11 cibi subito pronti per stare meglio, snelli e senza fatica

Troppo impegnati per mangiare sano? 


La maggior parte di noi vorrebbe fare un’alimentazione equilibrata e variata che consenta di non appesantirsi e mantenersi in buona salute. Però siamo tutti troppo impegnati tra lavoro, casa, famiglia e le varie altre attività. Così spesso si finisce per mangiare piatti pronti comprati al supermercato, alimenti da asporto presi in rosticceria o cibi che abbiamo nel congelatore. Tutte scelte che ci fanno risparmiare tempo, ma che non fanno bene alla salute. In realtà un modo per mangiare sano senza stare ore in cucina ci sarebbe: basta scegliere i cibi giusti, quelli che sono un vero e proprio scrigno di salute e che, allo stesso tempo, non richiedono preparazioni laboriose. Qui ci suggeriscono quali sono, che proprietà hanno, quante calorie apportano e come possiamo usarli nell’alimentazione di tutti i giorni.


Una osservazione utile all’ambiente che l’articolo non esprime: occhio alle etichette! Dovendo scegliere, meglio prendere dallo scaffale prodotti che arrivano da vicino: hanno subìto meno stress da viaggio, sono generalmente più freschi, non sono stati ore e giorni su mezzi  col motore acceso. 
Per chi poi i prodotti vuole andarseli a prendere da soli, il sito con l’elenco di alcuni produttori è qui. Cè una bella soddisfazione a conoscere il contadino che ha arato il campo, la gallina che ti ha fatto l’uovo o l’albero da cui tu stesso puoi cogliere il frutto. E’ più o meno la differenza che passa tra guardare una cartolina e trovarsi di fronte al paesaggio ritratto, ci sono più sapori, profumi e colori da scoprire. Garantito da chi ha provato!

Il respiro di Dio in un docufilm da non perdere

Invito chiunque a dedicarsi novanta minuti per vedere Baraka, uno straordinario film evento che, a distanza di vent’anni dalla realizzazione, rimane un punto di riferimento per la cinematografia naturalistica. Godetevi il primo quarto d’ora. Poi  provate un po’ al giorno, ammesso riusciate a scollarvi dallo schermo, è come una medicina potente. Con delle visioni che vi rimarranno nella testa a lungo. Alla fine, vi garantisco, non avrete più la stessa visione del nostro pianeta, e probabilmente neanche del mondo che vi circonda.
E’ interamente disponibile su YouTube, ma la notizia non è questa. Da oggi è in libera circolazione anche Samsara. Stesse menti creative, stessa passione, nuove tecnologie, 25 nazioni, 5 anni di lavorazione. Il trailer è già una sequenza che inchioda alla poltrona.

Il resto delle immagini, e ancor di più la straordinaria combinazione tra montaggio e musiche, è qualcosa che chiunque dovrebbe vedere. Non viene risparmiato nulla al senso della nostra esistenza attuale, dalle preghiere dei monasteri in Tibet fino ai cacciatori di rifiuti nelle discariche, dai fruscii del vento nelle canyonlands americane al silenzio pietrificato delle tombe vaticane. Scorci di umanità e visioni di luoghi che non possono mancare negli occhi e nel cuore di chi davvero alimenta la speranza di una Terra migliore, che chi scrive e (spero) chi legge continuano a credere possibile.

Smartphone, tablet, wifi … di che droga ti fai?

C’era una profezia. Diceva che il giorno in cui la tecnologia avrà superato la nostra umanità, il mondo sarà popolato da un generazione di idioti. La voce era quella di Albert Einstein. Si è avverata?

É un dato di fatto che, chi più chi meno, siamo diventati delle estensioni delle nostre apparecchiature digitali. Gran comode ma altrettanto indubbiamente impegnative da gestire quando ce ne si vuole o si deve liberare.

Il tema è di attualitá, soprattutto quando ci rendiamo conto che in modo compulsivo iniziamo a guardare i messaggi su telefono, tablet e computer senza neanche farci più caso. Alla Chicago Booth School of Business sostengono che l’iperconnessione è un male endemico della nostra società e va trattato alla stessa stregua dell’essere tossicomani.

