Nel nostro paese ci giochiamo ogni anno 500 chilometri quadrati di suolo. Come dire che in dodici mesi copriamo di cemento o compromettiamo due isole d’Elba (dati diffusi da Legambiente). Troppo.
Il prossimo voto potrebbe cambiare qualcosa?
Proviamo a fare un’analisi delle dichiarazioni dei candidati in tema di ambiente, in particolare proviamo a ricavare risposte dai programmi dichiarati in conferenza stampa e ai giornali (Fonti: La Repubblica, Corriere della Sera, ll Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano) e confrontarlo con quanto avvenuto nelle realtà dove i candidati (o i loro movimenti) hanno governato.
In particolare la domanda che ho in testa è:
“Egregio candidato, se fosse eletto premier, che iniziative intraprenderebbe per preservare e valorizzare il valore del nostro patrimonio paesaggistico e storico-culturale?”.
Prendetelo davvero come un esercizio di un piccolo blogger per capirci qualcosa, ma le risposte sono più o meno queste:
Monti
Monti non inserisce l’ambiente nelle priorità pur sostenendo l’importanza della Green Economy dal punto di vista del risparmio energetico e dell’efficienza, con il contenimento delle emissioni, l’impiego dei materiali riciclabili e tecnologie intelligenti. Da apprezzare la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, già stimata presidente del F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano). Sono competenti e precise le sue dichiarazioni: servono nuove regole per la tutela del paesaggio e del territorio, più risorse per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali e naturalistici, incentivi per le attività culturali. Per tutelare il paesaggio e il territorio servono in particolare l’inasprimento delle misure contro l’abusivismo, l’uniformazione dei tempi dati all’Amministrazione per esaminare i progetti degli interventi proposti e mantenerne l’efficacia vincolante delle pronunce, la formulazione di una strategia nazionale da condividere con le associazioni ambientaliste contro il dissesto idrogeologico, la ripresa del decreto voluto dal Ministro Mario Catania e già condiviso con la Conferenza delle Regioni in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo agricolo, decaduto con la fine del Governo Monti.
Per conservare e valorizzare i beni culturali e naturalistici la Borletti Buitoni chiede ”finanziamenti immediati”. Come? Facendo tornare al Ministreo dei Beni Culturali gli introiti dei musei e siti archeologici; valorizzando il terzo settore; elevando i limiti di deducibilita’ per le donazioni; riducendo l’IVA per le attivita’ istituzionali del Ministero, di Fondazioni, Enti, Associazioni e privati che operano per il patrimonio culturale e per il settore dello spettacolo.
Belle parole e stima per la Borletti Buitoni, a cui però ricordiamo che il ministro montiano Passera ha favorito nel suo governo le opere volte alle trivellazioni e alle centrali a carbone. Probabilmente ci sarà parecchio da combattere all’interno di un eventuale monti Bis.
Ingroia
Si dichiara contro le grandi opere, tra cui l’alta velocità, e dalla parte della green economy, per una lotta senza quartiere contro le ecomafie, per l’introduzione dei reati contro l’ambiente. Dichiara di voler fare una rivoluzione pacifica, a favore di un ingente piano pluriennale di investimento sulla manutenzione e tutela del patrimonio. Insiste per l’intervento su beni culturali e ambientali, ponendole tra le priorità, prevedendo incentivi e facilitazioni fiscali per i privati che vogliono intervenire sui beni culturali.
Ingroia non ha mai governato.
Bersani
Quando parla di Economia Verde (in un suo comunicato è scritto in maiuscolo) si riferisce a investimenti a ritorno lievemente differito. Continuando nell’analisi delle sue dichiarazioni, sebbene ritiene che il ritorno economico sia certo è sempre necessario un piede di partenza in grado di far muovere il meccanismo con un altro giro. Nel contesto europeo, attualmente il concetto di investimento coincide con quello di debito e non viene riconosciuto differentemente nel calcolo dei conti pubblici. Ma se andiamo avanti pensando alla crisi in questo modo non se ne viene fuori. Avvitamento, recessione e instabilità portano solo alla rottura di ogni meccanismo di ripresa.
