Mi ha incuriosito molto la storia della carne di cavallo usata nei tortellini. Cosí ho cercato in rete di capirne di più, soprattutto per rispondere alla domanda: cos’ha la carne di cavallo che non va?
Risposta 1: in Gran Bretagna, dove è scoppiato il caso, il cavallo è animale di compagnia e sarebbe come mangiare da noi un gatto o un cane (ma visto che in Cina succede… paese che vai, cucina che trovi).
Risposta 2: é quella che ha scatenato i carabinieri dei NAS, mossi dallo stimolo che siamo i primi consumatori di carne di cavallo in Europa. Quando i cavalli sono scelti per essere inviati ai macelli, pur di fare peso, gli allevatori senza scrupoli caricano sui camion anche animali che hanno trascorso la loro vita a correre nelle gare. I quadrupedi da corsa sono in realtá delle farmacie ambulanti, imbottitissimi di ogni genere di prodotto chimico (anabolizzanti anche altamente nocivi) che é stato somministrato per aumentare le prestazioni. Gli allevatori senza scrupoli queste cose le sanno benissimo, per questo offrirei volentieri loro un piatto di tortellini. Se sono riusciti a creare dei mostri di velocità, non hanno avuto il cuore di dare loro un po’ di riposo se non quello eterno in un raviolo, per questo li ripagherei con la stessa moneta nel farglieli poi mangiare. Tanto pare che il gusto dell’orrido non manchi, almeno quando ci si siede a certe tavole.
Un’aggiunta last minute: anche nelle leggendarie polpette dell’Ikea hanno trovato tracce di cavallo. Non solo. Scava e scava i NAS hanno anche trovato batteri fecali nelle torte. Ci voleva uno scienziato per scoprire che dove ci sono i cavalli non manca il letame?
Uomini, orche e pugni.
Ancora a proposito di mammiferi marini, fatevi un sogno qui. Potete provare qualcosa di simile, ma non uguale, all’acquario di Genova: presentatevi all’ingresso a un paio d’ore dalla chiusura, fatevi il giro, godetene, poi tornate alla vasca iniziale dei delfini. Sarete a quel punto da soli perché tutti gli altri saranno avanti nel percorso e nessuno sta più entrando. Se vi sedete al centro della vetrata, avrete la certezza che loro vi notino e giochino solo per voi. Rimaneteci pure finché non arriverà il guardiano a ricordarvi che stanno chiudendo, tranquilli che non vi dirà niente perché sa perfettamente la ragione per cui voi siete lì.
Tornando alla clip iniziale, le immagini sono tratte da un film che in Italia è passato quasi inosservato, Un sapore di ruggine e ossa. Rimasto nelle sale (forse) una settimana, per fortuna ora è già disponibile in DVD. Il film è ispirato da una serie di racconti del canadese Craig Davidson e la trasposizione è una pellicola dalle tinte forti, due storie che si intrecciano costruendo qualcosa senza risparmiare dei pugni nello stomaco.
A volte, per crescere, serve anche questo.
Se un delfino ti chiamasse per nome?
I delfini si chiamano per nome, ora è anche provato. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sull’intelligenza e sulla capacità di questi mammiferi vada a dare un’occhiata qui. Il filmato è impressionante, sembra addirittura di intuire qualcosa di quello che dicono.
Ho provato una volta a fare il bagno con loro e garantisco che è una delle sensazioni più strane che mi sia mai capitata. Ero ad Eilat, in Israele, penso che sia un’esperienza che tutti dovrebbero provare. Ho scoperto poi dopo che esistono, nel mondo, anche viaggi organizzati specializzati in quelle che si chiamano le dolphin experience.
Ho purtroppo anche scoperto che, sembra strano ma siamo sullo stessa pianeta, qualcuno li massacra senza pietà, e non parliamo di qualche popolo in po’ barbaro costretto ad uccidere per sopravvivere. La mattanza dei delfini è purtroppo ancora in uso nella civilissima Danimarca, il filmato è sconsigliato a chi è debole di stomaco. Sembra strano che il paese leader per i chilometri di piste ciclabili procapite e per la produzione di energia eolica scivoli sui mammiferi marini più affini all’uomo. Copenaghen sembra ignorare il problema e le voci di condanna che si levano dalla comunità internazionale.
