Non spaventarti, fatti un controllo

Sulla scia dei filmati combinati coi cartelli, un bel messaggio sensibilizza in modo provocatorio la necessità del controllo sul cancro al seno. Nello spot, sono coinvolti anche i maschietti.

In alcuni paesi, tra cui la civilissima Nuova Zelanda, la censura ha colpito pesante impedendone la divulgazione. In Italia, temo di conoscere la reazione se qualcuno iniziasse mai a programmarlo.
Eppure, è dimostrato, il cancro al seno, quanto prima lo si individua e tanto più probabile è il successo della cura: “Quando il tumore è scoperto in una fase precoce, la percentuale di guarigione è vicina al 98%”, conferma Alberto Luini, medico senologo dell’AIRC. Meglio due tette in più TV per parlare di prevenzione o dei decessi che, presi in tempo, potevano essere evitati?

Quanto di più vicino al volo spaziale potrai provare

Questo è il primo weekend di programmazione di Gravity, il film di Alfonso Cuaròn con Sandra Bullock e George Clooney, astronauti nello spazio prossimo al nostro pianeta.

L’ho visto ieri alle anteprime, invogliato dall’argomento a immergermi in una poltrona di una sala IMAX 3D. Andateci, se potete, ve lo consiglio. Se avete un cinema attrezzato in zona, investite anche nel 3D, perché è quanto di più vicino a una missione spaziale potrebbe capitarvi di vivere. Non solo. E’ anche uno degli spettacoli dal più forte messaggio ecologico a cui abbia mai assistito. Sul punto di vista cinematografico, non sono un critico e cito volentieri chi è più titolato di me.
“Per ritrovare tanta forza espressiva in un film di fantascienza – dice Curzio Maltese citando Ridley Scott – bisogna tornare al mitico Blade Runner. E in Gravity si vedono cose che noi umani non potevamo immaginare.”

Piuttosto mi concentro sul messaggio, stupefacente, lanciato dal regista che è anche l’autore della sceneggiatura. Per la quasi totalità del film si vede galleggiare l’astronauta Bullock con la Terra sullo sfondo e vi sembrerà di essere lì con lei. Il silenzio è, a tratti, assordante. Sono un bambino, lo ammetto, ma veder nel mezzo della sala l’astronave e sullo schermo la Terra, cambia il tuo punto di vista.

Ogni cosa là fuori può essere una minaccia e la presenza del pianeta azzurro rassicura. Il lieto fine non è affatto scontato e l’ultima scena riesce a sorprendere per la sensorialità di una mano, che non posso qui rivelare di chi sia, che affonda le sue dita nel fango. Continuo con Curzio Maltese, nel punto in cui il critico e il documentarista si incontrano.
“Sbalorditivo nell’avvio, noioso nella parte centrale – dissento ma rispetto –  Gravity si risolleva con un finale stupendo…all’insegna di una salto all’indietro dalla fantascienza alle origini della specie.”
Il messaggio, potente e irrevocabile, davvero difficile da non riuscire a cogliere: attenti ragazzi, vista da lassù la Terra con la sua atmosfera è l’unico grembo in grado di ospitarci e proteggerci. Se indeboliamo o uccidiamo la Madre, non ce ne sarà una seconda. E’ la legge della Natura da cui è impossibile scappare e che è stupido ignorare.
Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

Il lago degli animali pietrificati

Non è il titolo di un film horror ne l’ultima puntata di un seriale noir.

Le immagini arrivano dalla Tanzania, precisamente dal lago Natron.
Il fotografo Nick Brandt ha documentato il fenomeno naturale della calcificazione con una serie di scatti. Ovviamente le carcasse degli animali sono state recuperate sulla costa e solo poi messe in posa. La loro morte era sopravvenuta per effetto delle combinazioni letali presenti nel lago.

Il suo libro è acquistabile. Attenti però a regalarlo, potrebbero pensare che avete il gusto del macabro.

3 minuti in pausa pranzo: Compra, seppellisci, brucia

“E’ solo se lo guardiamo più da vicino che iniziamo a vedere l’effetto dei nostri consumi. Ogni prodotto lo compriamo, lo seppelliamo, lo bruciamo. Ora non possiamo più ignorarlo. La natura funziona costruendo e distruggendo, costruendo e distruggendo, costruendo e distruggendo. Noi continuiamo a immettere nell’ambiente cose che non si degradano”.

