Sulla scia dei filmati combinati coi cartelli, un bel messaggio sensibilizza in modo provocatorio la necessità del controllo sul cancro al seno. Nello spot, sono coinvolti anche i maschietti.
In alcuni paesi, tra cui la civilissima Nuova Zelanda, la censura ha colpito pesante impedendone la divulgazione. In Italia, temo di conoscere la reazione se qualcuno iniziasse mai a programmarlo.
Eppure, è dimostrato, il cancro al seno, quanto prima lo si individua e tanto più probabile è il successo della cura: “Quando il tumore è scoperto in una fase precoce, la percentuale di guarigione è vicina al 98%”, conferma Alberto Luini, medico senologo dell’AIRC. Meglio due tette in più TV per parlare di prevenzione o dei decessi che, presi in tempo, potevano essere evitati?