Divulgata la lista dei nuovi siti riconosciuti come patrimonio naturale dell’umanità dall’UNESCO. L’aggettivo “nuovi” fa ovviamente riferimento solo all’elenco e non certo all’età del paesaggio, tenendo conto che tra i soggetti elevati agli onori della classifica si trova l’Etna, con una anzianità all’anagrafe dei vulcani di circa 500.000 anni, ben portati a giudicare dall’attività sempre scintillante. Nella lista è ben accompagnato dalla catena montuosa cinese dello Xinjiang Tianshan, dalle dune del Pianacate nel deserto di Sonora in Messico, dal Tajik National Park in Tajikistan e dal mare di Sabbia nel Deserto della Namibia.
In tutto il pianeta le realtà naturali che si fregiano del sigillo UNESCO sono 193 e si affiancano alle 759 culturali e alle 29 miste. Se l’Italia la fa da padrona per guidare la classifica culturale, non brilla per lista dedicata alle meraviglie naturali, solo 4 con le Dolomiti (tra Alto Adige – Südtirol, Veneto e Friuli), il Monte San Giorgio (Lombardia), le Eolie (Sicilia) e la new entry Etna. Perché così poche? Perchè i criteri di ammissione nella lista sono particolarmente severi e i furbetti non sono ammessi.
Se vi state domandano quali siano i parametri, eccoli:
> contenere fenomeni naturali superlativi o di eccezionale valore
> essere testimonianze inequivocabili e notevoli degli stadi di vita del pianeta
> analogamente al punto precedente, essere notevoli anche per i processi biologici di sviluppo della vita attraverso gli ecosistemi terrestri e marini
> contenere gli habitat rilevanti del territorio, curando che la diversità biologica autoctona, comprese le eventuali specie minacciate, sia preservata.
Se potremmo difenderci sui primi tre punti, ci sgretoliamo sul quarto.
AAA: cercasi pubblico amministratore pronto a farmi contento smentendomi e iniziando a fornire candidature UNESCO di patrimoni naturali anche da noi.
Questo articolo è pubblicato anche sull’HuffingtonPost.