La colpa, assicurano gli studiosi dopo un ‘indagine campione, non è solo della tecnologia ma dell’ambizione a mostrarsi sempre attivi e produttivi, anche solo con i “like” di Facebook o le twittate per far sapere i cacchi nostri al mondo.
Il punto di forza, oggi, è muoversi al contrario: il vero potere è rimanere sconnesso. Non un ritorno al passato ma la nuova tendenza di chi si sa goder la vita.
Che fare prima che sia troppo tardi?
8 mosse per iniziare.
1. Andarci piano piano
Il professor Larry Rosen, esperto antistress della California State University, consiglia di cominciare con astinenze di soli  10/15 minuti. Controllate i tempi con un orologio (non quello del cellulare!). Arianna Huffington ha 4 Blackberry e suggerisce di spegnere tutto ogni tanto, e sempre nelle occasioni sociali. «Più della crisi economica – dice – il mondo è afflitto da una crisi di empatia. La cura? Rallenta, sconnettiti, dormi». Volete un aiuto dal telefonino stesso? Provate la app, ci pensa lei stessa a sconnetervi a tempo.
2. Se non vuoi suicidare il tuo avatar , almeno narcotizzalo
Non illudetevi che sia facile disconnetervi: uscire dai social network è difficile quanto disabbonarsi da Sky. Potete ricorrere a suicidemachine.org che vi cancellerà in un clic da Facebook et similia. Come la morte, però, è irreversibile. Siccome però Fb può anche essere comodo, tanto vale allora cercare di staccarsi gradualmente, come al punto 1, facendone magari a meno per un giorno o una settimana.
3. Lavora meno ma meglio
Gli americani chiamano ITSO (Inability to switch off) la manifestazione della dipendenza da lavoro: poiché dall’ipad in giù, ogni diavoleria portatile contribuisce a eliminare le barriere tra lavoro e tempo libero, una possibilità è smettere prima di lavorare a patto di concentrare la produttività. Lavora meno ma meglio.

4. Scrivi tanto ma con la penna
Durante il suo discorso del 2005 alla Stanford University, quello in cui disse «Stay hungry, stay foolish» («Siate affamati, siate folli»), Steve Jobs ricordò quando abbandonò gli studi al Reed College e decise di frequentare un corso di calligrafia. Se lo dice chi ci ha messo in mano il tablet e l’iPhone, una ragione ci sarà, no?

5. Svolgi attività manuali
Butta il cel, le app, il pos e lanciati con vecchie sane abitudini come il restaurare il vecchio armadietto, montare un modellino, imparare l’origami o dedicarti al giardinaggio. Scopri di avere di nuovo due mani che funzionano anche senza una tastiera.
6. Siesta, olè!
La siesta vale oro, mezz’ora garantisce un aumento delle performance fino al 54%, tornando efficienti esattamente come le primissime ore del mattino. Anche le compagnie più all’avanguardia si sono dotate di una sala pisolini, a partire dai giganti Micosoft a Nike. Funziona anche il nano-pisolo, che è l’unità di misura minima per il pisolino. Si dice che Einstein stesse seduto sulla sua sedia con una matita in mano, quando la matita cadeva, il genio si svegliava e riprendeva a lavorare.
7. Alzati e cammina, è il tuo piccolo miracolo
Chi decide di camminare è in aumento del 15% annuo. Su piccole tratte quotidiane, tanto per iniziare. La camminata è terapeutica e aumenta la capacità di apprendimento e memoria. Il neuropsichiatra Richard Restak nel libro Think Smart suggerisce di variare i percorsi casa-ufficio.  Mossa vincente al proposito anche quella di provare a fare vacanza  su lunghi percorsi, come ad esempio il Cammino di Santiago (180mila pellegrini nel 2011) e i tratti italiani della via Francigena, comodi perché possono anche essere frazionati a piacimento e relativamente vicini a noi. Roland Barthes, grande critico e intellettuale francese, sosteneva che  “camminare è mitologicamente il gesto più triviale, e il più umano”.  Anche Thoureau inneggia all’arte del camminare nel suo Walden.
8. Parti prenotando in internet un hotel senza internet
Scegliti un albergo all’insegna di disconnessione e serenità. Inizia cliccando tra le montagne: Svizzera Turismo suggerisce soggiorni in rifugio, con Heidi e Peter a zero segnale gsm ma mille alternative per rilassarsi.

Voglia di mare? A Pantelleria, c’è il Santa Teresa Resort (www.santateresa.it): due gruppi di dammusi, uno nella valle di Monastero, in 40 ettari di vigneti, ulivi e capperi, l’altro nella piana di Sibà, immerso nella macchia mediterranea. Nelle camere, con le pareti bianche e gli alti soffitti a volta, manca il televisore e il segnale è tale da far diventare il telefonino un inutile soprammobile.
Ora, se avete letto fino a qui, dimostratevi che valete! Abbiate il coraggio di spegnere il pc e uscire dimenticandovi pure il telefonino sul tavolo, tra dieci minuti vi sentirete già meglio.

E’ dura riprendere? 33 luoghi dove scappare subito

Sono 33 i luoghi che per il sito Buzzfeed valgono la fuga perfetta degli amanti dei luoghi desolati, quella che garantisce di raggiungere un posto davvero fuori dal mondo e, soprattutto, al sicuro da ogni scocciatura. Il primo è in Italia, ma servono bombole e pinne, essendo il Cristo degli Abissi di san Fruttuoso, nella mai abbastanza conosciuta Liguria.

