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Animali: la pet therapy televisiva non funziona

Gli animali in televisione portano sfortuna a chi li ostenta. La Littizzetto indagata per aver portato un maialino da Fazio, Insinna denunciato per un gufo reale ad Affari Tuoi, prima ancora ci fu la Bignardi con il cucciolo donato a Monti. Sono sicuro che riusciamo senza fatica ad allungare la lista di animali ostentati tra spettacolo, politica e social. Alzi la mano chi non ha visto in Facebook amici e amiche ‘selfial killer’ ritratti con l’animale di turno. A me certi animali saltano addosso e lo scatto con loro lo faccio volentieri, ma non è violenza. Forse sono loro che riconoscono la bestia e si fanno avanti.

Semmai andrebbe messo qualche paletto, anche tra gli animalisti. Non sono certo dalla parte di chi sfrutta pelosi, piumati e squamati, ma da molto tempo certi animali sono di compagnia all’uomo. Ci sono mascotte un po’ ovunque, dalle squadre sportive ai battaglioni militari. Un caprone ha perfino i gradi di maggiore nel prestigiosissimo Royal Regiment of Wales e la marina Usa ha una pagina dedicata ai gatti di bordo. Dov’è il problema? Che, forse, non deve tanto infastidire la presenza dell’animale, quanto l’assenza di un controllo (severo) che questo non sia maltrattato o sottoposto a stress fisico e/o psichico.

Animali da spettacolo ne esistono parecchi, la tv e la politica italiana ci hanno abituati a fior di esemplari, non sempre appartenenti al regno animale. In una trasmissione non fanno quasi più notizia. Perché non attiviamo un organismo di controllo serio o, piuttosto che sbattere l’animale sotto i riflettori, non proviamo invece ad attingere alla forza di un disegno o di una caricatura? Ne esistono di eccellenti che hanno anche fatto la fortuna dei marchi che le hanno sposate. Se hanno funzionato con le pubblicità che ci rifilano di tutto, tranquilli che ci sono ottime speranze anche per lo spettacolo.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Le balene spiaggiate non sono (solo) i ciccioni sotto l’ombrellone

Abbiamo letto dei cetacei finiti spiaggiati a Vasto. Su sette, purtroppo solo 3 sono riusciti a riprendere il largo. Il fenomeno è tutt’altro che infrequente e spesso la salvezza di questi mammiferi dipende anche dalla prontezza di chi si trovano di fronte sulla spiaggia. I filmati ricordano ancora  l’episodio di Arraial do Cabo in Brasile, quando alle 8 del mattino circa 30 delfini finirono arenati e furono salvati da chi si trovava sull’arenile. Purtroppo non si tratta di un evento raro.

Da una stima sommaria sono qualche migliaio all’anno i cetacei che finiscono a terra e muoiono poi per disidratazione o perché si copre lo sfiatatoio. Cito dal sito dell’università di Pavia:

Lo spiaggiamento, singolo o in massa, di cetacei è un fenomeno ormai conosciuto da tutti e da molto tempo. Le cause che determinano lo spiaggiamento di animali vivi sono al centro di un dibattito aperto che dura ininterrottamente ormai da molti decenni. Le teorie sono varie, ma si può con ragionevole prudenza affermare che tale evento può essere provocato di volta in volta da cause diverse, singole o combinate. Pertanto cause individuali, patologie o comunque situazioni di difficoltà individuale, possono indurre un animale a portarsi in prossimità della costa alla ricerca di un bassofondo sul quale appoggiarsi per poter respirare senza eccessivo sforzo. Se l’animale appartiene a una specie dal comportamento sociale particolarmente sviluppato, può succedere che gli individui del branco seguano fino a terra quello o quelli di loro che sono in difficoltà. Certamente anche cause ambientali, quali ad esempio anomalie locali nel campo geomagnetico, al quale sembra che i cetacei siano sensibili, possono provocare fenomeni di spiaggiamento talvolta anche massiccio.

