Il menù nel Parco: oggi polpette, avvelenate

Qualcuno ci ha riprovato. Gli orsi sono un fastidio, ma il parco in generale è un fastidio. Pensi che un parco sia un oasi di verde che protegge la natura e fa star meglio l’uomo, ma se giri la medaglia, trovi qualcuno per cui doversi raffrontare con una riserva protetta significa avere dei limiti edilizi, divieti di bracconaggio, restrizioni al pascolo, chiusure al traffico di strade di montagna. Che rovina è?

Ecco allora che nel cuore della riserva integrale del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise il “qualcuno” passa al contrattacco. Come? Polpette avvelenate per sterminare proprio l’animale simbolo della riserva, l’orso.

Poteva essere una carneficina ma, fortunatamente per gli orsi, i bocconi avvelenati sono stati intercettati dopo alcune segnalazioni di avvelenamento di altri animali di piccola taglia. Qualcuno, dunque, ci ha comunque rimesso la vita. Già nel 2007 due orsi e tre lupi si erano scontrati con la triste realtà dei bocconi avvelenati.
All’epoca il Wwf aveva anche messo una taglia, ma nessun colpevole è stato individuato in 6 anni.

Ho sentito allora Dario Febbo, il direttore del Parco. “Abbiamo 42 guardie che si muovono in 21 pattuglie e controllano 53000 ettari. Chi decide di attentare al nostro patrimonio non è facilmente contrastabile, tanto più se si parla di delinquenza organizzata che conosce bene il territorio”.

L’area del Parco è grande come una provincia ma la controllano solo in 42? “Non ci aiuta il fatto che non possiamo neppure fare intercettazioni ambientali – aggiunge – per quanto attraverso il magistrato ci stiamo muovendo di conseguenza”. Per la cronaca, Febbo mi ha precisato che, stando alle prime analisi, il veleno utilizzato sarebbe una sostanza normalmente acquistabile da chiunque in un consorzio agrario. Far morire un orso o un lupo dopo una sofferenza lancinante è davvero facile, dunque.

Non sono un inquirente, ma vorrei davvero appostarmi con le guardie e aspettare, vederli in faccia questi delinquenti senza scrupoli. Se li trovassi, nessuna tortura o prigione. Semplicemente li inviterei a uno di quei pranzi come solo in centro Italia sanno fare. Il menù? Variazioni di polpette, ora so anche dove procurarmi gli ingredienti!

Questo articolo è stato pubblicato anche sull’Huffington Post.

Allenarsi e stare in forma senza noia è un gioco

L’uovo di Colombo a favore di chi detesta fare sport da solo è un’app che ti trova i compagni di allenamento.

Un amico con cui prepararsi alla maratona, la squadra per il volley nella spiaggia dove hai prenotato per la prossima estate, una comitiva con cui pianificare un trekking, uno sfidante di tennis nella città in cui ti sei appena trasferito? Il social network degli sportivi esiste, e magari diventa l’occasione per conoscere gente nuova e infiammare nuove passioni.

Fatti un antizanzare naturale

Contrastare le zanzare in modo naturale si può. Potete farlo direttamente voi o delegare a un amico volante che ne sia ghiotto e che le catturi prima che entrino in casa.

Il fai-da-te:
Potete fabbricare in poche mosse una trappola, vi servono: 200 ml di acqua, 50 grammi di zucchero di canna, 1 grammo di lievito (lievito di pane, che si trova in qualsiasi supermercato) e una bottiglia di plastica da 2 litri.

Procedura:
1> Tagliare la bottiglia di plastica a metà. 
2> Mescolare lo zucchero di canna con l’acqua calda. Lasciate raffreddare. Quando è freddo, versare nella metà inferiore della bottiglia.
3> Aggiungere il lievito. Non c’è bisogno di mescolare. 
4> Posizionare la parte imbuto, capovolta, nell’altra metà della bottiglia.
5 > Avvolgere la bottiglia con qualcosa di nero, meno la parte superiore, e mettere in qualche angolo della vostra casa.
In due settimane si vedrà la quantità di zanzare e le zanzare intrappolate all’interno della bottiglia.

Il fai-fare-a-lui:
Vi serve un pipistrello, meglio due. Ne bastat infatti una coppia per ridurre drasticamente la quantità di fastidiosi insetti in terrazzo e, di conseguenza, all’interno della casa. Praticamente faranno loro il lavoro sporco, ma a proposito di sporco, tenete presente che ci sará sempre un po’ di guano alla base. Un piccolo disagio per un grande vantaggio.

Se siete disgustati dalla proposta, non immaginate di dover convivere con dei piccoli dracula da tenere al guinzaglio in casa. Piuttosto convincetevi che il mettere una bat-box (ne esistono davvero di carine) in un angolo di giardino o in una parte del terrazzo è un rimedio naturale e senza fatica.

Un nido tutto per te (e la tua anima gemella)

Dici nido e pensi subito a qualcosa che ti protegge, che senti familiare, ma che soprattutto si eleva sopra l’ordinario comune.

Ecco, ora declinate l’argomento “nido” con l’idea di uno spazio di relax che può stare agevolmente in un bosco, in un giardino, perfino in un angolo di casa. Sto per mostrarvi le tende “sospese”.

Un paio le ho anche provate: in singolo sono il ritorno alla culla e al senso dell’altalena dolce, in coppia sono uno stimolo alla coccola che si libera nell’aria come il profumo dei fiori.

Ne esistono da appendere ai rami, da appoggiare a terra trasparenti, da fissare ai tronchi, da tendere tra gli alberi, o da lasciare galleggiare in aria come una bolla. Con prezzi che partono da 250 euro sono anche un’idea originale per farsi un regalo.

