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Pronto a bere l’acqua del cesso?

La carenza di acqua potabile che oggi affligge alcune aree delle terra e domani potrebbe toccarci da vicino, obbliga studiosi e tecnici a ipotizzare scelte drastiche. Come bersi l’acqua del cesso. Avete letto bene, un sistema di filtri e membrane la renderebbero pura, probabilmente ancora meno contaminata di quanto fosse prima dell’immissione nelle condotte che alimentano i nostri water. E’ una scelta che, ammettiamolo, oggi ci fa schifo. Esattamente perché si tratta di una opzione disgustosa, dovrebbe ancora di più obbligarci a riflettere quando sprechiamo anche una sola goccia d’acqua.  



Qualche buona regola per risparmiare la risorsa preziosa che assieme all’aria ci permette di vivere: 
Applicate un riduttore di flusso ai rubinetti di casa: l’acqua si miscela con l’aria, risparmiando fino al 30 per cento di acqua.
Scegliete la doccia invece del bagno: in media, riempire la vasca comporta un consumo d’acqua quattro volte superiore rispetto alla doccia. Sapete che esiste una doccia che si spegne da sola?
Fate scorrere l’acqua dal rubinetto solo per il minimo indispensabile
Alla prossima sostituzione, prevedete l’acquisto elettrodomestici di classe A e A+, sono progettati per ridurre il consumo di acqua. Il prezzo d’acquisto maggiore ma si ripaga in termini di risparmio energetico.
Effettuate i lavaggi in lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico e pulite periodicamente il filtro

> Lavate piatti, frutta e verdura in una bacinella e usate l’acqua corrente solo per il risciacquo
Riutilizzate l’acqua adoperata per lavare le verdure per innaffiare il giardino e quando scolate l’acqua bollente della pasta, conservatela nel lavandino con un goccio di detersivo: è già pronta per pulire i piatti a fine pasto
Innaffiate le piante di sera: dopo il tramonto l’acqua evapora più lentamente
In bagno, scegliete uno sciacquone con lo scarico differenziato e doppio pulsante: per evacuare la pipì basta poca acqua
Fate un controllo periodico chiudendo tutti i rubinetti: se il contatore dell’acqua gira lo stesso c’è una perdita
Quando lavate l’auto, usate il secchio e la spugna: si risparmia molto rispetto al getto della canna
Raccogliete l’acqua piovana e quella dei climatizzatori e sfruttatela per gli usi non potabili, ad esempio per lavare l’auto e innaffiare il giardino
Provvedete a una corretta manutenzione: un rubinetto che perde una goccia al secondo disperde in un anno circa 5.000 litri.



http://www.huffingtonpost.it/2014/05/01/riciclo-acqua-bagno-california_n_5248412.html?utm_hp_ref=italy

480 km con un pieno e dal tubo solo acqua

Toyota sta per iniziare a commercializzare un veicolo ibrido con celle a combustibile. Non è nuova la tecnologia, è solo che ora è stata industrializzata e messa a disposizione di chi se lo potrà permettere. Le autorità californiane stanno attrezzandosi per lo sviluppo della rete distributiva di idrogeno: 4 minuti di pieno e il veicolo sarà in grado di percorrere quasi 500 km emettendo al tubo di scappamento solo acqua.
A quando e a quali costi sulle nostre strade?

Carmelo ha 123 anni, ecco il suo segreto

Ha 123 anni e si chiama Carmelo Flores Laura. Ammesso che sia attendibile la sua data di nascita, l’uomo più anziano mai documentato gode ancora di una discreta salute. Il merito sarebbe della sua dieta a base di orzo, quinoa e acqua pura raccolta dalle montagne dove vive.

Il filmato racconta il suo stile di vita, semplice come può essere quello di un contadino delle Ande, ma uno spunto è evidente. Più di tutto, infatti, pare che abbia influito sul suo benessere l’attività quotidiana di camminare e uscire con gli animali. Che sia l’esempio da seguire?

L’uomo che spreme acqua dalle nubi

Anche se le secchiate d’acqua che hanno innaffiato l’Italia la scorsa primavera lasciano credere il contrario, l’area mediterranea potrebbe prima o poi doversi confrontare con problemi legati a siccità e desertificazione.