Nei gruppi, chi decide la rotta è il capobranco, se questo si smarrisce, tutto il resto della comunità è a rischio, almeno finché un altro capobranco non prende la guida. Succede anche per l’uomo, del resto, ma questa è un’altra storia. Nell’alto Tirreno, area conosciuta come il Santuario dei cetacei, c’è un capobranco, anzi una, che è una celebrità. Da circa 15 anni, Matilde accompagna i suoi delfini in prossimità della costa della Versilia e, a distanza di sicurezza, offre spettacolo a chi decide di dedicarsi al whale watching.

Una nota a favore dell’Italia: siamo l’unico paese del Mediterraneo e dell’Europa ad avere organizzato e attivato una rete nazionale per il monitoraggio degli spiaggiamenti dei cetacei e a pubblicarne un consuntivo annuale. La segnalazione di animali spiaggiati da parte dei cittadini deve essere fatta alla Capitaneria di Porto di zona oppure attraverso il numero blu 1530. In questo modo viene tempestivamente attivata la catena operativa creata da Ministero dell’Ambiente e Ministero della Salute per il recupero e lo studio degli animali spiaggiati.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Lombardia bear-friendly

Daniza e le avventure degli orsi sulle Alpi. Location: settore alpino centrale. Riassunto delle puntate precedenti. 



I grigionesi si sentono minacciati dagli orsi al punto da aspettarli fuori dalla tana per seccarli alla fine del letargo
I trentini ne fanno un problema politico del tipo “per accontentare gli elettori, io signorotto locale decido di dimezzare la popolazione plantigrada”. Il valore è probabilmente stato determinato in preda agli effetti allucinogeni dei funghi trovati dai cercatori che si appostano a sbirciare la cucciolata con mamma orsa in circolazione. 

Stai a vedere che, alla fine, la più bear-friendly è l’industrializzata Lombardia, quella che di solito fa notizia per il blocco del traffico o per gli inceneritori. L’assessore all’ambiente Claudia Maria Terzi, 39 enne bergamasca, afferma di voler rispettare i principi del progetto Europeo Life Arctos e dunque tutelare la popolazione plantigrada rimborsando i danni provocati dalla stessa e incoraggiando l’installazione dei recinti elettrificati per proteggere il bestiame. Non solo.

Non cacceremo via l’orso, piuttosto vorremmo che sulle nostre montagne avesse un angolo di paradiso dove vivere – dichiara al Corriere della Sera – Ecco perché continueremo a tutelarlo come stiamo facendo dal 1999, quando abbiamo assistito al suo ritorno nelle provincie di Bergamo, Brescia e Sondrio. Perché una convivenza con l’uomo è possibile.


C’è dunque un nesso tra industrializzazione e attenzione alle tematiche ambientali? Pare di sì. Cioè chi è più coinvolto nei settori avanzati e si è misurato pesantemente coi rischi ambientali tende a preservare la naturalità meglio di chi si spaccia per naturale e poi non esita a sparare o sbattere gli animali nei recinti. Penso che tutti gli appassionati di natura se ne dovrebbero ricordare la prossima volta che decidono dove trascorrere le vacanze alpine, magari tenendo presente che la Lombardia conta 24 parchi regionali, oltre al Parco Nazionale dello Stelvio. #iostocondaniza e il documentario lo dimostra.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

La tua femmina, pelosa e incatenata.

Sesso da animali? Chi si impressiona facilmente non inizi neppure a leggere.