Lo status di “luogo abbandonato” alla statua del Redentore, immersa in un’ansa nel parco della penisola di Portofino, è un po’ forzato. Il posto è molto frequentato dai subacquei, che spesso ci organizzano anche cerimonie e matrimoni (sì, avete letto bene: una coppia si scambia l’anello tra i pesci). E’ dunque un posto magico, ma non lo definirei abbandonato. Inviterei piuttosto quelli di Buzzfeed a scoprire villaggi minerari come Cassagna, sempre in Liguria nella valle di Nè, a circa 30 km dal nostro Cristo. La foto della vallata, in fatto di isolamento e natura, si commenta da sola.

Il resto del loro elenco però funziona, così seguono a ruota una serie di amenità tra deserti, ex fabbriche di missili, lunapark abbandonati, villaggi invasi dalla sabbia, fino a ruderi industriali, come nel caso di quello a Sorrento a pochi metri dal mare, o Craco, borgo scavato nella pietra della Basilicata.

Un giro fotografico è  gratis e possiamo partire subito. L’andarci è un’altra faccenda che spesso implica vestiti antistrappo, scarpe corazzate e non aver paura a scavalcare recinzioni, scostare ragnatele e ascoltare rumori di fantasmi all’imbrunire.
Non rimane che augurarsi che questi luoghi, meta per i collezionisti di deserti, rimangano almeno preservati dalla foga di chi vede business ovunque e, se mai dovessero essere recuperati, non tradiscono la loro vocazione di oasi di pace.

Pensaci per il prossimo aereo, è questione di sopravvivenza, la tua

Non è un pesce d’aprile ma questione di sopravvivenza, la nostra.

Le immagini sono un po’ crude, ma aiutano a capire quanto la scelta di un sedile piuttosto che un altro sia questione di vita o di morte.

Hanno fatto precipitare un aereo di linea pieno solo di manichini, sensori e camere per testare cosa succede a bordo durante una catastrofe aerea. Il filmato (che ovviamente va riportato alle condizioni di carico e del terreno scelti per l’esperimento) mostra una serie di elementi inquietanti, tra cui:
> il velivolo si è aperto con la facilità di un tubetto di dentrificio
> nessuna speranza di salvarsi per i piloti e i passeggeri delle prime file (in certe compagnie riservate alla classe business)
> va meglio per chi siede dalla quattordicesima fila verso il retro
> minori traumi per chi assume la posizione “brace” con la testa reclinata protetta dalle braccia
> una montagna di rifiuti grande come un jet accumulata nel deserto (non ci hanno detto se poi l’hanno smaltita, ma essendo un luogo davvero poco frequentato temo che nessuno se ne sia preoccupato molto).

Pulizie di primavera, butta fuori le schifezze che hai dentro

Non è un’affermazione da esorcista, ma solo un invito ad approfittare della primavera per iniziare una dieta disintossicante o quantomeno aiutarsi a mettere un po’ di ordine, nell’alimentazione e nei comportamenti.

La rete gronda di consigli, alcuni miracolistici che neanche Padre Pio potrebbe farvi tanto belli in così poco tempo e altri più realistici che mettono in guardia da chi promette facili risultati.
Andiam con ordine: di certo c’é che la primavera è sicuramente lo stimolo da cogliere per riprendersi da un periodo come quello invernale votato a una maggiore sedentarietà. Ma questo dipende dal calendario, non da noi. Cosa possiamo fare per assecondare l’arrivo delle bella stagione?
Qualche idea:
> movimento: perché non tirare fuori la bici o provare a rinunciare ad auto o scooter per brevi spostamenti, valgono anche le scale al posto dell’ascensore

> mangiare meglio 1: darsi una regolata nelle quantità e nei tempi, qualche parere autorevole aiuta

> mangiare meglio 2: certi alimenti (alghe, aglio, barbabietole, carciofi, coriandolo, germogli di broccolo, limone, mela, tè verde, verdura a foglia verde) aiutano parecchio, meglio se associati a un calo del consumo dei grassi e a un periodo di alimentazione leggera

> rilassarsi in ambiente naturale scalando la marcia per fermarsi ad ascoltare il mare o la pioggia cadere o i rumori del bosco. Non c’è come isolarsi dalla civiltà per riaccendere i sensi e riscoprire che siamo noi stessi parte dell’ecosistema

Mamma, si è perso Guanarito!

Guanarito si é perso. Peró Guanarito non é l’innocuo bambino sudamericano con un sorrisone illuminato da occhi di cerbiatto che il nome lascia intendere. E, soprattutto, Guanarito non si é perso in una stazione ferroviaria o nella corsia dei giocattoli del supermercato.
Guanarito é un virus letale la cui fiala é stata smarrita in un superlaboratorio militare in Texas.

