Il senso di un fiore giallo

Stiamo girando un documentario sulla Sacra Famiglia di Cesano Boscone.

Oggi le riprese erano in uno dei reparti più impegnativi, gli ospiti hanno problemi psicomotori gravi e gravissimi. Questo non toglie nulla alla eccezionalitá delle persone che qui vivono, lavorano, fanno volontariato. Ad un certo punto é passata una ragazza e teneva in mano un fiore giallo. In tutto il giorno non ha parlato con nessuno. Ha solo fissato il suo fiore come fosse un mondo speciale creato tutto per lei. Mi son reso conto che a volte non dedico abbastanza tempo ai fiori gialli…

Tra i record c’è quello di infilarsi serpenti in corpo

Siamo un mondo di originali. L’originalità sfuma nella pazzia quando si parla di record e in particolare di tentativi di entrare nel Guinness. Avete mai fatto un giro nella galleria lleria dei record che impressiona con l’individuo più piccolo del mondo, il più vecchio, pesante, lungo, tauato, flessibile etc etc, per arrivare poi al coniglio più grosso, il bacio più lungo, l’uomo che si è infilato più serpenti e vermi in corpo…? Sì, avete letto bene.

Dategli un’occhiata se avete lo stomaco di arrivare in fondo, dopo questa carrellata forse il vicino di scrivania particolare o il condomino estroso sembrerà un po’ meno fuori bolla.
Nel caso foste tentati di stabilire anche vii un record, nel link trovate il necessario per concorrere. Poi fatemelo sapere, però.

Sindrome da rientro: come non ricominciare a pezzi

Le vacanze sono ormai un ricordo per la maggior parte di noi. Se partiamo dalla certezza che il periodo di stacco è stato un toccasana, gli esperti suggeriscono di non sottovalutare gli effetti del rientro.

La ripresa dei ritmi lavorativi dopo il riposo può avere effetti negativi sul fisico e sulla psiche, la psicologia d’oltreoceano l’ha definita post Post-vacation Blues e da noi è conosciuta come Stress da rientro.
Gli psicologi ci confortano sostenendo che è normale subire un certo sovraccarico. È la natura stessa del nostro corpo a reagire con sintomi più o meno evidenti come mal di testa, nervosismo, sonno disturbato, malinconia, effetti conseguenti alla variazione repentina dei ritmi e dell’ambiente.

Qualche rimedio può essere d’aiuto a ridurre lo stress. Qualche esempio: >Concentrarsi nella fase iniziale della ripresa alle attività più gratificanti. >Ricominciare gradualmente.
>Darsi delle priorità e se possibile individuare per ogni argomento la strategia per affrontarlo.
>Evidenziare gli aspetti positivi dell’attività.
>Cercare, per quanto possibile, di permettere al fisico di sfogarsi con esercizi anche semplici come la camminata.
>Mantenere un’alimentazione sana ed equilibrata.
>In fase di pianificazione delle ferie privilegiare il frazionamento in più momenti durante l’anno, immaginando magari, al posto di un solo stacco estivo, weekend lunghi fuori stagione con beneficio per la rottura della routine oltre che per il portafoglio.
>buttarla sul ridere, come in questo blog dal già provocante titolo “memorie di una vagina“.

Aggiungo un rimedio molto personale che non ho trovato consultando siti specifici ma che, vi garantisco, funziona: frequentare gente positiva e pianificare attività coinvolgenti come corsi di scrittura, pittura, fotografia e altre attività che assecondino le passioni.

Non c’è niente come tenere alta la creatività e il buon umore per contagiarsi di allegria e continuare a vedere il bicchiere del rientro mezzo pieno dopo che l’altra metà ce la siamo scolati in vacanza.

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

Domenica dove? Passeggiata nei vecchi tunnel

In Liguria, tra Levanto e Bonassola, hanno convertito i vecchi tunnel ferroviari in percorsi pedonali e ciclabili. Il risultato apprezzabile é quello di potersi muovere lungo la costa senza problemi di pendenza e sbucando ad ogni apertura in un quadro di colori e profumi di macchia mediterranea.

Dimenticandosi l’auto e raggiungendo le localitá del percorso in treno (la linea ora corre in nuove gallerie più a monte), basta un rifornimento di acqua e focacce per spuntare di nuovo in un estate tutta privata.
Le vecchie gallerie, risalenti al 1874, sono uno spunto anche per gli appassionati di archeologia industriale.

Breve storia della guerra chimica, nata nella civilissima Europa

In una stanza un  gruppo di bambini sembra riposare. Hanno un aspetto serafico come se si fossero appena addormentati. Come quando all’asilo ci facevano stendere per la pausa pomeridiana.

Loro però sono tutti morti. E’ l’effetto di certi gas. Non ti uccidono con una smorfia, è come se ti addormentassero. Come se morire fosse un po’ meno crudele. Così ci arrivano le foto di queste stanze, uomini, donne, medici, gente che cammina tra i corpi cercando qualcuno.

Nella civile Europa le immagini fanno ancora più senso. Nella civile Europa, dove è bene ricordare che la guerra chimica è nata e si è sviluppata.