L’operaio è tornato stanco dal suo turno nella miniera. Appena il tempo di una lavata nelle baracche anonime e poi una corsa alla parte estrema dell’abitato, quella a ridosso della foresta. Corre perché deve arrivare prima degli altri. L’edificio dove punta è in fondo alla via, rami e muri si confondono laggiù. Nella lurida catapecchia le luci sono soffuse, quasi l’odore le coprisse. La femmina è stata appena depilata, il rossetto è fresco e lui è riuscito ad essere il primo della serata. Così, almeno, gli hanno garantito gli uomini al piano di sotto, quelli che hanno sedato da poco l’animale. Il giovane esemplare è pronto per soddisfare le sue voglie, con le cinghie che legano i polsi al letto…

Non cercate tra i romanzi di Asimov o i racconti di Clark ambientati nelle frontiere lontane del sistema solare. Lo scritto è solo frutto della mia immaginazione dopo aver letto la notizia che nel Borneo è pratica comune usare le femmine di orango per soddisfare le voglie dei maschi. Il fatto sarebbe già di per sé grave se i maschi in oggetto fossero della stessa specie, ma qui parliamo di umani.

I fatti sono stati portati a conoscenza dalla veterinaria Karmele Llano, 27 anni, di Bilbao. Si riferiscono a una femmina di orango che la sua soccorritrice ha chiamato Pony. Pare che autorità compiacenti e individui senza scrupoli abbiano costruito un racket per fare denaro attingendo alla disperazione più nera. Cosa avviene delle femmine di orango quando “non sono più utili” possiamo facilmente immaginarlo.

Perché gli oranghi? – spiega la dottoressa Llano – Perché questo grande mammifero arboreo condivide con l’uomo il 97% del patrimonio genetico. Il suo nome in malese significa popolo della foresta. Oltre che in Thailandia gli orangutan sono importati in altri paesi d’Asia e in particolare a Taiwan dove vengono usati soprattutto come animali da compagnia. Questa è una delle più serie minacce alla loro sopravvivenza alimentando il grande traffico illegale. Un traffico che arriva, malgrado i controlli, fino in Europa al termine di una rotta che passa per il Medio Oriente. Ma il vero grande pericolo per la sopravvivenza degli orangutan è la distruzione delle foreste dove vivono, ora soprattutto a causa dell’avanzare delle piantagioni di Olio di Palma, prodotto usato nel settore alimentare e cosmetico. Piantagioni per creare le quali si uccidono le scimmie e si distrugge la foresta, loro unico habitat.

Il progetto di Karmele è on line. Chi è arrivato a leggere fino qui, e grazie per averlo fatto, può perfino adottare uno degli animali salvati.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Il perfetto gatto da guardia salva il bambino

Cane, gatto e bambino per una storia a lieto fine. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla capacità di un gatto di essere fedele al proprio padrone al punto di avventarsi contro un aggressore per difenderlo, questo filmato conferma il contrario. Il bambino stava giocando quando il cane del vicino lo ha attaccato. Date un’occhiata alla reazione del felino e osservate come il gatto, dopo il contrattacco, torna poi a presidiare il suo protetto.


Per la cronaca: il bambino se l’è cavata con due morsi e qualche punto di sutura, la gatta è diventata un’eroe planetaria con milioni ci cliccate, del cane nessuna notizia.

Là fuori ci sono selfie orribili

Animali di ogni genere sono i protagonisti di selfie bestiali, l’idea è di una grande agenzia creativa brasiliana per celebrare la collaborazione con National Geographic. Il risultato: simpatico, anche se forzato. Non vorrei che tornasse la  moda dell’animale selvaggio in casa: la fauna abituata all’aria aperta è meglio che stia dove è nata. 


La nuova arca, niente Noah ne Russel Crowe ma un frigorifero

Con Noè e Russel Crowe torna alla ribalta il tema dell’arca. Ma se non fosse una citazione biblica, si rinunciasse al legno di uno scafo e ci si ponesse nelle condizioni di andare molto in là nel tempo? 


L’arca del terzo millennio è sicuramente molto meno affascinante. Immaginiamola come un grosso congelatore, anzi una rete di grossi congelatori chiamati criolaboratori dove cellule ed embrioni sono conservati a -225 gradi celsius. In taniche di azoto liquido sono sospesi interi zoo. I frozen zoo di San Diego, Melbourne e Londra sono i più celebri e insieme conservano 48.000 campioni cellulari di 5.500 specie. Lo scopo? Mantenere la memoria biologica del soggetto e aspettare che un giorno la scienza consenta di riportarlo in vita.


