Produzione: Libreria Vaticana, Polivideo 2013-2014 Regia: Valerio Scheggia Autore: Stefano Paolo Giussani Durata: 2 x 50′ Location: Città del Vaticano, Bergamo
In occasione della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, due documentari diffusi dalla Radiotelevisione Svizzera e disponibili su DVD, raccontano il lato inedito di due pontefici che hanno segnato la storia. Filmati originali e documenti fino ad oggi sconosciuti si alternano con la testimonianza del Cardinale Capovilla e gli interventi del Cardinale Kasper e di Don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I due DVD, raccolti nel cofanetto “I Papi che cambiarono la storia”, “Giovanni XXIII – Il Papa fuori programma” e “Giovanni Paolo II – Il Papa rock che sgretolò la cortina di ferro” hanno attinto agli archivi della Città del Vaticano e della Fondazione Papa Giovanni XXIII. La colonna sonora è arricchita dalla splendida voce di Mina, con le arie sacre “Magnificat” e “Omni die”.
Dopo questa tempesta, da qualche parte, dovremo pur ricominciare. Senza dimenticare l’ #iorestoacasa, è giusto tener presente che, oltre la nostra porta, abbiamo sempre e comunque il Paese più bello del mondo. Quello che, prima o poi, tutti torneranno ad invidiarci. È solo questione di tempo. Alla stregua di una piccola valvola di sfogo, ecco qualche suggerimento per uscire di casa solo virtualmente visitando luoghi fantastici attraverso contenuti internet di alta qualità e dall’accesso gratuito.
A Torino come tra le piramidi
Il primo spunto è rivolto a Torino. Nel cuore della capitale sabauda, Christian Greco ci porta nel meraviglioso mondo dei faraoni. Amerete questo direttore di museo che rompe ogni schema per accompagnarci nella storia con la freschezza di un amico d’infanzia che ti porta nella sua stanza dei giochi. È smart nel muoversi tra le teche e i reperti, è capace di attirare e mantenere l’attenzione sui pezzi unici a prescindere che siate un adolescente o un arzillo papà di Indiana Jones, è estremamente competente nel tracciare i collegamenti attraverso le sezioni della collezione egizia più grande del mondo all’esterno dei confini del regno del Nilo.
I grandi artisti al cinema
Un altro spunto ci arriva dalla casa di produzione Magnitudo Film. Attraverso la sezione del suo sito Magnitudo Film Per l’Italia, ha messo a disposizione degli insegnanti e degli appassionati tutti i titoli della stagione appena conclusa. Si parte dal celebrato Leonardo con interventi, tra gli altri, di Massimo Cacciari, Stefano Boeri e del direttore emerito degli Uffizi Antonio Natali. Tra gli altri titoli disponibili gratuitamente spiccano Gianlorenzo Bernini, illustrato nella magnifica cornice della Galleria Borghese, e Antonio Canova, con la carrellata completa delle opere del maestro che furono raccolte dal fratello nella casa museo di Possagno. Mathera ci porta nelle suggestioni della città dei Sassi mentre Palladio ci accompagna tra le perle delle ville venete fino ad una capatina all’ombra del campanile di San Marco.
Essere in casa immersi nell’alta definizione è un invito ad calarsi nei backstage dei musei. Vi siete mai chiesti quanta maniacale attenzione ci sia nella cura per le opere d’arte? In tutto il mondo, uno dei punti di riferimento è l’Opificio della Pietre Dure di Firenze. Un viaggio a misura di microscopio ci mostra come da un dipinto si arrivi a un mosaico rinascimentale. Il filmato rientra nel ciclo “La cultura non si ferma” del Mibact. Ampliando l’orizzonte oltre i confini nazionali, il sito dello Smithsonian ha una sezione specifica dedicata al virtual travel.
I musei imperdibili
L’articolo più recente, suggerisce una serie di luoghi immancabili che vanno dai Musei Vaticani al Louvre, dal Guggenheim di New York alla National Gallery di Londra, fino ad arrivare al Thyssen-Bornemisza di Madrid e al Museo nella casa natale di Anna Frank. Se siete cintura nera di documentari, appassionati d’arte fino al midollo e non avete ancora visto l’Ermitage, potreste cogliere l’invito di Apple. Per dimostrare le capacità di ripresa dell’ultimo modello di smartphone, ha pubblicato una strepitosa sequenza di oltre cinque ore (cinque!) attraverso i corridoi degli zar a San Pietroburgo.
