Alla vigilia dei giochi di Sochi circolavano notizie pesanti sui cani. Raccolti, concentrati e uccisi senza scrupoli per liberare le strade. Evidentemente non tutti, perché si è mosso qualcosa su almeno tre fronti.
La snowboarder Lindsey Jacobellis tornerà senza medaglie ma con un grazioso cucciolone. Le farà degna compagnia lo freestyler Gus Kenworthy che non ne adotterà uno ma cinque, una mamma coi suoi cuccioli.
Le due notizie seguono il gesto del miliardario russo Oleg Deripaska, magnate dell’alluminio che ha destinato un congruo gruzzoletto per costruire un canile rifugio.
Ci hanno detto “O ci sbarazzate i cani da tutto il villaggio olimpico o li ammazziamo tutti”, ha dichiarato al New York Times una delle attiviste incaricate da Deripaska.
Siccome non è giusto fare di ogni erba un fascio, è giusto chiarire che non tutti i russi sono cinofobi.
Diverse fonti riportano che a parecchi non era andata giù l’idea che le autorità potessero sterminare tutti cani adducendo “motivi di sicurezza” per il pubblico delle olimpiadi. Una lettera ufficiale era stata anche mandata a Putin, che non esita a farsi fotografare in compagnia del suo Koni, oggi molto anziano e diventato perfino un caso nazionale per i problemi di salute. L’appello era completamente caduto nel vuoto, perfettamente in linea con la freddezza dell’ex capo del KGB.
Ucraini e gay sono avvisati, al Cremlino non ci si impietosisce.
Questo articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.