Vienna, mosaico di colori→
La capitale austriaca è una città dalle tante sfumature, dai tanti volti; dalle architetture storiche al design, alle atmosfere di altri tempi. Mondointasca vi racconta il volto Rainbow e vi porta a visitare e scoprire luoghi e locali della Vienna gay. Continua a leggere su mondointasca
Lombardia: 5 domande verdi ai candidati
Sono emersi particolari interessanti, ma anche vuoti di argomento. Ad esempio tutti hanno posto in primo piano la valorizzazione del territorio, ma solo un candidato ha colto lo spunto della rete ciclo-pedonale. In 2 impongono un rigoroso “stop al cemento”, mentre qualcun altro si è dimostrato più duttile. Qui a seguire le domande e la versione integrale delle risposte.
La scelta sostenibile
Un supermercato in Svizzera
Da Maranello a Ortisei, la Scuderia Ferrari in Val Gardena
Perfino chi non è tanto eco, prima o poi ha bisogno di ossigeno, e in Val Gardena, tra le più caratteristiche località delle Alpi, la materia prima non manca. Complici lo scenario dell’Alpe di Siusi e le Odle che la delimitano a sud e a nord e il gruppo Sella che la chiude a monte, questo solco delle Dolomiti è uno degli scenari che non andrebbe mancato per chi vuole sciare in un ambiente capace di rinfrescare il corpo e l’anima.
Vacanze eco, viaggiare con chi rispetta la natura
europea del turismo sostenibile e responsabile. Sono finiti in cima al podio di questo gran premio del turismo verde 5 realtà di 5 modi diversi di fare vacanza:
La Galbusera Bianca è un borgo agricolo sostenibile a Rovagnate, in provincia di Lecco. Gaetano Besana, ex fotografo di moda, ha realizzato un paradiso di biodiversità nel cuore della Brianza. Un borgo sostenibile in bioarchitettura nel centro del Parco Regionale di Montevecchia, a 40 km da Milano, affiliato alle Oasi di Wwf Italia, con locanda e trattoria bio dove è possibile praticare anche un’esperienza di lavoro contadino solidale secondo i principi del progetto Wwoof (World Wide Opportunities on Organic Farms). Da un mondo effimero, come quello della moda, è passato a un mondo più slow, come quello dell’agricoltura sostenibile. Il merito va a un privato che ha saputo valorizzare il rapporto con la natura e ha reso fruibile a tutti la sua terra preservandola anche dal cemento.
Al Borgoriccio lo charme e lo stile country (chic) si sposano. Nel cuore del Cilento l’ospitalità è in stile anglosassone in una residenza d’epoca: due case, tre torri recuperate secondo gli antichi sistemi costruttivi del luogo fatto di mattoni, intonaco cilentano fatto di sabbia, cemento e ossido di ferro, selciati e scale in pietra. Nel borgo nacque una costola dei moti rivoluzionari del 1848 sotto la guida di Giambattista Riccio. Centocinquant’anni dopo, Angela Riccio si riscopre padrona di casa coccolando i suoi ospiti e offrendo loro insoliti itinerari di visita alla scoperta del Cilento, una delle aree più incontaminate della Campania.
Al Tirler accoglienza e benessere ecosostenibile profumano di alta quota. Siamo in Alto Adige, a Saltria, sull’Alpe di Siusi, in un comprensorio che ha sposato la mobilità dolce. La struttura è realizzata secondo i principi di bioarchitettura, con materiali a km zero. Si è aggiudicato numerosi premi, tra cui l’Unesco Biosphere and Sleeping Gold. Nelle camere dell’hotel, gli oli eterici del legno sudtirolese tranquillizzano e
abbassano la frequenza cardiaca, contribuendo al benessere degli ospiti. Tra i plus, il menù per celiaci e un sentiero di bare footing, percamminare a piedi scalzi nel bosco circostante.
