Piaccia o non piaccia, l’unico evento certo naturale della vita a cui nessuno può sfuggire è la morte. Con le dovute scaramanzie auguro a tutti che giunga il più tardi possibile, intanto però hanno scoperto che in quel preciso istante le nostre cellule comunicheranno tra loro per l’ultima volta con un lampo azzurro. Nelle reazioni studiate su miscroscopici vermi, la morte tra le cellule si è propagata come una specie di passaggio di informazione fluorescente partito dall’intestino. La spiegazione scientifica del processo è quella di un meccanismo di autodistruzione che provoca a cascata la necrosi di tutte le cellule.
“Cercare di comprendere l’invecchiamento e la morte su alcuni vermi può aiutarci a comprendere i processi di invecchiamento cellulare dell’uomo- sostiene David Gems del University Collage di Londra – e può aiutarci a capire meglio certi meccanismi legati ai tumori”. La cosa non mi lascia indifferente, studiare la morte per capire e aiutare la vita è un tema che affascina.
Mi rimangono altre implicazioni. Ammetto di temere la morte, ma solo quella di coloro che mi sono cari, non la mia.
Quando ci sarà lei, in quell’istante non ci sarò più io. Semmai spero che il mio lampo azzurro sia il più veloce e indolore possibile e, nel caso, che il suo brillare dia il meno disturbo possibile a chi mi sta attorno.
Quest’articolo è pubblicato anche sull’Huffington Post.