Ricorre quest’anno una data storica per chi ama la montagna e l’escursionismo, per chi è sensibile al fascino della scoperta, passo dopo passo, segnavia dopo segnavia, alla ricerca della propria meta.
I 150 anni del CAI (Club Alpino Italiano) sono un’occasione unica, anche per i “non addetti ai lavori” e non facenti parte di alcuna associazione naturalistica o escursionistica, per avvicinarsi a questa dimensione ancora ricca del significato di esplorare.
Cosa c’è infatti di più avventuroso dell’orientarsi fra vette e sentieri di alta quota? Quale emozione più grande dell’aprire una cartina lungo il cammino per cercare di capire dove siamo e dove stiamo andando?
E’ una sensazione davvero unica, quella di camminare e salire verso l’alto, percorrendo strade poco battute, che nessuno ricorda più. E quest’ultima è anche una fra le funzioni più importanti di questa storica Associazione, ovvero quella di tracciare, segnalare e mantenere in vita percorsi storici, dall’alto valore culturale e umano, oltre che naturalistico. Ne è un esempio perfetto il bellissimo sentiero CAI che porta al borgo abbandonato di AVI, vicino al confine tra Piemonte e Liguria, lungo le strade percorse dai partigiani durante la Resistenza.
Allora come avvicinarsi per la prima volta al CAI e iniziare, per così dire, a “camminare con le proprie gambe”?
Partecipando per esempio ai molti eventi organizzati dal Cai per questa ricorrenza: presentazioni, proiezioni, escursioni ad Hoc. E’ sufficiente consultare la bacheca o il sito web del Club più vicino a voi.
Potrebbe essere interessante anche leggere l’ultimo libro pubblicato proprio per i 150 anni ( “150 anni di cammino del Club Alpino Italiano 1863-2013 – a cura di Ugo Scortegagna).
Buona lettura e buon cammino
(Articolo di Debora Bergaglio, foto Vittorio Puggioni)