Fantasmi? Audio e video a Città di Castello

C’è il naturale e c’è il soprannaturale. Convinto del primo, ammetto di essere tendenzialmente scettico sul secondo. Quanto meno, nella circostanza mi faccio  qualche domanda in più. Eppure pare che qualcosa ci sia davvero nel Palazzo Vitelli alla Cannoniera a Città di Castello, nell’alta valle del Tevere.

Rilevamenti audio e video mostrerebbero qualcosa. Le ricerche effettuate incuriosiscono. Non ho esaminato direttamente le prove raccolte, perciò lascio alla sensibilità di chi osserva trarre le conclusioni dal filmato, per certi versi impressionante.

Se non c’è castello o palazzo d’epoca che non conservi una leggenda, e se ogni leggenda ha un suo fantasma, con tutte gli edifici storici che si ritrova, l’Umbria dovrebbe avere una popolazione di fantasmi tra le più sviluppate. Qualcuno ha qualche altro caso da segnalare?

Quanto manca al marciapiede?

Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Qualcuno ha provato a sintetizzare la storia dell’uomo nel rapporto con l’ambiente con un’animazione arrivando a un risultato che sarebbe divertente se non fosse che il catastrofismo aleggiante è più che motivato.

Proprio il 5 a Torino, in occasione della giornata conclusiva di CinemAmbiente si proietta il film Ultima Chiamata di Enrico Cerasuolo. La trama parte dal libro Il limite dello sviluppo, la cui sintesi è disponibilie in pdf (in inglese). 

Il concetto base era che la Terra, in quanto sistema finito, cioè con risorse limitate, non può garantire una crescita infinita. Nel 1972 un gruppo di studenti del MIT teorizza che ai ritmi di sviluppo del boom, il mondo avrebbe potuto collassare entro il 2050 se non si fossero presi provvedimenti.
Ovvio che, in pieno boom, parlare di collasso era come mettere all’improvviso un bastone (di scetticismo) nei raggi della bicicletta (del progresso) che si muoveva a tutta velocità (destinazione di breve periodo: più benessere per tutti).

Oggi invece si sa che quei visionari non solo avevano ragione, ma il legame sviluppo-risorse-clima potrebbe complicarsi prima del previsto.
Invito tutti a guardarsi il film. Conoscete il racconto dell’uomo che si butta dal grattacielo? A ogni piano l’esperienza del volo è quasi eccitante e ad ogni piano il nostro Icaro ripete a sè stesso che fino ad ora non è successo nulla. Ecco, forse dovremmo iniziare a domandarci quanto manca al marciapiede.

La qualità della vita di un paese in due minuti

Cosa fa di un paese un bel paese in cui vivere?

Gli olandesi sono riusciti a sintetizzarlo in un filmato che è prima di tutto uno spot alla loro nazione (con un occhio privilegiato alla bella Amsterdam), ma è anche una dichiarazione di intenti sul cosa si intende per qualità della vita, dall’energia sostenibile alla cultura passando naturalmente per mobilità, cibo, divertimento. Aspettatevi naturalmente bici, tanta bici.

Prendetevi i due minuti necessari, nella peggiore delle ipotesi aggiungerete una meta al bagaglio delle idee weekend, e chissà che non vi sia d’ispirazione per qualcos’altro.

Il ragno che mangia i gatti

Non esiste e non può esistere un ragno capace di mangiare gatti o cani, a meno che non attingiamo a copioni hollywoodiani.
Eppure qualcuno se l’è bevuta.

La foto che circola in internet del temibile Ragno Strega dell’Angola è una bufala di photoshop, al dettaglio neanche troppo ben riuscita.
Ci sono precise ragioni scientifiche per cui un ragno non può superare certe dimensioni. Prima di tutto una certa inefficienza nel sistema di respirazione in quelli che in altri esseri sarebbero i polmoni ma nei ragni sono organi poco sviluppati paragonabili a polmoni a libro che garantiscono un buon funzionamento ma solo su piccole dimensioni.
Analogamente, non funzionerebbe il sistema strutturale di un ragno gigante, il cui esoscheletro non riuscirebbe a garantire le prestazioni di robustezza degli aracnidi di dimensioni contenute. In pratica, più il ragno si ingrandisce e meno robusta sarà la sua protezione. I ragni più grandi esistenti, davvero al limite fisiologico della dimensione, rimangono dunque la Tarantola Golia, in grado di mangiarsi piccoli uccelli, e il ragno Cacciatore del Vietnam.
In compenso di gigante c’è la reazione della gente che, a volte, anche solo per un ragnetto innocuo, salta sulla sedia e non esita a schiacciarlo con una ciabattata. Immaginate dunque le reazioni di un aracnofobico di fronte all’installazione dell’artista tedesco Friedrich van Schoor, la sua simulazione dei ragni giganti nella stanza sulla strada ha inorridito parecchie persone.

Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.

La bici da 100km/h

Ai primi test questa bici ha raggiunto i 96km/h. Non è bella da vedersi e ha già evidenziato un problema ai freni (ma va?) in decelerazioni improvvise, ma intanto si può rispondere alla domanda del quanto veloce può andare una bici in pianura.

Ha una corona con 4 volte la dentatura normale e un assetto che sembra fatto per segmentarti la schiena. Se è un problema di fame da velocità, meglio allora i matti che su bici un po’ più normali si lanciano in discesa fino a velocità di 160 all’ora.
Rimango però della vecchia idea che su una bici mi sono inutili prestazioni da record, che peraltro le mie gambe non terrebbero. Però mi piace pensare che se uno volesse…