Nessuno ha scelto volontariamente il periodo di clausura che stiamo attraversando, ma vivere una pandemia coperti da una buona connessione web ha indiscutibilmente i suoi vantaggi. Possiamo scegliere di subire il momento o possiamo decidere invece di considerarlo un’occasione di formazione e magari di scelte future. Guardiamo al lato positivo: quando saremo liberi di spostarci avremo una lista di luoghi da spuntare scoperti nel web. Avete presente la lista dei posti da vedere almeno una volta nella vita? Ecco, immaginate però che sarà ancora più bella perché in cima all’elenco ci saranno innanzitutto le nostre piazze, i nostri parchi e i nostri vicoli, quelli che abbiamo fuori dalla finestra e che non ci parrà vero ricominciare a frequentare. Partirà da lì il nostro nuovo giro del mondo.
La fondazione Leonardo Di Caprio ha finanziato un film di 8 minuti sulla Carbon Tax con la voce dell’attore di Titanic. Dandone notizia, l’Huffington Post americano rimarca il fatto che una tassa sui combustibili fossili potrebbe incentivare l’utilizzo delle risorse rinnovabili, a tutto vantaggio della riduzione di emissioni e danni che le continue estrazioni e il fracking stanno creando. Il ragionamento funziona. Però già immagino le polemiche in Italia: le pale eoliche fanno schifo e i campi di pannelli solari sono un pugno in un occhio. Nel ginepraio delle opinioni ecologiste o pseudotali si condannano pale e pannelli salvo poi lamentarsi delle emissioni delle ciminiere o dell’impatto delle strutture idroelettriche. Ricordo ancora una frase di un valligiano che si definiva verde e commentava l’installazione della prima pala eolica in Valtellina: «Ci hanno rubato l’acqua e ora ci rubano anche il vento». No comment. Vediamola in un altro modo. Ci sono aree sottosviluppate e a scarsa vocazione turistica dove l’eolico non sarebbe affatto devastante ma aggiungerebbe risorse e posti di lavoro. Nella stessa misura abbiamo chilometri quadrati di tetti di capannoni e condomini per i quali non sarebbe certo un problema essere rivestiti di celle solari. Forse è sensato imboccare questa strada magari utilizzando i fondi di una Carbon Tax. Continuiamo a digerire le costruzioni che hanno imbrattato la nostra Italia dagli anni ’60 al 2000 senza che nessuno proponga di farle saltare e siamo qui a dire le energie rinnovabili (i cui generatori sono peraltro smontabili) rappresentano un problema?
A volte la legge della natura andrebbe riscritta, o quanto meno meriterebbe l’aggiunta di capoversi tipo “se una creatura è indifesa va protetta senza condizioni”. Le immagini del documentario sono eloquenti, potremmo fermarci a queste. La storia completa, però induce altre riflessioni, rendendo l’episodio indimenticabile.
Questo argomento è stato segnalato da Alessio Ciani.
Queste sono due immagini “rubate” alla mostra fotografica realizzata in collaborazione con la sezione documentaria della BBC e dal Natural History Museum di Londra. Vi chiedo di guardarle bene. In entrambe ci sono due vittime. Focalizzate la vostra attenzione sugli sguardi. Sì, c’è quello delle vittime. E c’è quello degli aggressori. La differenza sta in questi ultimi. Gli aggressori sono tutti giovani. I cuccioli felini nella savana stanno imparando la legge della natura, la madre ha appoggiato la giovane gazzella lì per insegnare loro a cacciare. Nel trasportarla, il genitore della cucciolata si é premurata di non farle del male.
Il bambino invece sta torturando gratuitamente la scimmietta semplicemente perché nessuno gli ha mai insegnato il valore di una vita. Probabilmente non ha mai letto un libro, altrettanto probabilmente nessun adulto ha mai spiegato lui cosa differenzia gli uomini dagli animali. Quella scimmietta ha lo stesso sguardo terrorizzato che potrebbe avere un uomo. Il bambino invece ha lo sguardo fiero, quello di chi é sicuro che sta facendo qualcosa di cui essere orgoglioso. Potrebbe tranquillamente essere altrettanto crudele con un suo simile, imbracciando un fucile o un macete.
Alla fine, le due foto mi confermano che le bestie non sono gli animali.