L’Union Lido è un villaggio particolare nella laguna veneta. Ecosostenibilità, energie rinnovabili, riscaldamento solare, impatto ambientale minimo, attenzione ai disabili, sono le punte di diamante di
questo eco resort a Cavallino, a pochi chilometri da Venezia, immerso in 60 ettari di verde con un’area naturalistica dove si ripopolano specie animali autoctone. Il mare classificato “bandiera Blu” lambisce la
spiaggia dell’Union Lido, che regala a tutta la famiglia una vacanza consapevole, a contatto con la natura e a impatto zero grazie alle soluzioni sostenibili adottate nel tempo dai proprietari. Viene premiato
perchè è l’emblema del campeggio glamour ed eco-chic che offre servizi di un hotel di lusso a prezzi accessibili.
La cooperativa, con sede a Firenze, è composta da un team di persone che da molti anni operano con passione e inventiva nel turismo sostenibile, organizzando viaggi a piedi in Italia e nel Mediterraneo, alla scoperta di luoghi incontaminati. La proposta di Walden è quella di un camminare lento, in piccoli gruppi, alla scoperta dei territori, della natura e della storia, dei popoli e delle loro tradizioni.
Hotel che galleggiano e rispettano il mare
A volte gli hotel galleggiano e, in certi casi, sono anche amici dell’ambiente.
Un hotel che si sposta sul mare o sul fiume mantenendo standard di sostenibilità è un po’ il sogno di chi ama le vacanze da marinaio, dove l’orizzonte è diverso ogni giorno senza mai cambiare stanza. Ma una crociera è davvero tanto sostenibile quanto gli alberghi tradizionali? Diamo un’occhiata a qualche idea.
Partendo dal Mare Nostrum una ecocrociera è tale solo se il carburante principale è il vento. Spinti solo da una vela, è ovvio che la velocità ridotta influenza la distanza percorsa. Bisogna dunque subito calibrarsi tra un periodo di un weekend (rimanendo dunque in prossimità della costa), una settimana (un arcipelago) e un periodo maggiore (grazie al quale magari porsi l’obiettivo di una grande circumnavigazione come potrebbero essere quelle di Corsica e Sardegna). Rimanendo nelle acque interne il battello Vita Pugna si muove tra Lombardia e Veneto offrendo una prospettiva davvero inusuale. In certi tratti c’è addirittura l’opzione bici per attraversare il paesaggio lasciando il fiume al mattino e ritrovare alla sera la cuccetta sulla riva.
Per infilarsi nelle baie dei Caraibi al fruscio degli alisei non c’è niente di meglio di un catamarano. Il natante di Ecocrociere si presta alla scoperta di tratti di costa raggiungibili solo grazie alla versatilità degli scafi che hanno un pescaggio ridottissimo e permettono così di avvicinare spiaggette da sogno. Rispetto ad una barca a vela tradizionale il catamarano offre spazi a bordo molto più ampi.
Dove lo spazio non manca affatto e si cercano i servizi di un (buon) albergo tradizionale, si incappa nelle crociere delle grandi navi. Tra le più grandi troviamo le navi da crociera di due grandi armatori italiani: MSC e Costa. Non cito a caso i nomi. Hanno natanti grandi, anzi grandissimi, lunghi come 3 campi di calcio e alti come un palazzo di 20 piani. Sono a loro modo anche oggetti eleganti, anche se in certi contesti sono decisamente invasive. Penso a quando sei in giro per Venezia e dalle calli vedi in fondo, nel canale, passare un rimorchiatore con attaccata un cima che cresce cresce cresce fino ad aggrapparsi a una prua che è la punta anteriore di un palazzo galleggiante che sovrasta quasi tutta la Serenissima. Eppure rispetto ai concorrenti hanno un vantaggio apprezzabile per chi ama davvero il mare: sono più pulite. Quelle di MSC, ad esempio, sono molto controllate e soggette a un severo codice di responsabilità e sostenibilità che la compagnia a gestione familiare si è imposta.
In particolare, sul concetto di sostenibilità, il lavoro della compagnia sarebbe a mio parere anche da prendere ad esempio per certi alberghi. In sostanza MSC si impegna a rispettare i mari in cui naviga e fa viaggiare i passeggeri riducendo al minimo l’impatto sull’ambiente. Sono tutte dichiarazioni dell’armatore, dettagli che mi piacerebbe verificare, anche se la garanzia di certificazione ECC (European Cruise Company) dovrebbe essere una forma di garanzia.