Ci sono almeno 5 tappe che andrebbero raccontate nell’uso dei gas.
Durante il primo conflitto mondiale, tra il 1914 e il 1918, le truppe tedesche liberarono clorina contro nemici a Ypres in Belgio, si registrarono 5000 morti solo nei primi minuti dell’attacco.

Bisogna aspettare il 1935 per registrare il secondo massiccio uso di gas. Fu il nostro esercito, nel pieno della campagna d’Africa, ad ignorare il protocollo di Ginevra del 1925 ed utilizzare gas mostarda nell’invasione dell’Etiopia. Si paventa una cifra di circa 15.000 morti. Dell’attacco ne parlò anche Montanelli, all’epoca soldato in Africa.

Tra il ’63 e il ’73 oltre 300.000 tonnellate di Napalm furono utilizzate in Vietnam per incendiare i boschi e portare i ribelli allo scoperto, con effetti devastanti sulla popolazione. Prove tecniche dell’uso del napalm a scopo incendiario si registrarono a onor del vero già dalla fine della seconda guerra mondiale sui teatri pacifici e francesi.
Tra l’80 e l’88, Saddam Hussein utilizzò gas nervino contro le truppe nemiche durante la guerra che vide l’aspro confronto tra Iraq e Iran. Qui la stima è di circa 1000000 di morti in 8 anni. Nel marzo 88  si segnalano anche 5000 morti avvelenati nella cittá curda di Halabja, colpevole il regime del dittatore iraqeno.
Anche il terrorismo ha fatto uso di gas. Nel 1994, la setta religiosa dell’Aum Shjnrikyo compì due attacchi con gas Sarin sulle metro di Tokio e Matsumoto. Si registrarono 12 decessi immediati e oltre 6000 intossicati.
Ora pare che i Siriani abbiano anche usato Napalm. Con tutta l’esperienza accumulata dagli analisti bellici, è così difficile raccogliere prove che schiaccino un regime senza scrupoli?

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

Carmelo ha 123 anni, ecco il suo segreto

Ha 123 anni e si chiama Carmelo Flores Laura. Ammesso che sia attendibile la sua data di nascita, l’uomo più anziano mai documentato gode ancora di una discreta salute. Il merito sarebbe della sua dieta a base di orzo, quinoa e acqua pura raccolta dalle montagne dove vive.

Il filmato racconta il suo stile di vita, semplice come può essere quello di un contadino delle Ande, ma uno spunto è evidente. Più di tutto, infatti, pare che abbia influito sul suo benessere l’attività quotidiana di camminare e uscire con gli animali. Che sia l’esempio da seguire?

Messner: la montagna non è una cartolina

Tre castelli medievali, un forte dolomitico della Grande Guerra, una avveniristica rampa sotterranea si affacciano ai luoghi tra i più suggestivi dell’arco alpino, contengono reliquie di chi ha scritto la storia dell’alpinismo, raccontano con opere d’arte cosa succede quando uomini e montagne si incontrano.

Sono le 5 tappe del Messner Mountain Museum e suggestionano perfino chi si avvicina per la prima volta al mondo incantato delle vette. Ho avuto la possibilità di conoscerle con il protagonista, Reinhold Messner, e confermo che non sono semplici musei ma percorsi di esperienza e coinvolgimento che tutti possono respirare al punto da farne tesoro e conservarli nel bagaglio indelebile delle emozioni da raccontare.

Un film documentario di 50 minuti racconta ora, partendo dalla sua prima volta sulle montagne di casa,  quello che il più grande alpinista vivente considera il suo quindicesimo 8000, un concatenarsi di racconti, oggetti e esperienze che palpitano all’interno delle mura. Cassin, Bonatti, ma anche i grandi esploratori Amudsen, Scheckelton, sono lì attraverso gli oggetti che li hanno accompagnati e ci parlano. La voce narrante intervallata dalle riflessioni di Messner è un viaggio attraverso le parole e i gesti dell’alpinista che ritorna alle sue esperienze più forti, quelle delle risate, quelle delle lacrime. Se pensate di conoscere tutto di lui, forse dovrete ricredervi. C’è un Messner sconosciuto dietro l’alpinista: collezionista di opere d’arte, contadino, filosofo, con la sua personale idea di ecologia. Preparatevi a frasi forti: “Dio è un’invenzione dell’uomo”, “la montagna non deve essere una cartolina”, “mi sono scontrato col più grande fallimento”. Messner non è un uomo facile e nel film ne dà un’idea. L’uomo che ha scalato le più alte montagne, ha ancora una storia potente da svelare.

La prima ufficiale è al Festival dei Festival di Lugano. Se siete in zona e amate la montagna, non esserci è un peccato.

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

In montagna coi lama e i gallorosso

Sull’HuffingtonPost di ieri si decantavano le doti portatrici di buon umore dei lama. Sapete una cosa? È vero!