Garanzie di successo non ce ne sono. Nel 2008 provarono a isolare un frammento di dna da un esemplare di tigre della Tasmania conservato sotto alcol da oltre un secolo. Manipolato con il genoma di una cavia, il dna diede segni di reazione. L’esperimento non andò oltre ma il proseguimento degli studi sulle cellule staminali e i progressi della genetica lasciano sperare che in qualche decennio si potranno crescere in laboratorio animali interi partendo dalle cellule indotte a diventare spermatozoi e ovociti.
Nell’attesa, gli effetti speciali iniziamo a goderli al cinema.

PS: A chi si domandasse se qualcuno lo ha già pensato anche con uomini, rispondo “sì”. E’ stato fatto e con corpi interi congelati prima della morte, ma questa è tutta un’altra storia.

Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.


Cani e gatti da mangiare, il video che inchioda i cinesi

I cani e i gatti in Cina se li mangiano.

Non condanno le abitudini, qualcuno potrebbe obbiettare a noi qualcosa su pollo o vitelli, ma il trattamento che riservano a quelli che noi consideriamo animali di compagnia e che ben conosciamo per il carattere e la capacità di comunicare. Una troupe inglese si è messa ad indagare con telecamere nascoste scoprendo che la realtà è peggiore dell’immaginazione, con animali rapiti catturati al lazo, gabbie taglienti scaraventate da una parte all’altra con gli animali dentro e una serie di angherie che non si augurerebbero a nessuno.
Il video non nasconde nulla delle torture cui vengono sottoposti prima di essere uccisi (a bastonate). Cosa fare? Informarsi in rete sulle petizioni e, casomai si andasse in Cina, evitare di consumare carne sospetta.

Non tutti i giochi (russi) vengono per nuocere

Alla vigilia dei giochi di Sochi circolavano notizie pesanti sui cani. Raccolti, concentrati e uccisi senza scrupoli per liberare le strade. Evidentemente non tutti, perché si è mosso qualcosa su almeno tre fronti.

La snowboarder Lindsey Jacobellis tornerà senza medaglie ma con un grazioso cucciolone. Le farà degna compagnia lo freestyler Gus Kenworthy che non ne adotterà uno ma cinque, una mamma coi suoi cuccioli.

Le due notizie seguono il gesto del miliardario russo Oleg Deripaska, magnate dell’alluminio che ha destinato un congruo gruzzoletto per costruire un canile rifugio.

Ci hanno detto “O ci sbarazzate i cani da tutto il villaggio olimpico o li ammazziamo tutti”, ha dichiarato al New York Times una delle attiviste incaricate da Deripaska. 

Siccome non è giusto fare di ogni erba un fascio, è giusto chiarire che non tutti i russi sono cinofobi.

Diverse fonti riportano che a parecchi non era andata giù l’idea che le autorità potessero sterminare tutti cani adducendo “motivi di sicurezza” per il pubblico delle olimpiadi. Una lettera ufficiale era stata anche mandata a Putin, che non esita a farsi fotografare in compagnia del suo Koni, oggi molto anziano e diventato perfino un caso nazionale per i problemi di salute. L’appello era completamente caduto nel vuoto, perfettamente in linea con la freddezza dell’ex capo del KGB.

Ucraini e gay sono avvisati, al Cremlino non ci si impietosisce.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Cosa mi estinguo oggi?

In testa alla classifica delle specie che la gente gente ha più voglia di proteggere dall’estinzione ci sono i cicciottelli e pelosi. Rassicurato a titolo personale rientrando in entrambe le categorie, sono più preoccupato per il mantenimento delle catene alimentari. Se ne è occupata un’inchiesta di National Geographic dimostrando che l’emotività ha il suo perché. Sì a condor e a panda, no a serpenti e lucertole. Fino a dove è giusto?