Una possibile soluzione arriva da lontano. Carlos Espinosa è originario di Antofagasta. In questa zona del Cile le precipitazioni annue di solo un millimetro obbligano la popolazione a sostenere costi altissimi per dissalare l’acqua marina e soddisfare il fabbisogno idrico della comunità.

“Fin da bambino, ho notato che le nubi sfioravano il suolo delle montagne, ma non sapevo cosa fosse – dichiara il fisico sudamericano – Più tardi, all’università ho capito che il fenomeno poteva essere sfruttato. Esiste un processo per cui alcune piante catturano acqua con l’estremità delle foglie toccate dalla nube. Abbiamo applicato lo stesso concetto con delle reti. La prima volta che abbiamo ottenuto acqua dalla condensazione nel deserto è stato sorprendente”.

Certe piante dei crinali montuosi hanno il potere di raccogliere acqua con l’estremità delle foglie. Lo spirito di osservazione ha portato Espinosa a creare un semplicissimo sistema di reti cattura-umidità che filtrando le nubi mosse dal vento riescono a sintetizzare acqua facendola convergere in raccoglitori.
In Italia consumiamo circa 175 litri d’acqua pro capite AL GIORNO.
Quella di Espinosa non sarà dunque la soluzione definitiva per risolvere il problema idrico di comunità molto assetate come la nostra, ma il sistema ecofriendly e di facile realizzazione può essere un aiuto dove le risorse sono povere, oltre che uno stimolo a responsabilizzarci sui consumi scellerati che prima o poi ci potrebbero creare dei problemi. Come dire che poche gocce dalle nubi dovrebbero essere un esempio al nostro fiume di spreco.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Goditi un po’ di questo fresco

E’ risaputo che il potere di una cascata ha una forza ripulente che agisce sull’anima prima ancora che sull’aria che le circonda. Ecco allora una bella collezione di cascate per che per effetto della loro natura e del fotografo sono una ventata di aria fresca nella nostra estate.

Anche in Italia ne esistono di notevoli, basta ricordare quelle del Serio in Lombardia o delle Marmore in Umbria. Nascono in gole a valle di impianti idroelettrici ma trasmettono tutta la loro energia comunque, in tutti i sensi visto che alimentano fonti rinnovabili.

Se vi accontentate di salti più bassi, per trovarli basta avventurarsi lungo i ruscelli di montagna e aspettare che si buttino verso il basso. Qui ci si può davvero sbizzarrirecon una mappa delle Alpi. Nel genere della spettacolarità consiglio la zona del Rutor in Valle d’Aosta. Tre splendidi salti d’acqua vi incanteranno rinfrescandovi fino al midollo lungo un sentiero tra i più caratteristici dell’arco montuoso.

Banane, foresta e borracce

L’acqua del rubinetto è buona (almeno) tanto quanto quella delle bottiglie, risparmia gasolio e plastica per trasportarla e azzera il  rifiuto. Ora fa bene anche direttamente alla foresta.

SIGG, l’azienda svizzera produttrice di borracce, e Cuipo, l’organizzazione che si batte perché nel mondo “occidentale” si abbia maggiore consapevolezza nella tutela della foresta pluviale in via di estinzione, stanno condividendo un progetto.
Quattro bottiglie personalizzate per Cuipo, quattro modelli che dichiarano la nostra volontà di sostenere il progetto: Steve the Sloth, Bring Your Own Bananas, Fight Deforestation e Tiko.

Per ogni borraccia venduta, Cuipo riceverà un contributo in grado di salvare un metro quadrato di foresta pluviale. Le borracce prodotte da SIGG per l’iniziativa, sottolineano la necessità di un’azione urgente verso il più grande polmone verde del pianeta, attraverso un design audace e divertente.

La serie di SIGG Cuipo è disponibile in modelli da 0.6L e 0.3L e ogni borraccia è dotata di un codice di attivazione personalizzato. Di cosa si tratta? Nulla di più semplice: basta inserire il codice sul sito di Cuipo www.cuipo.org per scegliere e preservare il proprio metro quadrato di foresta pluviale a Panama. Le borracce sono disponibili online al sito www.sigg.com o www.cuipo.org e nei negozi SIGG europei.

