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Nel disastro del maltempo, anche il web fa acqua
Il ciclone che si è abbattuto in Sardegna, i nubifragi in Abruzzo e Calabria, le catastrofi spesso dovute ai dissesti provocati dall’uomo, continuano a totalizzare vittime e danni ma le istituzioni snobbano quasi completamente la possibilità di utilizzare i social per lanciare gli allarmi. Nessuna pretesa di eliminare il danno, ma se una twittata avesse anche solo il potere di salvare una vita, come altrove è successo, perché non usarla?
Sappiamo che certe aree sono davvero messe male per una pianificazione dissennata e interventi casuali e azzardati, ma non è ora di usare i dati già esistenti sulle aree a rischio per sensibilizzare la popolazione locale avvisando attraverso il telefonino (ognuno di noi ne ha uno in tasca) che qualcosa di grave sta per succedere?
Il problema non è solo sardo, abruzzese o calabrese. Il resto dell’Italia non è messo meglio. Nel vuoto brillano le regioni e i comuni. Non parliamo di risorse ingenti per costituire l’ennesimo carrozzone nel deserto, basterebbe solo un volenteroso come non ne mancano per mettersi a raccogliere gli allarmi meteo e diffonderli con i tweet. Non sembra davvero difficile.
Anche le vacche (quelle dei campi) ballano
Prima che qualcuno inizi a scaldarsi con un “ecco il solito animalista rompiscatole” premetto che non sono vegetariano e, pur senza abusarne, mi piace mangiare carne.
Precisato questo, circola in rete un filmato che dimostra che gli animali, perfino quelli destinati alla nutrizione umana, hanno diritto ad essere felici durante la loro vita e riescono a dimostrarlo. Date un occhiata a queste mucche.
Erano destinate al macello dopo qualche anno di vita di stalla. Il fattore, spinto dalla richiesta del figlio, rinuncia alla scelta del macello per restituire alla mandria la libertà in un prato. Il risultato: le mucche si sono messe a danzare dalla felicità. Le immagini sono davvero eloquenti.
La scelta può essere applicata a polli, conigli, maiali. La carne è già un pesantissimo costo ecologico che richiede quantità di risorse esagerate rispetto ad altre tipologie di alimenti. La responsabilizzazione nel consumo passa dal non abusarne e, dopo filmati come questo, anche dall’accertarsi che l’animale abbia almeno avuto una esistenza felice.
Alberi come opere d’arte
Un albero, in certi casi per la natura, e a volte per la cura dell’uomo, può diventare un’opera d’arte.
Alcuni alberi, poi, sono veri e propri monumenti vegetali, uno spettacolo che diventa la meta di una visita e, a volte, anche un luogo del cuore.
Il tuffo di Assad nel mare pattumiera
La Siria distruggerà il proprio arsenale chimico. In mare. Avete letto bene. Il piano sarebbe americano. Dopo il “no” dell’Albania ad ospitare sul proprio territorio le operazioni di bonifica (e, lo ammetto, sono curioso di sapere dove sarebbero stati gli impianti per rendere innocuo il micidiale Sarin a così pochi chilometri da noi) l’opzione dei super-controllori a stelle e strisce sarebbe quella di rendere le sostanze chimicamente inerti su piattaforme o navi in acque internazionali.
Pensi alla posizione della Siria e rifletti che il mare più vicino è… già, il Mediterraneo. In alternativa ci sarebbe un sistema mobile sofisticato basato sull’idrolisi. L’unico ispettore italiano tra gli osservatori è l’ingegner Silvestro Mortillaro.«È una tecnologia che non conosco – afferma il tecnico – La distruzione in mare è una tecnologia impegnativa, ma permetterebbe di aggirare le proteste ed è un grosso vantaggio se si ha fretta.»
La fretta non è mai una buona consigliera però.
