 euro!

Sembra davvero la casa degli hobbit e il livello di artigianalità ci si avvicina, ma ha tutto quel che serve per una persona e soprattutto è realizzata con materiali di scarto e di riuso. Il proprietario sostiene di aver pagato i materiali di costruzione meno di 180 euro ed è orgoglioso di averla affittata a un vicino contadino facendosi pagare la quota mensile in latte.

Ringrazio Susanna Mambretti per la seganalazione.

20 minuti per non dimenticare

Oggi è la Giornata della Memoria.
Per capire davvero, oltre a tutto quello che già sappiamo, facciamo un piccolo esperimento. Guardate l’orologio, calcolate 20 minuti da questo istante, poi leggete il foglietto giallo, immaginate che ve lo abbiano consegnato uomini armati e immaginate che in questi 20 minuti il vostro mondo debba essere chiuso in una valigia e pronto a un viaggio quasi sicuramente senza ritorno.
70 anni fa questo biglietto, sebbene dai toni pacati e incoraggianti, era una sorta di ordine di esecuzione a morte.

La data è il 16 ottobre 1943.
Il foglietto contiene le istruzioni impartite durante rastrellamento nazista al ghetto di Roma.
1022 partirono per Auschwitz.
200 erano bambini.
16 solamente sono quelli tornati.
Non illudiamoci se non siamo ebrei, dissidenti, omosessuali, zingari. Chi esercita la violenza è accecato e può trovare in ogni momento una ragione per puntarci un’arma addosso.
La storia è ciclica e può ripetersi, facciamo girare, facciamo che non ricapiti. Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post. Il foglio è tratto dall’archivio Di Veroli, ringrazio Andrea di Stefano per la segnalzione.