Beviti l’acqua, non la bottiglia

Non guardatevi troppo attorno, Non c’è nessun pazzo in circolazione.  Tutti, ma proprio tutti rischiamo  di bere plastica senza accorgercene. 
A volte la gente mi guarda strano quando finita l’acqua o la coca non butto la bottiglietta ma la accartoccio e me la metto in valigia per mollarla al primo contenitore della differenziata. Se poi intuisco che è “differenziata, ma per finta”, me la porto fino a casa.



“E’ troppo preziosa per buttarla”, rispondo a chi è con me.
Se poi leggo dell’interesse nello sguardo di chi ho di fronte, parto all’affondo nello spiegare il perché del gesto cercando di non abusare della pazienza altrui.

Ho chiesto a Gianluca Bertazzoli, che lavora per COREPLA e di plastica se ne intende, di aiutarmi a sintetizzare in tre brevi punti la risposta al domandone
PERCHE’ NON BUTTARE LA BOTTIGLIA NELL’INDIFFERENZIATA?


Per conoscenza di tutti, ecco i 3 spunti spendibili con chiunque.
1> La plastica riciclata, interpretata come risorsa, è versatile rispetto a materiali più “tradizionali”. Dipende molto dagli utilizzi: certamente non tutto si può fare con la plastica riciclata, ma molte cose possono essere fatte assai bene spendendo meno. Pensiamo al campo del tessile e dell’arredamento con rivestimenti ed imbottiture. C’è poi  tutto un mondo di applicazioni specifiche della plastica riciclata come materiale specifico ed “inedito”, con particolare

riguardo all’arredo urbano, da giardino, alle dotazioni stradali.

2> Anche la rilavorazione e la rimessa in circolo è un processo che potremmo  definire “ecologico” in termini di emissioni e dispendio energetico. Solo alcuni numeri per spiegare le potenzialità ambientali dell’utilizzo della plastica riciclata: nel solo 2011 l’attività di COREPLA per l’avvio a riciclo e recupero di imballaggi in plastica ha evitato 798.000 tonnellate di emissioni equivalenti di CO2. Potremmo visualizzarla come una colonna di 6500 TIR che occupano la distanza tra Firenze e Milano. Se proiettata nel decennio 2002-2011, le tonnellate di CO2 evitate diventano 6,5 milioni, mentre sono 2,9  le tonnellate di imballaggi in plastica sottratti allo smaltimento in discarica e 2 milioni i Giga Joule di energia recuperati. Come dire che con l’energia risparmiata ci illumino una piccola regione per un bel po’.

3> Nell’ambito precedente, la raccolta differenziata di qualità diventa un  valore aggiunto per la comunità che la produce. Il primo valore aggiunto della raccolta differenziata è l’aumento di “capitale sociale”: si tratta, infatti, di un vero e proprio indicatore della qualità della convivenza civile oltre che della qualità dei servizi pubblici. La filiera che deriva dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è poi un elemento importante della “green economy”, sviluppando nuove imprese nel settore della valorizzazione e del riciclo e necessitando di ricerca ed innovazione per il miglior utilizzo dei  nuovi materiali che ne derivano.



Soprattutto un elemento va ben tenuto presente di fronte all’ecoscettismo: non é vero che la plastica, alla lunga, si dissolve. Lo spiega molto bene Alan Weisman ne “Il mondo senza di noi” quando intitola un capitolo centrale “I polimeri sono per sempre”. Vi invito a procurarvelo se volete scoprire come dagli anni ’50, con la massiccia diffusione delle plastiche, flaconi e recipienti sono diventati frammenti e poi sminuzzati fino a ridursi a microparticelle in sospensione nelle correnti marine. Il segnale di allarme é evidente: se nel centro del Pacifico galleggia un’isola di rifiuti di plastica ampia quanto il Texas, se delfini e albatros muoiono tra gli stenti per aver ingoiato sacchetti e tappi, i prossimi potremmo essere noi quando non ci accorgeremo della presenza in falda di queste microparticelle e finiremo quindi per berci non solo acqua ma i bicchieri e le bottiglie che l’hanno contenuta anni fa. 
Se avete avuto la pazienza di leggermi fino a qui, sono sicuro che la prossima volta che finirete l’acqua porterete anche voi la bottiglietta fino a casa e magari farete perfino notare a qualcuno che, anche chi non ricicla, prima o poi deve bere.
Questo articolo è stato pubblicato anche sull’HuffingtonPost.