I residui del processo di distruzione, tra cui la diossina, possono finire in mare e nella catena alimentare degli oceani – precisa Jean-Pascal Sanders, esperto dell’EUISS, l’agenzia per la sicurezza europea.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Lo tsunami di ghiaccio
Non è il titolo di un film dell’orrore ma quanto successo in un’area particolarmente fredda degli Usa. Un’ondata anomala di basse temperature ha fatto sì che le acque del lago Michigan siano esondate ghiacciando all’istante e arrivando a coprire le case sulle coste. L’effetto della materia che incessantemente cresce e procede fino a inghiottire le costruzioni si commenta da solo.
Non ci si stupisca se non si nota una bava di vento e la gente sia tranquilla e senza imbottiture. Stando agli esperti, il fenomeno che ha innescato la valanga orizzontale potrebbe essere avvenuto al largo, manifestando così a distanza l’effetto catastrofico.
Se qualcuno vede un giocattolo anziché un rifiuto
I bambini imparano a riciclare costruendo i giocattoli dagli scarti e dai rifiuti.
La storia arriva da Aversa e credo meriti la massima considerazione.
Dal Blog di Mario Schiavone, che ringrazio per la segnalazione:
Cari amici, vi prego di diffondere in modo massiccio e largo questa locandina del Laboratorio Creativo per Bambini…perchè ad oggi nessuno ha ancora aderito a questa iniziativa iscrivendo il proprio figlio, nipote o altro bambino interessato a costruire giocattoli riciclando i materiali che ci circondano. L’intenzione è quella di “sensibilizzare” anche i bambini al tema del riciclo ambientale: permettendo loro, anche pochi, di stare con noi 3 ore mentre spieghiamo l’ora come costruire cose con quella che a tutti pare solo monnezza fastidiosa da lanciare nello spazio a ogni costo. Grazie in anticipo a tutti, campani e non. ps Questa preghiera è indispensabile: se non si raggiunge il numero minimo di 5 bambini…saremo costretti ad annullare questa iniziativa. http://inkistolio.wordpress.com/2013/11/25/inkistolio-presenta-laboratorio-per-bambini-sfruttare-i-rifiuti-per-costruire-giochi/
Bici, la prossima rubata non sarà la tua se…
La FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ha condotto la prima indagine nazionale sui furti di biciclette e ha appena presentato i risultati in un convegno a Milano. La ricorrenza era il 65° anniversario della prima proiezione del capolavoro di Vittorio De Sica “Ladri di Biciclette“.
Leggendo l’analisi svolta si scopre che quello del furto di pedali è un fenomeno che genera ogni anno un danno di 150 milioni di euro all’economia del Paese e che solo il 40% delle vittime sporge denuncia. Sono cifre che impressionano: ogni anno, nel nostro Paese, il parco bici circolante di quattro milioni subisce 320.000 furti. Cioè 12 bici ogni 100 son quasi sicure di prendere strade diverse da quelle scelte dai loro legittimi proprietari.
Un dato curioso: per i ciclisti italiani la paura di essere derubati è seconda solo a quella di essere investiti. Dunque, per moltiplicare il numero dei ciclisti e per sostenere i progetti di mobilità sostenibile e tutela ambientale, al pari delle piste ciclabili è indispensabile occuparsi seriamente anche dei ladri di biciclette.
Secondo i dati di FIAB, non funziona pensare “se rubano più bici aumenta l’indotto di settore” perché chi ha subìto un furto è più incline ad acquistare una bici a basso costo e di inferiori standard di sicurezza, spesso proveniente da mercati extraeuropei. In alternativa, si tende a rivolgersi al mercato dell’usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo così al reato di ricettazione.
Il problema della non-denuncia rallenta i provvedimenti del legislatore. Il caso di Bologna è emblematico: su 240 questionari compilati, i furti subiti sono stati 275, più di una bici a testa, ma le denunce solo state solo il 27%. Nei capoluoghi dove muoversi su due ruote è un’abitudine diffusa e dove è presente un sistema di identificazione delle bici, l’indagine mostra un atteggiamento più responsabile dei cittadini: a Padova, ad esempio, il 68% ha esposto denuncia, mentre a Reggio Emilia si arriva addirittura a un 89% di furti denunciati.