Se i soldati si perdono un fucile non é grave, a chi non é successo di appoggiare in giro qualcosa e poi “puff, avevo giurato di averlo messo lì!”?. Ma Guanarito (sará mica parente del Guaraná del supermercato?) se lo metti nel posto sbagliato al momento sbagliato è capace di fare dei veri casini tipo causare febbre, emorragie sottopelle e perdite di sangue negli organi interni in quasi tutti quelli in cui incappa. Insomma é come se avessero battezzato un Godzilla qualsiasi col nome di Bambi. Solo che questo Godzilla, proveniente pare da roditori venezuelani, é piccolo, arrabbiato e si infila ovunque. Sembra poi che qualcuno in Texas abbia mormorato anche un “poteva andare peggio”, visto che negli stessi laboratori ci sono anche antrace, ebola e un sacco di altre cosucce che in questo momento storico farebbero la gioia di uno squilibrato qualsiasi (iraniano o nordcoreano è indifferente) con la voglia di giocare al piccolo chimico. Vien da augurarsi, se proprio non troveranno Guanarito, che almeno cambino le serrature della fabbrica di mostri in cui si é perso.

Weekend dove ci sono i dinosauri

Bestioni squamati dalle fauci minacciose avvistati nel Parco di Monza.

Rimarrá installata fino a settembre la mostra sui dinosauri nel grande polmone verde alle porte di Milano. L’originale allestimento è diviso in due sezioni tra Villa Mirabello e il prato a fianco all’adiacente cascina. La qualitá delle riproduzioni é elevatissima, al punto da impressionare quando l’effetto delle brume serali accentuano la suggestione di una foresta giurassica in quel della Brianza.

Notevole anche il livello delle didascalie, il cui rigore scientifico é affidato a paleontologi italiani di fama internazionale, garantito dall’autoritá di Jack Horner, statunitense esperto in materia e titolare delle più importati campagne di scavo degli ultimi tempi. Nel video, il paleontologo ci dimostra che quando ordiniamo un pollo arrosto siamo molto più vicini di quanto immaginiamo a un dinosauro.

Proprio per questo motivo, la visita é consigliata a tutti. In fondo, da Spielberg in poi, chi non ha mai immaginato dal vero questi famelici lucertoloni per cui noi saremmo solo una saporita tartina?

Se proprio devi fumare, hai pensato a rollare?

Chiariamo subito che la scelta di non fumare è quella più salutare. Però scagli la prima pietra chi se la sente di rinunciare ai propri vizi all’improvviso.

Da non fumatore, amico però di molti fumatori sempre più orientati alla sigaretta fai da te, sono stato incuriosito dal fenomeno e mi sono domandato quali vantaggi porta e soprattutto se c’è un risvolto ecologico nel fenomeno che ha visto aumentare da 400 a 600 milioni di Euro il fatturato dei prodotti di tabaccheria catalogabili come “non sigarette”.
In modo assolutamente arbitrario ho chiesto a tutti gli interessati il motivo per il quale fossero passati alla rollata abbandonando il tradizionale pacchetto, poi ho dato un’occhiata alle statistiche scoprendo che la mia indagine era attendibile.

Sulla scelta influisce principalmente il prezzo: se una sigaretta costa 20 centesimi, una rollata ne costa 9, almeno stando alle affermazioni del sito rollingtobacco, punto di riferimento dei rollatori accaniti. Poi entrano in gioco altri elementi: rollare è un piccolo rito che rilassa e mette il fumatore nelle condizioni di assaporare senza frenesia il prodotto, con l’effetto di fumare alla fine meno sigarette. La scelta del tabacco è poi un fattore di qualità che permette di conoscere meglio la provenienza della materia prima. Ne esistono alcuni di antica tradizione come quello della Repubblica di Cospaia, un’enclave produttiva nazionale attiva nel tardo ‘400 tra Toscana e Umbria, tradizione oggi ripresa dal consorzio del tabacco Natur.

In aggiunta c’è un’implicazione tutta vintage del fare a meno della volgarità del pacchetto con scritte minacciose a favore di portatabacco artigianali confezionati con gusto e attenti alla corretta conservazione del trinciato. Alcuni sono spiritosi fin dal nome, date un’occhiata al portatabacco Mavà , manufatto artigianalissimo che sembra uscito da un film di Tarantino o a quello di charlyclothing che invece è fatto con pezzi di yuta riciclata dai sacchi del caffè.

Un ultimo aspetto che in pochi considerano: un pacchetto di sigarette ne contiene 20 mentre con un sacchetto di tabacco da 40g se ne rollano almeno tre volte tanto. Con i pacchetti consumati in Italia i conti son presto fatti e una bella montagnola di carta e plastica è risparmiata all’ambiente.
Se proprio non si rinuncia al vizio, almeno si cerca di limitare l’impatto.