Un destino controverso quello del sito archeologico alle falde del Vesuvio. La mostra Vita e morte a Pompei ed Ercolano sta letteralmente sbancando al British Museum classificandosi il terzo evento più visitato di sempre dopo Tutankamon e i guerrieri cinesi. Merito del marketing della struttura museale ma soprattutto del brand “Pompei” che è sempre in grado di richiamare l’attenzione del pubblico. Ne sanno qualcosa anche alla BBC, dove non hanno esitato a produrre un documentario di un’ora sull’ultimo giorno di una delle città più fiorenti della civiltà romana.
Per contro, quello che è il principale sito archeologico italiano e tra i più importanti al mondo non cessa di essere minacciato dal degrado degli agenti atmosferici, dalla carenza di personale e dell’abusivismo edilizio. Pur in tempi di spending review, sembra che ci stiamo dimenticando della responsabilità di una città fantasma consegnata a noi intatta dalla disastrosa eruzione del 79 d.C. Con le cose che vanno avanti così è un po’ come se la catastrofe fosse successa inutilmente.
Il campanello d’allarme lo ha fatto squillare, non fossero bastati crolli e incuria, l’UNESCO. Al governo italiano è stato imposto un ultimatum: entro il 31 dicembre ha tempo per adottare le misure idonee relative alla situazione di Pompei. Poi la commissione ne trarrà le conseguenze.
Non posso non pensare a una equazione mancata: sbanchiamo a Londra e in Italia non riusciamo a strutturare in modo efficiente una realtà che, analogamente ad altri musei del mondo, potrebbe quasi mantenersi da sola. Biglietti di ingresso, merchandising, bookshop, mostre itineranti potrebbero generare un flusso di risorse in grado di tamponare la situazione. Intendiamoci: nessuno pretende di mantenere realtà complesse come quella di Pompei o della vicina Ercolano vendendo libri, tazze e magliette. Un management qualificato, però, potrebbe iniziare a convincere l’UNESCO e, chissà, diventare un progetto pilota per la cultura italiana.
Con la botta di caldo, una proposta fresca tre le foreste e le praterie canadesi.
Tenete conto che è il secondo paese al mondo per estensione e con i suoi boschi ci si potrebbe riempire l’Europa e avanzarne ancora. Il doc di oggi è quasi interamente realizzato in volo sulla sua parte centrale. Buona galoppata.
Ci spiano, azzerano la riservatezza, seguono quasi ogni nostro movimento, perfino quando ci sentiamo al sicuro. Sono le telecamere a circuito chiuso e le web cam che pullulano in ogni angolo delle città, anche quando non ce lo aspettiamo.
Sono uno degli elementi più innaturali a cui si possa pensare, assimilabili al Grande Fratello controllore di ogni cosa. Qualcuno ha pensato a farne un video, ma dando un’angolazione particolare. Un film dove le telecamere di sicurezza mostrano un’idea diversa, migliore, del mondo. Visto da qui, il giorno non è poi così male.
Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Qualcuno ha provato a sintetizzare la storia dell’uomo nel rapporto con l’ambiente con un’animazione arrivando a un risultato che sarebbe divertente se non fosse che il catastrofismo aleggiante è più che motivato.
Proprio il 5 a Torino, in occasione della giornata conclusiva di CinemAmbiente si proietta il film Ultima Chiamata di Enrico Cerasuolo. La trama parte dal libro Il limite dello sviluppo, la cui sintesi è disponibilie in pdf (in inglese).
Il concetto base era che la Terra, in quanto sistema finito, cioè con risorse limitate, non può garantire una crescita infinita. Nel 1972 un gruppo di studenti del MIT teorizza che ai ritmi di sviluppo del boom, il mondo avrebbe potuto collassare entro il 2050 se non si fossero presi provvedimenti. Ovvio che, in pieno boom, parlare di collasso era come mettere all’improvviso un bastone (di scetticismo) nei raggi della bicicletta (del progresso) che si muoveva a tutta velocità (destinazione di breve periodo: più benessere per tutti).
Oggi invece si sa che quei visionari non solo avevano ragione, ma il legame sviluppo-risorse-clima potrebbe complicarsi prima del previsto. Invito tutti a guardarsi il film. Conoscete il racconto dell’uomo che si butta dal grattacielo? A ogni piano l’esperienza del volo è quasi eccitante e ad ogni piano il nostro Icaro ripete a sè stesso che fino ad ora non è successo nulla. Ecco, forse dovremmo iniziare a domandarci quanto manca al marciapiede.