Per contrastare il fenomeno della delinquenza a due ruote, FIAB propone un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come per altro avviene in molti altri paesi europei. La via ipotizzata è la marchiatura indelebile del codice fiscale del proprietario sulla bicicletta, perché offre una serie di vantaggi facili da ottenere. Si tratta di un database già esistente nel nostro Paese e che offre l’identificazione immediata del proprietario e la possibilità di restituire il bene mobile, facilita la gestione intelligente delle bici sequestrate, ora inevitabilmente ammassate dei magazzini comunali, disincentiva il furto e il riciclaggio, incentiva la denuncia del furto della bicicletta, facilita l’abbinamento della bici al suo proprietario in qualunque luogo del nostro Paese.
Pare insomma, secondo la FIAB e la logica, che la punzonatura possa aiutare. Nel mentre, esistono le solite buone vecchie precauzioni del lucchetto robusto e del buon senso.
Scarica qui il pieghevole FIAB gratuito “Come rendere la vita difficile ai ladri di bici”.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.
Due foto, due crudeltà, ma la bestia è una sola
Queste sono due immagini “rubate” alla mostra fotografica realizzata in collaborazione con la sezione documentaria della BBC e dal Natural History Museum di Londra.
Vi chiedo di guardarle bene. In entrambe ci sono due vittime. Focalizzate la vostra attenzione sugli sguardi.
Sì, c’è quello delle vittime. E c’è quello degli aggressori.
La differenza sta in questi ultimi. Gli aggressori sono tutti giovani. I cuccioli felini nella savana stanno imparando la legge della natura, la madre ha appoggiato la giovane gazzella lì per insegnare loro a cacciare. Nel trasportarla, il genitore della cucciolata si é premurata di non farle del male.
Il bambino invece sta torturando gratuitamente la scimmietta semplicemente perché nessuno gli ha mai insegnato il valore di una vita. Probabilmente non ha mai letto un libro, altrettanto probabilmente nessun adulto ha mai spiegato lui cosa differenzia gli uomini dagli animali. Quella scimmietta ha lo stesso sguardo terrorizzato che potrebbe avere un uomo. Il bambino invece ha lo sguardo fiero, quello di chi é sicuro che sta facendo qualcosa di cui essere orgoglioso. Potrebbe tranquillamente essere altrettanto crudele con un suo simile, imbracciando un fucile o un macete.
Alla fine, le due foto mi confermano che le bestie non sono gli animali.
Mezza provincia di Milano galleggia in Antartide
Un iceberg grande come metà provincia di Milano (circa 710 km quadrati) si è staccato dall’Antartide mettendo in allerta i centri di controllo della navigazione nell’emisfero meridionale.
Il distacco è stato monitorato dall’ottobre 2012 ed è avvenuto gradualmente con una spaccatura simile a un crepaccio. Il “ghiacciolo” ci metterà un bel po’ a sciogliersi, ecco perché è stato lanciato un segnale di allerta a tutti i natanti nella zona. L’evento non va necessariamente interpretato come un segnale di evoluzioni climatiche, fenomeni simili sono abbastanza frequenti, anche se le dimensioni di questo iceberg sono decisamente eccezionali. In questi casi, quello che preoccupa non è tanto la parte visibile, quanto le dimensioni della parte immersa, attualmente non ancora monitorata. I naviganti sono avvisati.
Il distacco ha anche un paio di risvolti naturalistici. Una massa di ghiaccio di queste dimensioni è in grado di influire il microclima dell’area in cui insiste e può in certi casi essere un natante per portare forme di vita, nel caso ce ne fossero, lontane dal luogo di origine.