Ho provato ad avvicinarli sull’altopiano del Renon, appena a nord di Bolzano. Affacciato magicamente alle Dolomiti c’è un posto dove li allevano, ti fanno coccolare i cuccioli e se vuoi ti portano pure a fare un trekking con loro. Se si è abituati alla pet therapy con cani, gatti, coniglietti, canarini e criceti, provate con un lama. Non so spiegarvi la ragione precisa, ma riescono a trasmettere una quiete pazzesca perfino in condizioni di sforzo come quelle di una camminata. Sforzo che peraltro sostengono per buona parte loro, visto che con una speciale imbracatura sono nelle condizioni di portare il nostro zaino e perfino il materiale di rifornimento del rifugio.

«È iniziata per caso, li ho visti oltralpe, me ne sono innamorato – dice Walter Mair, allevatore appassionato per questo animale andino – poi li ho visti nel loro ambiente naturale e ho scoperto di cosa sono capaci, per le doti caratteriali e la forza fisica. Avevo cavalli, perché non provare coi lama?».

Riescono perfino a far ridere, i lama. Chiedete a Walter di far mettere in posa il capobranco e godete della vanità dell’elemento che sembra appena uscito da una scuola di recitazione.

Ancora più impressionante rimane la docilità di questo mammifero originario delle Ande e parente stretto del cammello che sembra essersi ambientato tanto bene sulle Dolomiti. Perfino un bambino può condurlo al proprio fianco solo tenendolo per la corda.

Chiariamo subito: il lama è un essere vivente e non va trattato alla stregua di uno zaino o uno scarpone. Anche se conosco escursionisti che prestano più cure ai loro scarponi che non agli stessi figli, camminare con un lama fa parte di una filosofia e farsi un tratto di vacanza con loro è un indice di rispetto per il territorio e la natura.
Ne è prova che il maso che li ospita non è un albergo con le stelle per tutti i comfort ma un edificio rurale permeato di tradizione. È dunque, dal mio punto di vista, un ottimo posto per rallentare, staccare la spina, mangiare le bontà locali e addormentarsi ascoltando il respiro del bosco.
Il Kaserhof, tra le altre doti, fa anche parte dei Gallorosso, la catena di agriturismi dell’Alto Adige – SüdTirol. Lo chiarisco perché sono gente seria e non agriturismi farlocchi con nulla dietro l’insegna. Da oggi chi volesse può addirittura ordinare le specialità prodotte da questo presidio della bontà alpina. Succhi di frutta, confetture, latticini, erbe e sciroppi possono arrivare a casa portando in città un cesto dei profumi di questa terra baciata dalla fortuna e dall’operosità.
Se le vie dell’appassionarsi alla montagna e al buon umore passano anche da qui, ben vengano lama dispensatori di sorrisi  e cestini profumati che rendono ancora più divertente la montagna.
Questo articolo è pubblicato anche dall’HuffingtonPost.

L’uomo che spreme acqua dalle nubi

Anche se le secchiate d’acqua che hanno innaffiato l’Italia la scorsa primavera lasciano credere il contrario, l’area mediterranea potrebbe prima o poi doversi confrontare con problemi legati a siccità e desertificazione.

Una possibile soluzione arriva da lontano. Carlos Espinosa è originario di Antofagasta. In questa zona del Cile le precipitazioni annue di solo un millimetro obbligano la popolazione a sostenere costi altissimi per dissalare l’acqua marina e soddisfare il fabbisogno idrico della comunità.

“Fin da bambino, ho notato che le nubi sfioravano il suolo delle montagne, ma non sapevo cosa fosse – dichiara il fisico sudamericano – Più tardi, all’università ho capito che il fenomeno poteva essere sfruttato. Esiste un processo per cui alcune piante catturano acqua con l’estremità delle foglie toccate dalla nube. Abbiamo applicato lo stesso concetto con delle reti. La prima volta che abbiamo ottenuto acqua dalla condensazione nel deserto è stato sorprendente”.

Certe piante dei crinali montuosi hanno il potere di raccogliere acqua con l’estremità delle foglie. Lo spirito di osservazione ha portato Espinosa a creare un semplicissimo sistema di reti cattura-umidità che filtrando le nubi mosse dal vento riescono a sintetizzare acqua facendola convergere in raccoglitori.
In Italia consumiamo circa 175 litri d’acqua pro capite AL GIORNO.
Quella di Espinosa non sarà dunque la soluzione definitiva per risolvere il problema idrico di comunità molto assetate come la nostra, ma il sistema ecofriendly e di facile realizzazione può essere un aiuto dove le risorse sono povere, oltre che uno stimolo a responsabilizzarci sui consumi scellerati che prima o poi ci potrebbero creare dei problemi. Come dire che poche gocce dalle nubi dovrebbero essere un esempio al nostro fiume di spreco.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Prevenire il pericolo prima che nasca: Adolf Hitler

E’ la prova di fine corso di uno studente di cinematografia, Tobias Haase. Il claim è “certi pericoli possono essere prevenuti”, così l’auto attraversa il paese natale di Hitler e in un fuori luogo storico travolge il bambino che diventerà dittatore.

Forse l’autore sapeva a cosa andava incontro, di fatto il filmato è finito sulle pagine dei giornali e la stessa Mercedes, della quale il girato sembra uno spot, si è affrettata a smentire

La storia fa evidentemente paura.