I due gemelli che litigano, l’economia e l’ambiente sono destinati a fare la pace a livello planetario. La prospettiva strategica mondiale non può prescindere dal trasformare la storica rottura in una dialettica di sintesi. Ovviamente questo dialogo non è semplice. Un partito di governo deve impegnarsi sugli equilibri per evitare gli eventuali contraccolpi e arretramenti. Esistono contraddizioni serie a cui non si possono ancora contrapporre tutte le risposte. Le rinnovabili, l’acqua, il ciclo dei rifiuti sono esempi che meritano risposte equilibrate per evitare lo scontro economico e ambientale. Serve governare bene queste cose e sollecitare anche risposte industriali. Si può dire la stessa cosa per l’agricoltura, la qualità italiana del made in Italy e della trasformazione delle materie. Bersani parla di inasprire le pene per i reati ambientali e parla di messa in sicurezza del territorio, ma senza entrare nel merito delle varie questioni.
L’anima di Vendola, con SEL, insiste per inaugurare una “economia ecologica” che salvaguardi i beni comuni, tra cui acqua e aria, e riduca gli sprechi. Inoltre vuol introdurre un nuovo PIL che tenga conto anche della valorizzazione dell’ambiente. Tra i punti c’è lo stop alla cementificazione, il recupero idrogeologico, le bonifiche, gli incentivi per il riciclo, la riduzione delle emissioni e gli investimenti nelle rinnovabili.
Dove il PD governa, effettivamente c’è una certa attenzione ai temi, anche se, la Puglia con Taranto ne è un esempio, temi come l’occupazione richiedono poi dei compromessi.
Berlusconi
Il condono promesso non è promettente, e mi scuso per il gioco di parole, ma andiamo nel dettaglio. La parola nucleare è scomparsa da tutti i programmi, si parla di rinnovabili, di sostenere la green economy, di riassetto idrogeologico del Paese, di raccolta differenziata, politiche di riduzione dei rifiuti e valorizzazione dei parchi e aree protette. Una bella svolta rispetto al passato. Nelle regioni dove il centro destra impera (Piemonte, Lombardia e Veneto su tutte) si alternano senza soluzioni di continuità tentativi di diffondere le villettopoli o le aree commerciali a esempi di buona amministrazione ambientale.
Ai suoi alleati della Lega va dato atto di una certa attenzione alla salvaguardia del territorio, con il neo della spinta sulle scelte di sviluppo aeroportuale.
Grillo
Il MoVimento 5 Stelle mette l’energia rinnovabile come secondo punto del programma. Questa è già una dichiarazione di intenti. Tra gli obiettivi c’è un uso più intelligente delle risorse anche fossili, politiche di risparmio energetico, impianti di co-generazione, riduzione delle emissioni, incentivi ai biocombustibili ed altre politiche per l’auto-produzione energetica. Dal punto di vista dei trasporti invece l’obiettivo è favorire le biciclette ed i mezzi pubblici, ma anche il car sharing e car pooling.
Il MoVimento, nonostante il successo dell’ultima tornata elettorale, non governa da abbastanza tempo per poter esprimere una valutazione sull’opera svolta dai suoi amministratori.
Giannino
Pone due domande molto chiare partendo da una premessa: non esistono pasti gratis. A parità di altri elementi, se si vuole ridurre l’impatto ambientale della produzione e del consumo energetico bisogna essere disposti a pagarne il costo. Di conseguenza, le domanda da porsi sono:
1) quali sono gli strumenti che consentono di raggiungere determinati obiettivi ambientali al minimo costo?
2) data l’adozione di questi strumenti, con quali strumenti i settori energetici possono essere organizzati per garantire che i prezzi di mercato non incorporeranno delle rendite?
Giannino ritiene che le politiche energetico-ambientali vadano armonizzate evitando il proliferare di strumenti. In particolare, la sostituzione di un meccanismo di incentivazione discrezionale e confusa con la via più ragionevole per favorire gli investimenti, di volta in volta, nelle tecnologie che appaiono più convenienti localmente. E’ essenziale che la scelta tecnologica sia decentralizzata e lasciata al mercato, non centralizzata e nelle mani dei politici.
Come Ingroia, Giannino e i suoi sono new entry.
Buon voto, cappuccetti verdi, e attenzione ai lupi col SUV travestiti da nonnine tutte bici e fiori.