Trashed è un film documentario che denuncia la situazione dei rifiuti partendo dalla causa di tutto: il consumo eccessivo che parte dal nostro carrello della spesa. Il protagonista è una delle celebrity cinematografiche planetarie.

Dopo Rutger Hauer con i cetacei, anche Jeremy Irons usa la macchina da presa per denunciare una situazione di forte imbarazzo per l’impatto dei nostri consumi sul pianeta.

Dove domenica? Un giorno d’autunno nel Parco sull’Arcipelago

Una domenica d’autunno nel Parco dell’Arcipelago Toscano è uno stimolo a scoprire uno dei gioielli insulari del Bel Paese. Dimenticate folla, negozi, traffico. Scegliete la più piccina delle isole, Giannutri. Una leggenda racconta che riemersero quando una dea perse una collana in mare e le perle tornarono in superficie con la forma di questi magici scogli. Forse questo era il monile più prezioso e aggraziato.
Come tutti i gioielli, non è per tutti ed è necessario prenotarsi per goderne. ll giro dell’isola è una magnifica passeggiata nella macchia mediterranea. Gli scorci di sole e la quiete delle calette cristalline sono un invito all’ultimo bagno della stagione. C’è anche una chicca: I resti romani di Villa Domitia non sono visitabili, ma con un po’ di educazione e attenzione…

L’isola breve del terremoto

Il terremoto in Pakistan dello scorso 24 settembre ha scatenato una forza che ha smosso i sismografi al 7,6 della scala Richter e ha prodotto un effetto raro ma non impossibile. Dopo la clamorosa scossa, all’orizzonte è apparsa un’isola.

Alta una ventina di metri e lunga circa duecento, ha attratto la curiosità del mondo scientifico e non. La Terra ha circa 4.5 miliardi di anni e la sua crosta si muove a velocità impercettibile nella scala umana, durante la quale la vita di un individuo non è che una frazioncina insignificante di questo tempo. Proprio per questo, fenomeni che si manifestano a questa velocità sono rarissimi.

Stando all’opinione dei geologi, con la stessa velocità, l’isola molto simile a un vulcano di fango potrebbe scomparire.

Se ti dicono “sei un animale” potrebbe essere un complimento

Ci sono comportamenti animali che sono da premiare per il valore di sopravvivenza della specie.
Rimando a un articolo che arriva da una summa di studi di etologia. Le nove lezioni da apprendere:

1- fare più riposini durante il giorno aiuta la concentrazioni (fonte di ispirazione: i gatti)
2- non trascurare gli amici è uno stimolo riduttivo dello stress (pipistrelli)
3- la metodicità dell’ersercizio fisico come la camminata riduce il rischio malattie (criceti)

4- l’appredimento e gli stimoli che ne derivano aumentano il buon umore (mucche)
5- il fair play aiuta a sopravvivere (cani)
6- idem il condividere le informazioni (cetacei)

7- essere più lenti prendendosi l’impegno di fare le cose con calma aumenta la concentrazione permettendo di elaborare più informazioni (uccelli e certi insetti)
8- l’empatia rafforza i legami di ambiente (cani)
9 – un obbiettivo preciso o una forte motivazione aiutano il perseguimento del successo (salmoni).

Cosa ricorderemo della Costa Concordia?

Ok, Schettino e la vergogna di parlare la sua stessa lingua. Poi?

Di fronte alle immagini del recupero non ho potuto che elogiare la professionalità della squadra, però confesso che tenevo tutte le dita incrociate. Nel mio post precedente ero cosciente della professionalità di chi era coinvolto (cito dal pezzo: “fanno cose straordinarie, dico davvero”), auspicavo la bontà del manufatto (“spot favoloso per la Fincantieri che l’ha costruita”) e dichiaravo il risultato che tutti speravamo (“Per il bene della natura isolana, spero che lo sfidante recuperatore vinca”). Ora il risultato del lavoro è lì da vedere. Ma non è finita qui.

