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Cinque terre, un solo cielo

Le Cinque Terre le abbiamo già sentite nominare. La Via dell’Amore, il tracciato costiero, le spiaggette incastonate tra le scogliere, il profumo di focaccia nei carrugi, un bicchiere di Sciacchetrà fresco di fronte al tramonto.

Reset, ma non troppo. Un gruppo di ragazzi le propone viste dal cielo, come opportunità per il trekking e l’allenamento. Serve un certa resistenza e un po’ di insofferenza alle vertigini, ma così è come se fossero viste dall’angolazione dei gabbiani. Il corto che hanno girato rende loro onore e, aggiungo, rende a noi un’ottima idea per abituarsi ai dislivelli 12 mesi l’anno. Troppa fatica? Pensate che sarete sempre arieggiati dalle brezze, potete anche non farle di corsa, non c’è nessun supplemento per fermarsi a godere il panorama che, nelle giornate terse, spazia fino alla Corsica stendendo ai vostri piedi il santuario dei Cetacei che arricchisce il mar Ligure di un valore aggiunto inestimabile.

Un uccello che mette paura in città

La colomba di Papa Francesco attaccata prima da un corvo e poi da un gabbiano. E’ normale? Quasi! Domenica mattina registravo un’intervista a Roma. Complice il silenzio surreale della giornata festiva e le grida dei gabbiani, se avessi chiuso gli occhi avrei potuto immaginarmi al Circeo o alle Cinque Terre. Eppure ero nella capitale. Poi i gabbiani si sono fatti più insistenti. Al ricordo che uno di loro ha perfino attaccato la colomba di Papa Francesco, ho riflettuto come un po’ di tempo fa non fosse così. Perfino a Milano questi pennuti sono sempre più frequenti.


Poi la riflessione, stimolata dall’articolo di Repubblica. Se in città, tra rifiuti e discariche urbane, il cibo abbonda e gli edifici offrono un discreto riparo 12 mesi l’anno, chi lo fa fare ai gabbiani di svolazzare sopra le onde in attesa dei pesci? Nella sola capitale, si stimano attualmente 40.000 gabbiani, praticamente una città nella città. Visualizziamoli in una gigantesca voliera e proviamo a immaginare quanto guano e schiamazzi sono in grado di produrre. Passino le grida, perfino piacevoli a volte, ma il guano è portatore di elementi patogeni. Ma il rischio è anche un altro: stanno diventando più temerari e aggressivi nei confronti dell’uomo.

Nel periodo della riproduzione, tra aprile e luglio, diventano violenti e attaccano le persone che si avvicinano per difendere le uova. Gli uccelli più piccoli, come i passeri, i pettirossi, gli scriccioli, stanno sparendo dalla città, predati dai gabbiani – dichiara Bruno Cignini, zoologo e direttore del dipartimento Ambiente del Comune di Roma – Quale habitat migliore della nostra città, che per decenni ha assicurato succulenti pasti al “ristorante Malagrotta” (una delle discariche cittadine, ndr) e continua ad offrire cibo a volontà dai cassonetti ridondanti di rifiuti? I gabbiani si riproducono a ritmi esponenziali: da ogni coppia nascono almeno due piccoli, e ormai siamo a 40mila esemplari.

Che fare? La leggenda racconta che tutto partì dall’incontro tra una gabbianella ferita portata in città da Folco Pratesi per essere curata e un gabbiano di passaggio. Fu subito amore, e colonia per nidificare. Chi avrebbe mai pensato che una storia così finisse poi col minacciare l’uomo? Che sia una lezione della natura?
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.

Domenica dove? Passeggiata nei vecchi tunnel

In Liguria, tra Levanto e Bonassola, hanno convertito i vecchi tunnel ferroviari in percorsi pedonali e ciclabili. Il risultato apprezzabile é quello di potersi muovere lungo la costa senza problemi di pendenza e sbucando ad ogni apertura in un quadro di colori e profumi di macchia mediterranea.

Dimenticandosi l’auto e raggiungendo le localitá del percorso in treno (la linea ora corre in nuove gallerie più a monte), basta un rifornimento di acqua e focacce per spuntare di nuovo in un estate tutta privata.
Le vecchie gallerie, risalenti al 1874, sono uno spunto anche per gli appassionati di archeologia industriale.

5 terre, un solo marchio

Abbiamo ancora negli occhi le immagini devastanti delle alluvioni di due anni fa, quando i torrenti in piena trascinarono nel mare impazzito pezzi di paesi.
Normalizzata la situazione, le Cinque Terre tornano ad essere il paradiso a portata di tutti che sono sempre state.

Sperando che la lezione sia servita, ora si aggiunge qualcosa al tesoro dell’area marina cantata da Montale. Al già unico ambiente dove le case torreggiano sulle onde e i paesi sono collegati solo dal treno e dal sentiero (sogno!), il consorzio del Parco ha iniziato un progetto per un marchio di qualità.

Non è un’invenzione di marketing, ma uno strumento innovativo che tocca vari ambiti dall’energia all’alimentazione passando da trasporti, gestione agricola, risorse, trattamento delle sostanze tossiche.

E’ un buon esempio di quello che potrebbe essere applicato su molti dei 7500km di coste del nostro paese. Con quello che è successo qui, nessuna scusa dovrebbe essere trovata contro pigrizia e malgoverno.