Senza disfattismi o minimizzare, era e rimane comunque lecito porsi delle domande. È catastrofismo? No, realtà. Una necessità umana quella di puntare al meglio (cito uno dei miei critici, che ringrazio: “Operazione recupero effettuata”) rimanendo però pronti anche al peggio, perché alla Natura le stiamo combinando sempre più grosse e queste operazioni sono un esempio di come potremmo (dovremmo) arginare lo scempio che qui, per bravura (lo dico ora ora che la vedo facendo i complimenti al lavoro di squadra) e fortuna non si è manifestato.

Mi rimane un dubbio sul fatto del grattacielo che hanno raddrizzato al Giglio: lì parlano i dati. Ha davvero senso costruire queste città galleggianti quando la loro unica ragione di esistere è rispettare le economie di scala delle compagnie di crociera? Ho ben impresse le immagini di questi colossi galleggianti con gli scatti di Gianni Berengo Gardin. Non essendo un commissario tecnico, un esperto di marketing, o un allenatore di calcio (le categorie in cui molti italiani si riconoscono, ma io no perché farei solo casini) lascio la risposta al buon senso.

Prima o poi dovremo responsabilizzarci sul fatto che le operazioni davvero di successo sono quelle che il danno lo prevengono anziché ripararlo. E che, soprattutto, non tutto si può riparare e risarcire, perché non siamo (ancora) in grado di bere o mangiare i soldi.

La lattina Concordia sullo scoglio Giglio: il recupero spiegato a mia mamma

Quando vai in canoa, se colpisci un masso e la corrente ti spinge contro la roccia mantenendoti poi nella posizione, per quanto robusta sia la canoa, lo scoglio sará comunque più rigido e in grado di provocare l’incravattamento dell’imbarcazione. Definizione di “incravattamento”: la carena sollecitata dalla spinta dell’acqua prende la forma del masso quasi avvolgendolo come una cravatta su un collo. Facendo le dovute proporzioni, posso sbagliarmi ma ho la sensazione che tra poche ore potremmo avere la dimostrazione che la spinta di un anno e mezzo di onde ha incravattato la canoa Costa Concordia allo scoglio Giglio. Cosa cambia se è incravattata o no? Semplice: potrebbe rompersi.

Il bell’articolo dell’HuffingtonPost ci fornisce con una documentaristica ricchezza di particolari tutte le forze in campo, omettendo ahimé che la nostra canoa è due volte e un pezzo il grattacielo della Pirelli di Milano, o il cupolone di San Pietro, se preferite.

Grattacielo, cupolone e Concordia, però, non sono di un unico pezzo, mentre lo scoglio Giglio sí. Lo dimostra la facilità con cui si è aperta la canoa mentre Schettino giocava alla Love Boat. Come paventato da chi è molto più tecnico di me, vedo l’operazione rischiosa e sempre di più come una sfida. Effetto possibile: far aprire lo scafo come fosse una lattina e rovesciare il contenuto di un grosso supermercato per 5000 persone sulla costa del Giglio. Morale: un disastro per il Parco dell’Arcipelago Toscano. Soluzione di emergenza ipotizzata: mettere una barriera galleggiante in superficie. Come dire: faccio l’amore e metto il profilattico, ma solo nella parte alta del mio membro, sperando che non scenda nulla. Non son sicuro sia la soluzione migliore.

All’indomani della notizia della decisione di recuperare lo scafo affidandosi ai superuomini di Micoperi (fanno cose straordinarie, dico davvero, ma questa non era mai stata tentata), avevo proposto a Costa un documentario sull’operazione. Pur gentile, la risposta fu “no”. “Meno se ne parla e meglio é, tanto più se il progettato recupero sarà veloce e indolore” sottintendeva il comprensibilissimo diniego.

Magari la Concordia sarà drittissima, con uno spot favoloso per la Fincantieri che l’ha costruita. Di fatto se ne sta parlando in tutto il mondo e stiamo per scoprire se il canoista Schettino (sapete che è famoso anche all’estero per la sua brillante manovra proprio nel centenario del Titanic?)  passerà alla storia anche per l’incravattamento più ingombrante della navigazione.

Per il bene della natura isolana, spero che lo sfidante recuperatore vinca, ma non dimentichi che cinque secoli fa, un tale Leonardo da Vinci, raccomandava, quando si parla di mare, di anteporre sempre l’esperienza alla scienza delle teorie. Non essendoci esperienza in materia, non ci resta davvero che sperare.

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.